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Caos Italia: il punto della situazione per i risparmiatori

Lega e 5 stelle fanno salire lo spread e il rischio default italia

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato il compito di formare un governo all’economista Carlo Cottarelli, figura istituzionale, ex-FMI, ex-commissario per la spending review e attualmente direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano. Si blatera di impeachment del Presidente della Repubblica. Questo al momento della redazione del post, ma immagino che gli eventi correranno forte.

Va detto che c’è grande fermento sui media e sui social: quasi tutti gli italiani sono diventati esperti costituzionalisti, nonché di teorie del complotto, spread, moneta, crisi del debito e politica economica. Nel frattempo, i mercati finanziari si sono destati.

I mercati finanziari si sono innervositi

Per quasi due mesi i mercati hanno sonnecchiato: l’Italia era la miglior Borsa europea e i BTP galleggiavano, “tanto li compra la BCE”. Negli ultimi giorni, però, abbiamo visto pesanti ribassi e un vistoso allargamento dello spread tra il rendimento decennale dei titoli di Stato italiani (BTP) e tedeschi (Bund). Lo spread, lo ricordo, è una misura del rischio-Italia: ora è su livelli che non si vedevano dal 2013. Ma la cosa più preoccupante è la velocità alla quale cresce il rischio Italia, la più elevata dalla nascita dell’euro.

Ciò significa che la paura che l’Italia vada in default cresce a velocità senza precedenti. Una poderosa revisione delle aspettative.

Quanto a Borsa Italiana, be’, fino a poche settimane fa, come dicevo prima, era la migliore Borsa europea dell’anno, e ora ha azzerato brutalmente i guadagni da inizio 2018, entrando in territorio negativo con un effetto trascinamento sugli altri indici azionari europei. La velocità di caduta, anche qui, è fulminea.

Diciamo che gli investitori sono entrati in modalità “prima vendo e poi rifletto”. Risultato: un bel sell-off.

Perché?

La logica è molto forte, ma ripassiamola insieme:

  • lo Stato italiano si è, nel tempo, indebitato per circa 2.412 miliardi di euro nei confronti di creditori esteri e italiani;
  • questi creditori, sia esteri che italiani, sono fondi d’investimento, banche, assicurazioni (nei quali moltissimi cittadini italiani hanno investito più o meno consapevolmente, per esempio attraverso polizze assicurative, fondi comuni, ETF, fondi pensione e altri prodotti di risparmio);
  • lo Stato italiano deve rifinanziare circa 400 miliardi di debito pubblico all’anno attraverso l’emissione di titoli governativi come BOT, BTP, CCT, CTZ;
  • se i creditori pensano che l’Italia possa uscire dall’euro, un evento senza precedenti che con ogni probabilità porta con sé il default del Paese, certo non si mettono a comprare altri titoli di Stato, anzi vendono quelli che hanno, facendo precipitare i prezzi delle obbligazioni (cosa che, per la meccanica dei bond, fa schizzare in alto i rendimenti e lo spread) – in breve, voi fareste credito a uno che con discreta probabilità vi restituirà molto meno di quanto gli avete prestato?
  • è sufficiente – attenzione, perché questo è un passaggio importante – che la minaccia “No euro” sia plausibile per indurre gli investitori alla fuga, non serve che si concretizzi;
  • inoltre, pensando che le aziende italiane possano in futuro passarsela male, gli investitori vendono anche le azioni di Borsa Italiana.

Se la minaccia diventasse tale da indurre le agenzie di rating a ritenere il debito italiano sub-investment grade, in teoria le BCE non potrebbe più detenere obbligazioni italiane, eliminando un importante sostegno alla domanda e quindi ai prezzi. I bond italiani uscirebbero da svariati indici benchmark, e perciò dall’universo d’investimento di molti grandi fondi, causandone una (s)vendita massiccia, acuendo la crisi. Anche se, come ha messo in chiaro Moody’s, per adesso resta molto basso il rischio di un’uscita dell’Italia dalla zona euro.

Qualcuno può pensare di essere indifferente a tutto ciò. Magari perché non ha investimenti. Ma non è così.

Ci siamo dentro tutti

Nella migliore delle ipotesi la salita dei rendimenti obbligazionari significa un più alto costo del debito pubblico (cioè di tutti noi). Quindi da qualche parte occorre trovare i quattrini per pagare i creditori dello Stato. Lo si fa riducendo la spesa pubblica (per esempio l’assistenza sanitaria, l’istruzione, le pensioni) o aumentando le entrate statali, tipicamente aumentando le tasse.

Se l’Italia fa default

In caso di default, scenario estremo e mi auguro assai improbabile, la situazione s’inasprirebbe: lo Stato rischierebbe di non avere denaro per pagare i dipendenti pubblici, le pensioni, le aziende fornitrici della pubblica amministrazione; potrebbe tagliare drasticamente l’assistenza sanitaria, quindi medicinali ai cittadini e rifornimenti agli ospedali, eccetera, eccetera. Molti perderebbero il lavoro. La qualità della vita, a prescindere dal fatto che si abbiano risparmi investiti o meno, peggiorerebbe. Quindi, mi dispiace, ma questa cosa riguarda tutti.

Molti hanno fatto loro il motto “I mercati non possono prevalere sulla democrazia”. Belle parole. Ma ci sono due cose importanti da tenere presente.

Primo. I mercati finanziari siamo noi. Siamo noi quando chiediamo un mutuo in banca e possiamo scegliere tra tasso fisso e tasso variabile solo perché nella tesoreria qualcuno negozia interest rate swaps, strumenti derivati (“Oh mio Dio! Un derivato!”) che consentono lo scambio fisso/variabile. Siamo sempre noi quando abbiamo diritto a un fondo pensione negoziale, o aperto (con convenzione aziendale), e dall’altra parte c’è un gestore che tenta di far crescere al massimo i quattrini destinati alla nostra pensione integrativa. Siamo noi quando compriamo un ETF e dall’altra parte c’è un gestore passivo, che dà in prestito titoli per tenere basse le commissioni, prossime allo zero. Potrei continuare. I mercati finanziari sono parte integrante della nostra struttura sociale, a prescindere dalla partecipazione diretta ad essi. Spero sia chiaro.

Secondo. Noi siamo un Paese indebitato fino al collo sui mercati finanziari, non possiamo ignorare i creditori. E le nostre aziende competono su un mercato globale. Questo è il mondo che l’uomo ha costruito con il capitalismo, questo abbiamo, e altre soluzioni non hanno funzionato granché bene.

Perciò occorre essere pragmatici. Il conto lo pagherebbero tutti i cittadini: pensionati, imprenditori, dipendenti pubblici, piccoli risparmiatori. Si salverebbero solo i grandi patrimoni – una quota numericamente ridicola della popolazione italiana che se la cava sempre.

Possibili evoluzioni e scenari di mercato associati

Chiarita la gravità potenziale della situazione, delineiamo in modo asettico e apolitico gli scenari per il governo Cottarelli, cercando di capire con quale probabilità possono verificarsi e che cosa può accadere ai mercati finanziari e ai risparmi degli italiani.

Il governo non ottiene la fiducia del Parlamento

Probabilità: elevatissima

In tal caso si andrà alle urne al più presto. Aspettatevi molta baraonda, cattiva informazione e schermaglie politiche. Ma, con l’attuale legge elettorale, è difficile pensare che emerga una situazione granché differente da quella attuale. Dopo la vicenda di Paolo Savona è probabile che Lega e M5S debbano uscire allo scoperto in modo netto sulla questione Eurexit, o meglio Italexit: i mercati finanziari si muoveranno verosimilmente sulla base di cosa diranno e di come si orienteranno gli italiani. Le elezioni italiane rischiano peraltro di trasformarsi in un referendum sull’euro.

Va da sé che uno scenario di possibile uscita dell’Italia dall’euro avrebbe con elevatissima probabilità un impatto negativo sul valore delle obbligazioni e delle azioni italiane. Il caso peggiore è quello di una crisi di panico, in grado di travolgere mercati finanziari ancora caldi per il lungo trend positivo. In ogni caso, aspettatevi volatilità.

Il governo ottiene la fiducia del Parlamento

Probabilità: bassa, quasi nulla

In tal caso il governo si limiterà a varare il DEF e (tentare di) cambiare la legge elettorale, per poi andare al voto il prima possibile, a inizio 2019. Anche se la linea di Cottarelli è che i conti pubblici debbano essere in ordine e che si debba rimanere ancorati all’euro e alla salvaguardia della stabilità finanziaria, è probabile che i prossimi mesi si focalizzino sulla questione “Euro sì/no”.

Quindi, rispetto allo scenario precedente, si allungano semplicemente i tempi, il che rende possibile una campagna elettorale più organizzata da parte di tutte le parti politiche. Al momento, stando ai sondaggi, la Lega cresce nelle preferenze degli italiani.

Cosa fare con i propri risparmi

Non ci sono soluzioni magiche: i mercati azionari e obbligazionari navigano a vista nella crisi istituzionale italiana. Vi dò però alcune semplici indicazioni:

  1. mai come ora è importante avere un portafoglio ben diversificato tra i differenti fattori di rischio;
  2. cruciale avere investimenti al di fuori dall’area euro, anche azionari – secondo noi di AdviseOnly privilegiando il fattore “Quality” e i settori robusti rispetto alle crisi, come quello dei beni di largo consumo e altri anticiclici;
  3. è importante la diversificazione valutaria, in particolare su divise forti come dollaro USA e yen;
  4. sull’obbligazionario è bene ridurre il rischio controparte attraverso la diversificazione fornita da ETF e fondi obbligazionari, che investono in una pluralità di emittenti;
  5. un po’ d’oro non guasta (parlo di ETC, non lingotti fisici, che sono illiquidi – ergo ci smenate quando provate a venderli);
  6. la situazione al di fuori dell’Eurozona è per ora benigna, con le banche centrali ben allerta e le politiche monetarie nel complesso in grado di sostenere l’economia globale;
  7. non cedete al panico, se avete un portafoglio ben diversificato – ricordate che i mercati finanziari nella loro storia hanno visto situazioni infinitamente peggiori di queste, restituendo nel medio-lungo termine rendimenti reali positivi;
  8. Borsa Italiana aveva ancora discrete valutazioni prima di questa crisi istituzionale – ora i prezzi sono scesi… sicché, se non avete investito in un PIR, magari con un graduale piano di accumulo e per una piccola porzione del portafoglio, potrebbe essere il caso di iniziare a pensarci;
  9. last but not least, ricordate che i migliori affari si fanno quando i mercati sono in preda al panico, quindi, pronti ad acquistare “Value”, in saldo, anche se ora è presto e bisogna capire qualcosa di più sull’evoluzione della situazione.

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Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

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