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HomeCAPIRE LA FINANZAFINANZA PERSONALEC’è una logica in questa follia? Come funziona la mente del “signor Mercato”

C’è una logica in questa follia? Come funziona la mente del “signor Mercato”

In momenti in cui pandemia e scenari geopolitici alimentano sui mercati volatilità e incertezza (che, a voler essere pignoli, non sono proprio la stessa cosa), molti investitori tendono a vendere le loro posizioni nel timore che “domani i prezzi potrebbero essere ancora più bassi”. Purtroppo, è la natura umana: gli investitori si esaltano quando il mercato sale e si deprimono quando invece il mercato scende. E l’istinto a seguire il gregge (e, quindi, a preoccuparsi di quello che fanno o pensano gli altri) esaspera questi atteggiamenti.

Ma un investitore di lungo periodo dovrebbe fare esattamente l’opposto. Vediamo perché.

 

Il mercato giorno per giorno: vendere o comprare?

Immaginiamo di possedere il 50% di un’attività privata (un ristorante, un’azienda agricola, un negozio, quello che più ci va). Il nostro partner in questa impresa è il signor Mercato, un tizio che possiede una sua peculiare caratteristica: ogni mattina si sveglia e, sorseggiando il suo cappuccio (il signor Mercato è milanese, quindi dice “brioscina” e “caffeino” ma abbrevia “cappuccino” con “cappuccio”, cfr. Milanese Imbruttito), ci dice quanto ritiene che valga questa attività.

Si offre quindi o di acquistare la nostra quota o di venderci la sua a quel tal prezzo. Spesso la sua idea di valore è ragionevole e giustificata dalle prospettive del business. Ma altre volte il signor Mercato si lascia sopraffare dall’euforia o dal panico e propone una valutazione che non ha alcuna attinenza con la reale situazione della nostra attività.

 

Quando e come rispondere ai richiami del mercato?

Il signor Mercato, inoltre, ha un’altra particolarità: se non ci interessa il prezzo che ci ha proposto oggi, non si offende affatto se lo ignoriamo. Tornerà domani con un nuovo prezzo. E noi, a quel punto, cosa facciamo? Se siamo veri imprenditori, lasciamo per caso che sia l’umore quotidiano del signor Mercato a determinare il valore della nostra azienda?

Be’, volendo anche sì, ma solo e soltanto in due casi:

  • se siamo d’accordo con lui;
  • se vogliamo fare una transazione.

Quando ci offre un prezzo esageratamente alto, dovremmo infatti essere molto felici di vendergli la nostra quota. E ugualmente lieti dovremmo essere all’idea di comprare la sua quando propone un prezzo estremamente basso. Ma in tutti gli altri giorni è indiscutibilmente meglio formarsi un’opinione basandoci sull’andamento dei fondamentali dell’azienda. Quindi vendite, utili, margini, posizione competitiva e via dicendo.

 

 

Mai diventare schiavi del saliscendi del mercato

Un vero investitore ha lo stesso atteggiamento riguardo alle azioni di società quotate. Che, è sempre bene ricordare, non sono semplici pezzi di carta o numeri su uno schermo, ma una partecipazione più o meno grande in un business operativo. Può trarre vantaggio dai prezzi giornalieri di mercato o semplicemente ignorarli. Ma non deve esserne schiavo, per esempio vendendo perché il prezzo è diminuito e si ha il timore che possa scendere ancora.

Le fluttuazioni dei prezzi hanno un solo significato per un investitore di lungo periodo, significato che alternativamente può essere:

  • comprare quando i prezzi scendono precipitosamente ma il valore intrinseco non cambia;
  • vendere quando i prezzi salgono eccessivamente, oltre il valore intrinseco.

In tutte le altre occasioni, è meglio ignorare il mercato e concentrarsi sull’andamento del business sottostante.

 

Dietro ogni venditore, c’è un compratore che ci guadagna

In parole semplici, le transazioni di mercato sono esclusivamente una nostra scelta. Più il signor Mercato è erratico, meglio è per noi. Il signor Mercato, dopotutto, è lì per servirci, non per guidarci. Quel che dovete utilizzare è il suo libretto degli assegni, non la sua saggezza.

Quindi, quando leggiamo titoli del tipo

“Bruciati 200 miliardi di euro, gli investitori perdono con il mercato che crolla”

nella nostra testa sostituiamo con

“I dis-investitori perdono, ma gli investitori guadagnano”.

Anche se i giornalisti spesso se ne dimenticano, c’è un compratore per ogni venditore, e ciò che penalizza uno va naturalmente a vantaggio dell’altro.

 

La regola d’oro: isolare le decisioni dalle emozioni

La parabola del signor Mercato poteva sembrare superata in questi ultimi anni, quando molti parlavano di mercati efficienti, hedging dinamico, strategie quantitative, market timing, smart beta e volatilità. D’altro canto, presentare tecniche complesse ha un valore per il proponente: è più facile applicare commissioni elevate per qualcosa che sembra sofisticato.

Ma il valore per il risparmiatore è una storia diversa. Il successo nel lungo periodo di un piano di investimenti non è prodotto da formule arcane, programmi computerizzati o segnali determinati dal movimento giornaliero dei prezzi di mercato.

In questi giorni in cui tutti parlano di scenari internazionali e delle loro ripercussioni sulla disponibilità e i prezzi delle materie prime (e dunque sull’inflazione), con le banche centrali chiamate a fare le loro mosse e contromosse, un investitore di lungo periodo avrà maggior successo se saprà focalizzarsi sui fondamentali piuttosto che abbandonarsi alle oscillazioni dei prezzi, cercando di isolare le decisioni dalle emozioni.

Senza dimenticare che le migliori opportunità d’investimento emergono proprio quando sono in molti a vendere.

 


 

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Ultimi commenti
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    dipende: i fondamentali di chi?

    • Avatar

      🙂

      È che hai scritto:
      “In questi giorni in cui tutti parlano di Grexit, un investitore di lungo periodo avrà maggior successo se saprà focalizzarsi sui fondamentali piuttosto che abbandonarsi alle oscillazioni dei prezzi,…”

      Pensavo intendessi che i fondamentali delle aziende del MSCI World (o almeno di alcune aree geografiche/nazioni) fosse mediamente buono.

      • Avatar

        Posso parlare per le aziende che conosco, non per tutto l’indice.

        Questo è uno degli svantaggi di ETF/fondi passivi (a mio parere, uno dei tanti…): sono a basso costo, vanno meglio di quelle schifezze di fondi pseudo-attivi venduti dalle banche, ma alla fine non sai esattamente cosa c’è dentro. Quando succede un “problema”, che fai?

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