Cosa vuoi fare da grande?
È la fatidica domanda cui da piccoli rispondiamo con le professioni più fantasiose (astronauta), più scontate (calciatore) o con le sempreverdi pompiere ed esploratore. Ma più si cresce, più la questione si fa complicata, se non angosciante.
Del resto, la situazione del mercato del lavoro italiano è sempre meno rassicurante. Lo certificano dati come quelli provvisori diffusi stamattina dall’Istat: la disoccupazione di giovani e adulti a luglio continua a salire su base annua, sfiorando il 43% per i primi, mentre per i secondi è al 12,6%.
In un mercato del lavoro che pare sempre più difficile da approcciare, cosa si aspettano i giovani italiani?
E con quale realtà si trovano poi a fare i conti?
Le aspettative lavorative dei giovani
I giovani italiani sono stretti tra due fuochi: da un lato la ricerca del posto di lavoro dei loro sogni, dall’altro la sfiducia verso il Belpaese.
L’indagine dell’ISTUD Generation Y: ready for work around the world? Aspettative, sogni, delusioni dei giovani in un mercato del lavoro globale certifica che i giovani di oggi – la Generazione Y – hanno le idee chiare sulle caratteristiche dell’azienda per cui gli piacerebbe lavorare. Più nel dettaglio, il Best employer of choice 2014 di CESOP ha incoronato tre aziende italiane nella top-3 dei posti di lavoro sognati dai neolaureati.
Ma resta una sfiducia di fondo verso l’Italia, tant’è che la maggior parte dei giovani vede scarse prospettive lavorative e quattro su dieci vorrebbero andare a lavorare all’estero.
La dura realtà del mondo del lavoro
Chi decide di restare in Italia a lavorare, si scontra con realtà diverse a seconda del suo livello di istruzione.
Nello specifico, consideriamo:
- coloro che hanno il diploma di maturità, i diplomati;
- coloro che hanno conseguito la laurea di primo livello (corsi triennali), di secondo livello (di tipo “3+2”) oppure a ciclo unico (della durata di cinque anni), i laureati.
Confrontiamo la situazione occupazionale di questi due gruppi sulla scorta dell’indagine del consorzio Almalaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati 2013 e quelli di Almadiploma sulle Scelte dei diplomati 2012.
Chi ha smesso di studiare dopo aver passato l’esame di maturità risulta penalizzato per: tasso di occupazione, proporzione di occupati con un lavoro stabile (ossia lavoratori autonomi o subordinati), stipendio.
Ma in termini di utilizzo sul lavoro delle competenze acquisite a scuola, la situazione non è granché migliore per i laureati: un chiaro segno che sussistono ancora delle distanze abissali tra mondo del lavoro e della scuola.
Laureati e diplomati sono invece “sulla stessa barca” in termini di tempo necessario a trovare un lavoro dopo il conseguimento del diploma o della laurea e di soddisfazione per il lavoro svolto. In questo caso, gioca un ruolo chiave la difficile transizione dalla scuola al lavoro. Quest’ultima ha contribuito a rafforzare l’idea che il famoso “pezzo di carta” non serva più: uno dei fattori che ha contribuito al recente calo delle immatricolazioni agli atenei italiani.
Ma vediamo la situazione a colpo d’occhio nell’infografica sotto.
Tirando le fila
Abbiamo visto cosa vogliono i giovani e cosa effettivamente trovano sul mercato del lavoro italiano: il lato dell’offerta di lavoro.
Forse le loro aspettative e competenze non corrispondono a quello che vogliono le imprese (la domanda di lavoro)?
Ma questa è un’altra storia, che merita un approfondimento a sé.
Intanto però vogliamo aprire un dibattito con voi lettori: data questa situazione occupazionale in Italia, voi cosa consigliereste di fare ai giovani?