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Italia sull’orlo del baratro politico, ma la vera minaccia arriva dagli USA

C’eravamo illusi, ma l’instabilità politica non se n’è ancora andata. Salvo miracoli diplomatici, l’esperienza della Grande Coalizione all’italiana sta per finire. Lo spread ovviamente è risalito di qualche punto base (ed è nuovamente più elevato di quello spagnolo) ma, nel complesso, la reazione dei mercati europei è per il momento controllata.

L’attenzione, però, non dovrebbe essere focalizzata sulla solo sullo scricchiolante governo italiano: i rischi vengono anche d’Oltreoceano. Due sono gli eventi politici USA da tenere d’occhio: un possibile “Shutdown” ed il compromesso per aumentare il tetto sul debito, cioè il famigerato “Debt Ceiling” passato un po’ in sordina negli ultimi mesi.

rischio default

Shutdown

Entro la mezzanotte di lunedì 30 settembre, il Congresso americano deve approvare il bilancio fiscale 2014. Un mancato accordo impedirebbe agli Stati di utilizzare la “carta di credito” dello Stato Centrale per finanziarie le attività delle agenzie federali. Attenzione: questo non mette in pericolo le spese principali (sistema sanitario o  ammortizzatori sociali), bensì quelle secondarie (parchi nazionali, uffici affari esteri…). Inoltre, tutte le agenzie che si autofinanziano, oppure che sono considerante fondamentali per “la sicurezza dell’uomo e la difesa della proprietà privata” vengono escluse da tale meccanismo.

Non è la prima volta che si verifica uno Shutdown. Nella storia si sono verificati almeno 17 casi, l’ultimo risale al 1995 durante la presidenza Clinton. Gli economisti non sono concordi sull’impatto potenziale sul PIL USA ma, durante l’esperienza Clinton (circa quattro settimane di Shutdown), ha pesato sul PIL del quarto trimestre di quell’anno per uno 0,5%.

Debt Ceiling

Secondo le ultime stime dell’amministrazione pubblica, gli Stati Uniti sfonderanno l’attuale tetto di debito (che è fissato a $16.699,421 miliardi) intorno a metà ottobre. Si troveranno così a dover affrontare le richieste di pagamento con solo $30 miliardi di cassa. Nel caso in cui non si trovasse un accordo, ci sarebbe un parziale default perché, una volta superato il tetto, il Tesoro non potrà più pagare i debiti attingendo a fonti di finanziamento esterne (debito), ma dovrà fare affidamento alla sue disponibilità di cassa o alle risorse che emergono dalla riscossione delle imposte.

Insomma dopo l’acceso dibattito sul Tapering ci stiamo avvicinando a due momenti importanti che potrebbero destabilizzare i mercati nei prossimi giorni. Anche più delle meschine questioni nostrane.

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