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Armonizzazione dei redditi da capitale e diversi: le novità e cosa sapere

tasse sulle rendite finanziarie come si calcolano

Novità in vista sull’armonizzazione dei redditi da capitale e diversi. Nell’attesa, riproponiamo qui di seguito, aggiornandolo, un nostro Financial Brief redatto per questo blog il 21 maggio 2018. Tenuto conto delle importanti novità che sono all’orizzonte, e sulle quali torneremo, ci sembra ancora molto valido per fare un po’ il punto della situazione.

Una nota per noi sempre molto importante: questo post fu all’epoca realizzato con il contributo di esperti e ha un carattere generico e informativo. Per ulteriori informazioni e domande su esigenze specifiche, consigliamo sempre ai nostri lettori e lettrici di rivolgersi a un professionista del settore.

Buona lettura!

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Conoscere la componente fiscale di uno strumento finanziario è molto importante per poter investire in modo consapevole ed evitare spiacevoli sorprese (per esempio ottenere un rendimento drasticamente inferiore a quello immaginato o addirittura negativo, solo perché non si è tenuto conto dell’aspetto fiscale).

Certo, non è semplice districarsi nella giungla burocratica del fisco italiano. Però calma e gesso: per agevolarvi nella comprensione del mondo della tassazione delle rendite finanziarie abbiamo sintetizzato in un solo articolo le principali imposte che gravano sulle spalle dei risparmiatori italiani.

Da un punto di vista molto generale, in Italia la tassazione delle rendite finanziarie è caratterizzata da un’imposta proporzionale e non progressiva. Vale a dire che l’aliquota è costante, qualunque sia l’imponibile (cioè l’importo da tassare).

 

Cosa si tassa: redditi da capitale e redditi diversi

Su Twitter Anasf, l’associazione dei consulenti finanziari, ha di recente espresso soddisfazione per la delega fiscale (legge 111/2023), che va verso l’attuazione della revisione dell’Irpef e l’armonizzazione dei redditi di capitale e diversi.

 

 

Ci torneremo. Ma allo stato attuale, di fatto, come funziona? Lo vediamo subito. I proventi di natura finanziaria possono essere distinti in due grandi famiglie:

  • Redditi da capitale, ossia quei proventi che vengono corrisposti passivamente dall’impiego del capitale perché fanno parte della struttura del prodotto finanziario. In parole semplici: cedole e dividendi.Questo tipo di reddito viene tassato immediatamente e, nonostante il nome, non genera alcun capital gain.
  • Redditi diversi di natura finanziaria, ossia proventi generati dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita.Quando gli investimenti sono andati bene si parla di plusvalenza (o capital gain); nel caso opposto si parla di minusvalenza.

 
tasse sugli strumenti finanziari redditi diversi e da capitale
 

Allo stato attuale, i redditi da capitale non sono mai compensabili con i redditi diversi, e che per quanto riguarda la famiglia degli OICR, che include ETF e fondi comuni tradizionali, la vendita in guadagno genera redditi da capitale, mentre la vendita in perdita genera redditi diversi (quindi una minusvalenza).

 

A ogni strumento la sua aliquota

Veniamo al dunque: quanto sono tassati gli strumenti finanziari? Ecco le aliquote previste per le rendite finanziarie a seconda del tipo di investimento.

Aliquota allo 0%
  • PIR (Piani Individuali di Risparmio)
Aliquota al 12,5%
  • Titoli di Stato italiani (BTP, BOT, CCT) ed equiparati
  • Titoli di Stato di Paesi White List
  • Buoni fruttiferi postali della Cassa Depositi e Prestiti
Aliquota al 20%
  • Fondi di previdenza complementare
  • PIP (Piani Individuali Pensionistici)
Aliquota al 26%
  • Conti correnti bancari, postali e conti deposito
  • Fondi comuni e gestioni patrimoniali (12,5% per la componente investita in titoli di Stato)
  • Obbligazioni bancarie e societarie (sia italiane che estere)
  • ETF (12,5% per la parte investita in titoli di Stato)
  • Azioni (sia italiane che estere)
  • Polizze unit linked e index linked (12,5% per la parte investita in titoli di Stato)
  • Commodities
  • Forex
  • Opzioni
  • Fondi pensione dei professionisti iscritti a casse previdenziali separate
  • Peer-to-peer lending

 

 

Ma le tasse non finiscono qui

Esistono altre imposte da pagare sugli strumenti finanziari:

  • Imposta di bollo sulle attività finanziarie e sui conti deposito, pari al 2 per mille della somma investita per le persone fisiche, mentre per le persone giuridiche il tetto è di 14.000 euro. L’imposta si applica sul valore di mercato (o valore nominale o di rimborso) e, in sua mancanza, sul costo d’acquisto dei prodotti finanziari.Sui conti correnti e libretti di risparmio, l’importo dell’imposta di bollo è invece fisso ed è pari a 34,20 euro per le persone fisiche e a 100 euro per le persone giuridiche. Sono del tutto esenti le giacenze inferiori ai 5.000 euro
  • Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero (IVAFE), è un imposta del 2 per mille, calcolata sul valore dei prodotti finanziari e dovuta proporzionalmente alla quota di possesso e al periodo di detenzione.Sui conti correnti e libretti di risparmio detenuti all’estero l’importo dell’imposta è fisso a 34,20 euro (per le persone fisiche).
  • Tobin Tax, si applica sul trasferimento della proprietà di azioni, di strumenti finanziari partecipativi, sulle operazioni ad alta frequenza (high frequency trading) e sui derivati.L’aliquota prevista per le transazioni su azioni è dello 0,10% sul controvalore del saldo netto positivo di fine giornata, mentre sale allo 0,2% per le azioni negoziate sui cosiddetti “mercati non regolamentati” (OTC: Over The Counter).Per quanto riguarda infine i derivati che abbiano come sottostante indici o azioni italiane (Futures, Opzioni, CFD, Warrants, Covered Warrants e Certificates), l’aliquota è in misura fissa e varia a seconda del tipo di strumento e del valore del contratto.
  • Tassa di successione, colpisce il trasferimento di proprietà e di altri diritti su beni mobili e immobili – oggetto della successione – a seguito della morte del titolare.L’imposta, a seconda del grado di parentela degli eredi, prevede tre aliquote distinte e conseguenti franchigie, cioè soglie entro le quali l’imposta non è dovuta.

 

Come si pagano le tasse sulle rendite finanziarie?

Ogni risparmiatore può scegliere fino a che punto occuparsi in prima persona della gestione fiscale dei propri investimenti. Esistono infatti diversi regimi fiscali che essenzialmente si differenziano per il tipo di rapporto tra risparmiatore e intermediario.

  • Regime amministrato Nel regime fiscale amministrato gli adempimenti fiscali – relativi sia alle plusvalenze/minusvalenze effettivamente realizzate, sia ai redditi da capitale come cedole e dividendi – vengono delegati all’intermediario, che svolge il ruolo di sostituto di imposta.In questo caso, quindi, il risparmiatore incassa un capital gain al netto della ritenuta d’acconto, senza ulteriori obblighi nei confronti dell’Agezia delle Entrate. Insomma, la banca si occupa di tutto. In questo regime i redditi da capitale non sono compensabili con i redditi diversi.
  • Regime gestito Nel regime fiscale del risparmio gestito, nel quale le scelte d’investimento sono delegate a un gestore professionale, gli adempimenti fiscali vengono sempre delegati all’intermediario, che funge da sostituto di imposta – come nel caso del regime amministrato – con il vantaggio che si possono compensare le plusvalenze e minusvalenze (nell’ultimo giorno di ogni anno in quanto le imposte sono calcolate sul risultato dell’anno solare).Questo significa che se il portafoglio fosse complessivamente in positivo ma alcuni investimenti che lo compongono fossero in perdita, minusvalenze e plusvalenze si compenserebbero, riducendo il carico fiscale.
  • Regime dichiarativo In questo regime fiscale, è cura dell’investitore riportare ogni singola operazione nel Modello Unico per determinare l’imposta (che però resterà estranea alla logica progressiva dell’IRPEF).Questa opzione “fai da te” si adatta specialmente agli investitori esperti che sappiano gestire la raccolta della documentazione e la corretta compilazione dei vari moduli dichiarativi. Anche in questo regime i redditi da capitale non sono compensabili con i redditi diversi.

L’importanza dell’ottimizzazione fiscale

Al termine di questa carrellata sulle imposte legate agli investimenti, va detta una cosa: l’ottimizzazione fiscale dei propri investimenti è importante, ma non è il fattore più importante.

Scegliere un investimento piuttosto che un altro solo per motivi fiscali raramente è una buona idea. A parità di condizioni lo è, certo. Ma negli altri casi è assai più importante investire in linea con bisogni e obiettivi, con il proprio orizzonte temporale e con la capacità di tollerare le perdite.

 


 

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