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I PIR degli altri, ecco cosa succede Oltreconfine

Una panoramica sui "gemelli" dei nostri PIR in altri paesi del mondo.

Dei Piani Individuali di Risparmio italiani, i famosi PIR, abbiamo ormai parlato in lungo e in largo. Sono stati i protagonisti del 2017 nel mondo del risparmio gestito, mettendo a segno una raccolta ben al di là delle stime più ottimistiche (quasi 11 miliardi di euro, pari all’11% della raccolta netta dell’intera industria italiana del risparmio gestito) e catalizzando l’interesse degli investitori del Belpaese, particolarmente sensibili ai vantaggi fiscali offerti da questi strumenti.

Ma sono cose ormai note. Meno noti sono i “PIR degli altri”, le esperienze estere che hanno preceduto, e probabilmente ispirato, la versione italiana nata lo scorso anno. Di seguito alcuni esempi (l’elenco non pretende di essere esaustivo), partendo da quelli a noi più vicini, per arrivare fino in Asia e in America.

La Francia

La soluzione più simile ai nostri PIR è quella dei “cugini” d’Oltralpe, che nel 1992 hanno lanciato i Plan d’Epagne en Actions. Si tratta di forme di investimento in azioni europee con una tassazione agevolata se detenute per almeno 24 mesi. Oltre i 5 anni invece i rendimenti dei PEA sono addirittura esenti.

Secondo le stime, scrive L’Economia del Corriere, i PEA gestiscono circa 100/120 miliardi di euro. Il loro successo però ha registrato un calo progressivo negli ultimi anni: se nel 2003 contavano 7,5 milioni di sottoscrittori, nell’aprile del 2013 (ultimi numeri ufficiali) la cifra era scesa a circa 5 milioni.

La Gran Bretagna

I “PIR inglesi” si chiamano Individual Saving Account e sono nati nel 1998. Sono conti di risparmio esentasse in cui gli investitori possono depositare fondi, azioni, bond, polizze assicurative ma anche eventualmente liquidità (con un limite massimo).

Sono più flessibili rispetto ai PIR e ai PEA perché consentono di uscire e rientrare nell’investimento senza rinunciare all’agevolazione fiscale. Oggi gestiscono 518 miliardi di sterline, di cui 160 raccolti negli ultimi due anni.

Il Giappone

I NISA, acronimo di Nippon Individual Savings Account, sono nati sulla scia degli ISA inglesi e sono strumenti pensati per incentivare il risparmio a medio-lungo termine degli individui privati convogliandolo sul mercato azionario.

Destinati ai risparmiatori sopra i 20 anni, permettono di depositare fino a un milione di yen all’anno per cinque anni, ottenendo utili esentasse. Dal 2014 a fine 2017, i NISA hanno raccolto circa 78 miliardi di euro.

Il Canada

I Tax-Free Savings Account (TFSA) sono stati lanciati nel 2009 in Canada e sono rivolti ai risparmiatori sopra i 18 anni d’età con un’assicurazione sociale attiva. I contributi versati in un TFSA non sono deducibili ai fini fiscali e i capital gain sono generalmente esentasse. La raccolta dal lancio supera i 150 miliardi di dollari.

Gli Stati Uniti

Negli USA esistono infine i 401K, che però sono piuttosto diversi dai nostri PIR. Si tratta infatti di veri e propri piani pensionistici supplementari alla social security: i risparmi versati dal lavoratore in questi strumenti godono del vantaggio di avere la tassazione differita; in pratica non ci si pagano le tasse fino a quando non si decide di godere dei frutti del proprio investimento. Poiché si suppone che in vecchiaia si guadagni meno, la tassazione avverrà con un’aliquota più favorevole al lavoratore.


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