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L’addio di un grande manager: le azioni quanto soffrono?

L'impatto dell'uscita di un leader sulle azioni dell'azienda

Mercoledì 25 luglio 2018 sarà ricordato come il mercoledì nero di FCA: il titolo FCA ha segnato -15,5% in Borsa Italiana. Male anche Ferrari, Exor e CNH Industrial. E i media si sono scatenati nel sottolineare il terribile momento per FCA, nonché l’esordio di fuoco di Mike Manley alla guida dell’azienda.

Tutto vero. Ma bisogna essere lucidi e fare dei distinguo, per soppesare bene gli eventi.

La scomparsa di Marchionne

Un brutto colpo, la scomparsa del manager. Osannato o odiato a seconda dei casi, è stato indubbiamente uno dei più importanti e illuminati manager del mondo degli ultimi vent’anni.

Figlio di un Maresciallo dei Carabinieri, quando è arrivato in Fiat nel 2004 si è ritrovato per le mani un’azienda organizzata in modo inefficiente, con una capitalizzazione di Borsa di 5,5 miliardi di euro, carica di debiti che, nel 2003, era in perdita per 1,9 miliardi di euro. L’azienda torna profittevole nel 2005 e oggi, in Borsa, FCA (insieme a Ferrari e CNH) vale circa 65 miliardi, con un utile di 4,1 miliardi. Dal 2004 al 2017, il personale del gruppo è aumentato di 3.500 persone in Italia e di 130.000 nel resto del mondo, mentre la cassa integrazione è diminuita dal 27% del 2012 al 7% odierno. Il time to market, cioè il tempo che passa dall’ideazione di un nuovo modello alla sua effettiva collocazione sul mercato, è passato da quattro anni a diciotto mesi. Come ha scritto qualcuno: “Ha portato la 500 tra le strade di San Francisco e le Jeep in Basilicata.”

Questi i numeri e i fatti.

Quindi, è ovvio che Marchionne fosse una figura carismatica, un riferimento assoluto.

Ma la sua prematura dipartita non ha scombinato più di tanto il titolo. Lo si comprende se si osserva come si sono comportate le azioni del gruppo nei giorni immediatamente successivi alla notizia delle gravissime condizioni di Marchionne, confrontando questa situazione con altre analoghe: aziende che hanno perso figure chiave e dal forte ascendente. Il tutto, naturalmente, depurato dall’effetto mercato, cioè dall’andamento della Borsa, per evitare di confrontare situazioni che differiscono per la congiuntura finanziaria.

Abbiamo analizzato le seguenti situazioni:

  • FIAT, alla morte di Umberto Agnelli nel febbraio del 2004;
  • Apple, alla scomparsa di Steve Jobs nell’ottobre del 2011;
  • Microsoft, dopo le dimissioni di Steve Ballmer nel 2014;
  • Total, dopo l’improvvisa scomparsa nel 2014 del CEO Christophe de Margerie;
  • e, appunto, FCA e Ferrari.

Effetti pesanti nel breve termine dunque non ci sono stati: c’è chi sale e c’è chi scende, ordinaria amministrazione (perché un -3% giornaliero per un’azione è ordinaria amministrazione).

Analizzando su base storica come si collocano storicamente i movimenti di mercato dei titoli nei giorni immediatamente successivi alla notizia (studiando la distribuzione di frequenza dei rendimenti giornalieri dei titoli), emerge infatti che si tratta di movimenti relativamente normali: nessuno è nel quartile più basso dei rendimenti (il peggior 25% delle giornate). Sono tutti nel secondo o addirittura nel terzo, in prossimità della mediana. Insomma: si tratta di situazioni umanamente tragiche, ma non corrispondono a eventi estremi sul mercato.

Il fatto che la scomparsa di un manager non stravolga la dinamica di Borsa riflette il fatto che una buona azienda può sì identificarsi con un uomo, ma è in realtà un’organizzazione complessa che funziona a prescindere dalle figure iconiche che la rappresentano.

Ma allora, il -15,5% di FCA nella seduta di Borsa del 25 luglio? Quella è un’altra storia.

I dati di FCA

Mercoledì 25 (il mercoledì nero caro ai mass media) è successa una cosa: sono stati diffusi i dati del secondo trimestre 2018. E, semplicemente, non sono positivi. C’è un sensibile calo dell’utile netto, pesano le incognite della guerra commerciale scatenata da Trump, in particolare sul mercato cinese.

Ma questi numeri nascono ben prima che fossero note le condizioni di Sergio Marchionne. L’impatto sulle quotazioni della scomparsa del manager è, come abbiamo visto, relativamente trascurabile.

Tuttavia Marchionne ha lasciato a Manley (manager di grande esperienza) una FCA internazionale e profittevole, con bilanci che, al netto della volatilità del dato trimestrale, sono solidi, e un business plan pronto per i prossimi anni, con una verosimile grossa operazione di M&A all’orizzonte. Semplicemente il processo di passaggio di consegne, che era già in atto, ha subito una tragica accelerazione.

Nel breve termine, i titoli del gruppo con ogni probabilità soffriranno di un po’ di volatilità, per via della transizione manageriale. Ma, nei mesi a venire, verosimilmente, il piano di lungo termine tornerà a manifestare i suoi effetti positivi.


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