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Deutsche Bank nell’occhio del ciclone. E spunta anche l’ipotesi bailout

Il colosso bancario tedesco è sotto pressione dopo la richiesta del Dipartimento di Giustizia statunitense di pagare 14 miliardi di dollari per risolvere il contenzioso legato alla crisi dei mutui subprime. Iniziano a circolare voci preoccupanti.

 

Non c’è pace per Deutsche Bank. Dopo la crisi di fiducia che lo scorso febbraio ha fatto affondare il titolo del 24% in due giorni e in seguito all’esito poco rassicurante degli stress test, sta per arrivare un’altra batosta, nelle vesti di una multa miliardaria. Questa volta a chiedere il pagamento della sanzione è il dipartimento di Giustizia USA, che pretende il versamento della cifra record di 14 miliardi di dollari per risolvere il contenzioso legato alla crisi dei mutui subprime.

Va detto che 14 miliardi sono la richiesta iniziale, ma è pressoché certo che alla fine Deutsche Bank non sarà costretta a sborsare così tanto. Verosimilmente si troverà un accordo su una cifra più bassa: i legali della banca suggeriscono tra i 2 e 3 miliardi di dollari.

Il mercato, comunque, non ha reagito bene all’ennesima cattiva notizia sull’istituto di credito tedesco: il CDS sul titolo (uno strumento finanziario derivato utilizzato per proteggersi o speculare sull’eventuale default di una società) è balzato dell’8,4% in un solo giorno: la probabilità di default di Deutsche Bank nei prossimi 5 anni che si evince dai CDS è 2,77% (per avere un riferimento, l’analoga probabilità per banca Monte dei Paschi di Siena, è 19,4%). L’azione della banca tedesca è crollata in Borsa del 15 % in cinque giorni, cioè da quando è arrivata la richiesta del ministero di Giustizia USA, salvo poi recuperare parte delle perdite. Da inizio anno il titolo azionario Deutsche Bank ha perso oltre il 48% del suo valore.

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Per tentare di correre ai ripari, stando a quanto ha scritto l’agenzia di stampa Bloomberg, Deutsche Bank starebbe lavorando ora a una maxi operazione di cartolarizzazione di corporate loan – si parla di circa 5,5 miliardidi dollari – in modo da ridurre il rischio di credito. Secondo una fonte citata da Bloomberg, l’operazione avrà la struttura di un prestito garantito sintetico (synthetic collateralized loan obligation), il che significa che la banca manterrebbe i diritti di servizio della riscossione trasferendo però il rischio in capo agli investitori.

Ma il dubbio sempre più pressante è che la coperta sia comunque troppo corta. Già nella lettera scritta ai dipendenti lo scorso febbraio, il co-CEO John Cryan aveva ammesso che quasi sicuramente Deutsche Bank avrebbe dovuto aumentare le riserve per le spese legali nel 2016. Ma “ne abbiamo già tenuto conto nella preparazione del piano finanziario”, assicurava il top manager, promettendo un drastico mutamento culturale all’interno della banca. Fatto sta che, al 30 giugno 2016, gli accantonamenti per contenziosi legali iscritti a bilancio erano pari a 5,5 miliardi, importo indicato in possibile aumento entro la fine dell’anno: non basterebbero nemmeno se la multa fosse dimezzata, senza considerare che quella negli USA non è l’unica causa che la banca ha in essere – secondo Repubblica.it a inizio anno i contenziosi aperti erano circa seimila…

L’ipotesi più inquietante – per le implicazioni che potrebbe avere per tutta l’Ue – l’ha ventilata il quotidiano tedesco Handelsblatt, secondo il quale potrebbe rivelarsi necessario un bail-out (da non confondersi con il bailin, introdotto a gennaio, che ha già fatto parlare molto di sé in Italia e non solo), e proprio nell’anno delle elezioni in Germania. Tradotto in parole povere, si parla di un salvataggio da parte del governo, una possibilità che l’attuale regolamentazione europea non prevede e che sarebbe in grado di far vacillare l’intero impianto normativo del sistema bancario dell’Ue.

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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