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Italiani e banche: cala la fiducia. Ecco cosa possono fare risparmiatori e istituti di credito

“Il denaro è mio e me lo gestisco io”. Parafrasando un celebre slogan sessantottino, questo sembra essere il mantra dei risparmiatori di oggi: indipendenza e autonomia. Vediamo come, perché e quali conseguenze avrà questo “nuovo corso” sulle banche italiane.

italiani e le banche

Verso una maggiore assunzione di responsabilità

Se nel Rinascimento l’uomo era artefice del suo destino oggi, molto più modestamente, vuole esserlo del suo… borsellino. Fuor di metafora: vuole assumersi la responsabilità delle sue scelte finanziarie.

A dirlo è ING Direct, che in aprile ha diffuso i risultati di una ricerca sui social media e sul comportamento finanziario realizzata su un campione internazionale di oltre 12.000 persone. Il 73% di loro ha dichiarato di avere la primaria responsabilità delle sue decisioni finanziarie. La  ricerca segnala che costoro sono:

  • molto più propensi a discutere di soldi con il partner, la famiglia e gli amici;
  • più interessati ai problemi finanziari e con maggiore tempo a disposizione per gestire i loro soldi;
  • meno inclini agli acquisti di impulso;
  • meno soggetti a scoperti sul loro conto bancario e a problemi a far quadrare il bilancio;
  • più propensi a tenere un bilancio familiare e a studiare per ampliare le loro conoscenze.

La ricerca segnala infine che le decisioni finanziarie più gettonate riguardano: il controllo del reddito e della spesa, la riduzione del debito e tenuta di un bilancio familiare, l’adozione di uno stile di vita low cost. Le stesse decisioni hanno avuto un impatto positivo sulle finanze della maggior parte degli intervistati (in percentuali fra il 60% e l’80%).

Gli italiani e le banche: luna di miele agli sgoccioli?

Il 77% degli italiani è interessato alle questioni finanziarie, la maggior parte di loro (il 69%) è responsabile delle proprie decisioni finanziarie (non delega la banca) ma l’82% trova che gestire i propri soldi sia oggi più difficile rispetto a dieci anni fa.

Il bisogno di emanciparsi dalla banca è sentita maggiormente dagli over 55 in quanto più vicini all’età della pensione. A questo proposito, vi segnaliamo i nostri dieci consigli per non sbagliare e i nostri portafogli Pensione. Ad ogni modo, dateci retta, è sbagliato pensare alla pensione quando questa è ormai alle porte: prima si investe per la pensione, meglio è.

Perché ci stiamo allontanando delle banche?

La crisi finanziaria ha inciso negativamente sui risparmi degli italiani, lo sappiamo, ma ha eroso anche la fiducia nei confronti delle banche. Non solo perché ritenute responsabili della crisi finanziaria, innescata dalle cartolarizzazioni dei mutui subprime da parte delle banche USA, ma anche per il successivo credit crunch, dovuto alla mancanza di fiducia tra le banche stesse.

Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, però, si potrebbe affermare che la crisi ha anche contribuito a rendere più consapevoli i risparmiatori circa il comportamento delle istituzioni finanziarie. Un tema centrale e attualissimo, soprattutto in Italia, è il fatto che le banche non sono indipendenti nel dare consigli sul risparmio ai propri clienti. Gli istituti di credito, infatti, spesso si trovano in conflitto di interessi con i risparmiatori, come illustra questa nostra “storica” infografica, da noi realizzata nel 2012 (ma sempre attualissima).

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Ma non è solo un problema di contesto.

Gli italiani sono anche sempre più insoddisfatti delle banche italiane. Lo certifica il “World Retail Banking Report” (WRBR), studio realizzato dalla società di consulenza Capgemini e dall’organizzazione no-profit globale Efma. Secondo lo studio, per la prima volta in tre anni, è in calo la soddisfazione dei clienti verso le banche in oltre un quarto dei Paesi intervistati, Italia compresa. Più precisamente, l’indice di Customer Experience nella Penisola è sceso dal 72,9% al 70,6% , mentre le esperienze positive dei clienti italiani sono passate dal 40,5% al 34,5%.

Un dato è particolarmente emblematico: i più insoddisfatti della propria banca sono i membri della Generazione Y, ossia quella parte della popolazione nata fra il 1980 e il 2000. Ad ogni modo, la delusione per le banche non deve farci dimenticare che l’Italia è uno dei Paesi più “bancocentrici” d’Europa. Sebbene insoddisfatti, gli italiani continuano a usare moltissimo la banca. Insomma, non vogliono uscirne, ma vogliono cambiarle. Un po’ come i cittadini europei vogliono fare con l’Ue, stando ai risultati delle elezioni.

Come “riformare” le banche?

Premessa: alla base di un buon rapporto tra banca e risparmiatore, deve esserci la fiducia. E la fiducia dei clienti si conquista con buoni prodotti/servizi, funzionali alle esigenze dei clienti, venduti a un prezzo giusto. Se la filosofia è, come capita spesso, spremere il risparmiatore quanto più possibile,  non ci siamo…

Ciò detto, il WRBR solleva una questione: le banche devono migliorare i loro servizi per rispondere all’insoddisfazione dei clienti. E suggerisce di sviluppare una strategia dedicata ai social media.

I risultati del WRBR di quest’anno dimostrano come le banche debbano essere più agili innovative, social e mobile […] per coinvolgere la propria base di clienti appartenenti alla Generazione Y

Simon Short, responsabile della Digital customer experience global service line di Capgemini

Ad oggi la maggior parte dei clienti utilizza i social network, mentre la maggior parte delle banche sta abbozzando solo ora un piano di presenza sui social. Un’altra strategia di risposta è il content marketing. Passiamo ora ai risparmiatori.

Come investire in autonomia?

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Ultimi commenti
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    Fiducia nelle banche? Che contraddizione in termini..

    • Avatar

      Grandissimo! Respect, man.

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