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Investire in azioni europee e italiane: cosa emerge dalle trimestrali delle aziende

Si parla sempre più spesso di bolla speculativa nei mercati finanziari. È dunque sempre più importante, per evitare di parlare a vanvera, guardare i dati sostanziali. Le relazioni trimestrali delle societè quotate in Borsa, per esempio.

Concentriamoci sull’Europa. I risultati societari per il terzo trimestre dell’anno lasciano l’amaro in bocca ma, allo stesso tempo, sono in linea con una un’economia in stagnazione: ricavi deboli (-1,2% anno su anno) e profitti in calo (-2,6% a/a).

Crescita ricavi e utili per azione (a/a, 3° Trimestre 2013)
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Investire in società europee

La situazione in generale non è cambiata rispetto ai primi due trimestri dell’anno: le società europee ancora non riescono a compensare il calo della domanda di prodotti con un adeguato piano di riduzione di costi, diminuendo di conseguenza i margini di profitto e dividendi.

Mentre la dinamica dei ricavi nei vari settori è piuttosto omogenea, non si può dire lo stesso di margini e di utili dove, evidentemente, la componente settoriale ha giocato un ruolo importante. Ad esempio, l’Health Care (prodotti legati alla Sanità) e i Consumer Discretionary hanno avuto (quasi) la stessa crescita dei ricavi, ma decisamente diversa è stata la propensione ai profitti. Come spesso accade anche all’interno di un settore, c’è chi vince e c’è chi perde. Prendiamo il settore dei Consumer Discretionary: nel complesso ha avuto dei pessimi risultati (in testa Volkswagen ed Electrolux),  ma ci sono comunque state delle società che hanno fatto bene (Pirelli e Daimler).

Chi invece non ha dato alcun tipo di soddisfazione in termini di risultati sono Industrials, Utilities e Telecom. Al contrario, hanno sorpreso in positivo i Financials e le società tecnologiche, generando una crescita degli utili per azione ben al di sopra dell’insieme del mercato. Se da un lato i risultati del settore Financials non mi sorprendono, visto l’attuale processo di aggiustamento in atto ed il miglioramento delle condizioni di mercato, nel settore della tecnologia società come SAP o United Internet stanno continuando ad offrire interessanti ritorni agli azionisti.

In Italia, i risultati delle 40 società che compongono il FTSE MIB (l’indice della Borsa di Milano) peggiorano – se possibile – ancora di più il quadro: ricavi al -1,3% a/a e crollo degli utili per azione del -5,5% a/a. Allargando lo spettro di analisi alle società a bassa capitalizzazione, i ricavi hanno registrato un sonoro -6,7% (rispetto allo stesso trimestre 2012) mentre è aumentato il numero di società che hanno chiuso l’esercizio in perdita (dal 42% al 46% del totale disponibile). Nulla di buono nel Belpaese, dunque.

Come ho avuto modo di ripetere più volte su questo blog, il rally del mercato azionario europeo è stato in gran parte giustificato delle ottime valutazioni (prezzi bassi rispetto ai fondamentali, come utili o ricavi). Tuttavia il recente aumento dei prezzi e le delusioni dei risultati stanno portando le Borse europee a livelli di valutazione di fair value (prezzi di mercato in linea con i fondamentali). In questa situazione, gli investitori potrebbero spostare l’attenzione verso l’espansione dei fondamentali (ricavi ed utili) rispetto alla mera espansione dei multipli (P/E; P/book value; dividend yield).

Detto in altri termini, fino a qualche tempo fa il rapporto tra prezzi e fondamentali era talmente sotto la media storica (a sconto) che il mercato europeo era decisamente “conveniente”. Ora, che i prezzi stanno tornando in linea con i fondamentali, la crescita del mercato dovrebbe essere accompagnata dalla crescita dei fondamentali, e si richiede all’investitore di essere più selettivo. Cosa vuol dire?

Non essendo ancora in grado di prevedere il futuro (ma ci sto lavorando) è meglio continuare ad avere un atteggiamento prudente e un portafoglio ben diversificato, anche nell’investimento azionario.

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Scritto da

Segue tematiche economiche e finanziarie per il team financial strategies group di Advise Only. Dopo aver conseguito una doppia laurea in Management all’Università di Torino e all’ESCP Europe, ha deciso di proseguire i suoi studi con un master in Economia Internazionale a Paris Dauphine. Dopo 4 anni di vita parigina ed esperienze lavorative come economista e strategist, sbarca in Advise Only con l’obiettivo di sviluppare la parte di analisi economica e congiunturale.

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