Quando il gioco si fa duro… ci pensano le banche centrali.
Infatti, per fronteggiare il rischio deflazione e la fragile crescita della zona euro, la Bce è pronta ad intervenire con nuove misure espansive già dalla prossima riunione del Consiglio Direttivo (dicembre).
Stando alla recente conferenza stampa della Bce, i nuovi interventi vertono su due strumenti di politica monetaria:
- la riduzione del tasso d’interesse sui depositi – attualmente le banche pagano circa 20 punti base per parcheggiare la liquidità presso la Bce; con questa misura Francoforte incoraggia le banche ad utilizzare la massa di depositi in eccesso;
- estendere la durata e la dimensione del quantitive easing – la Bce compra €60 miliardi di titoli finanziari al mese tra titoli di Stato, covered bond e ABS.
Dal punto di vista tecnico, la riduzione del tasso d’interesse sui depositi sembra essere la misura con meno problemi politici annessi. Infatti, il lancio del QE è stato formalizzato con vincoli stringenti, in modo da minimizzare il rischio di mutualizzazione del debito tra i Paesi dell’eurozona (evento temuto dalla Germania).
A questo punto, l’estensione del QE potrebbe rimettere in discussione tali vincoli e riaprire il dibattito tra i componenti più intransigenti del Consiglio (Bundesbank in testa) e quelli più permissivi.
Fino a qualche anno fa, era impensabile che la Bce portasse i tassi d’interesse sui depositi sotto zero o che iniziasse a comprare titoli di Stato dei Paesi Periferici, eppure si è dimostrata più pragmatica di quanto molti si aspettassero.
Dunque, al di là degli aspetti politici, è piuttosto probabile che il Consiglio riesca ad aggirare i vincoli del QE. Ad esempio, se ritenesse troppo stringente il mercato dei titoli attualmente appetibili, potrebbe allargare il programma di acquisto alle obbligazioni Corporate o addirittura, alle azioni europee, in “stile Giappone”.
Titoli finanziari a confronto: cosa può comprare la Bce vs cosa potrebbe comprare
Titoli finanziari attualmente acquistabili | Taglia di mercato (€ miliardi) | Titoli finanziari potenzialmente appetibili | Taglia di mercato (€ miliardi) |
Titoli di Stato | 4.831 | Obbligazioni corp. con garanzia statale (Energia/Utility) | 43 |
Obbligazioni Sovranazionali | 406 | Obbligazioni corp. con garanzia statale (Telecom) | 25 |
Obbligazioni di agenzie | 452 | Obbligazioni corp. non finanziarie | 839 |
Obbligazioni corp. con garanzia statale | 92 | Obbligazioni nazionali subornate | 336 |
Covered Bond | 1,419 | Crediti non finanziari | 4.286 |
ABS | 859 | Crediti privati | 5.265 |
TOTALE | 8.059 | TOTALE | 10.848 |
Fonte: Royal Bank of Scotland, The Silver Bullet 23 Ottobre 2015.
Che cosa fare con le obbligazioni governative della zona euro?
Al di là delle azioni specifiche che la Bce intraprenderà, è chiaro che la politica monetaria rimarrà accomodante a lungo, probabilmente ben oltre settembre 2016.
Nel complesso il panorama del reddito fisso non offre rendimenti particolarmente interessanti. Tuttavia, con la Bce pronta ad agire, i rendimenti governativi potrebbero tornare ai livelli di aprile 2015 (ndr: minimi storici di sempre), o forse comprimersi ancora di più.
A questo punto, che cosa fare dipende dal rischio che intendete assumere:
- se siete disposti a scommettere sull’ulteriore compressione dei rendimenti, per poi uscire al momento opportuno, i rendimenti a lunga scadenza hanno certo più potenziale rispetto a quelli a breve scadenza – ricordando la relazione tra duration e rendimenti, se il BTP a 30 anni ha duration modificata pari a 20 anni, se i rendimenti scendessero di circa 0,50%, sarebbe una plusvalenza intorno al 10%;
- se invece guardate al lungo periodo e pensate che i rendimenti governativi siano storicamente troppo bassi, con più probabilità di salita che di discesa, in un contesto di modesta ripresa, imminente rialzo dei tassi Usa e presenza di rischi geopolitici, allora conviene essere prudenti e puntare alle scadenze brevi, più come parcheggio della liquidità che altro.