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Ma che cosa sono questi ETF? Parte I

In questo Blog si parla abbastanza sovente di ETF. Dato che molti risparmiatori non sanno bene di che si tratta, vale la pena chiarire in modo rapido e semplice la loro natura e le principali  modalità di funzionamento.

Prima di tutto il nome: ETF sta per Exchange Traded Fund. Quindi, in breve, gli ETF sono fondi comuni d’investimento negoziati in Borsa, proprio come avviene per i titoli azionari. In tal senso riuniscono in sé le migliori caratteristiche dei fondi comuni e dei titoli azionari. Vediamo perché.

Gli ETF consentono al risparmiatore di investire praticamente ovunque e in qualunque tipo di attività. Gli ETF forniscono al risparmiatore un’esposizione ad un’ampissima gamma di mercati e classi di attività (potete farvene un’idea andando qui), replicando la performance di un indice finanziario che rappresenta tale mercato. Sono quindi fondi indicizzati (cioè seguono un indice) Così facendo, gli ETF distribuiscono meglio i rischi rispetto all’investimento in singole azioni: in sostanza, per replicare un indice si comprano tanti titoli, non pochi – è intuitivo che il rischio diminuisce. Siccome il lotto minimo di negoziazione è pari a 1 azione/quota, gli ETF offrono a tutti i risparmiatori che lo desiderano l’opportunità di accedere a segmenti di mercato anche molto specializzati (ad esempio azioni a piccola capitalizzazione), generalmente di difficile accesso. Investire in ETF in pratica significa che con un’unica operazione si può “comprare un intero mercato” (o venderlo). Pertanto gli ETF rappresentano dei mattoncini ideali per consentire a qualunque risparmiatore, anche chi non ha grandi somme da investire, di creare il portafoglio personale da lui desiderato.

I costi sono bassi. Gli ETF presentano due tipologie di costi: commissioni di gestione, misurate dal TER (Total Expense Ratio, per capire e approfondire leggi qui e qui) e costi di negoziazione. In media il TER degli ETF è sensibilmente più basso di quello di un fondo comune della stessa categoria. Le commissioni di negoziazione sono indicativamente le stesse che la vostra banca applica se operate su azioni italiane. Non è prevista nessuna “commissione di entrata”, “di uscita” e “di performance”, a differenza di quanto può accadere con i fondi comuni tradizionali.
Buona liquidità. Investire in ETF è semplice: si comprano e vendono facilmente, come i titoli di qualsiasi società quotata in Borsa, con valuta tre giorni, durante il normale orario di apertura borsistico. Si possono comprare in banca o da una SIM, sia allo sportello, sia utilizzando l’on-line banking o i call center. La liquidità di un ETF è sostanzialmente pari a quella del mercato sottostante, cioè quello che cercano di replicare (quindi occorre tenere presente che ETF su segmenti di mercato illiquidi, ad esempio “Private Equity”, non potranno essere molto liquidi – gli ETF non fanno miracoli). Conviene sempre privilegiare ETF di grandi case, che abbiano grandi masse in gestione (cioè utilizzati da molti altri investitori), in quanto tendenzialmente più liquidi a parità di altre condizioni.

Grande trasparenza. Non vi sono sorprese, gli ETF non fanno altra promessa se non quella di replicare al meglio un indice che rappresenta il mercato nel quale volete investire. Insomma, non vogliono “battere il mercato”. Per ciò che riguarda le spese, anche lì non vi sono sorprese, dal momento che come si è già detto i costi di negoziazione sono indicativamente gli stessi previsti per le azioni e i costi di gestione (TER) sono chiaramente indicati nel prospetto informativo e sui siti finanziari specializzati (ad esempio quello di Borsa Italiana, ecco il link). Inoltre i prezzi che l’investitore vede sui giornali o sui siti  sono già al netto delle commissioni di gestione, quindi l”investitore finale non è tenuto ad operare alcun versamento.

Elevati standard di sicurezza per il risparmiatore. Gli ETF sono giuridicamente fondi comuni “UCITS III”, il che significa che si tratta di fondi d’investimento con una “patente europea”, che soddisfano gli elevati standard di trasparenza e tutela del risparmiatore stabiliti dall’Unione Europea.  Come tutti i fondi comuni UCITS III, gli ETF hanno un patrimonio separato rispetto a quello delle società che ne curano le attività di gestione, amministrazione e vendita: di conseguenza non sono esposti al rischio di insolvenza, neppure in caso di fallimento di tali società. Comunque privilegiate ETF di grandi case e se potete fatevi seguire da un consulente finanziario. Sul punto della sicurezza approfondiremo e puntualizzeremo la prossima volta, parlando della struttura degli ETF. Su questo Blog, peraltro, potete farvi un”idea su come effettuare investimenti sicuri qui.

Insomma, queste sono le principali caratteristiche che hanno fatto negli ultimi anni apprezzare moltissimo gli ETF sia ai risparmiatori, sia agli investitori istituzionali, decretandone il crescente successo. La prossima volta approfondiremo alcuni aspetti sulla struttura amministrativa e gestionale degli ETF; parleremo inoltre dei loro cugini, ETC e ETN, con i quali occorre muoversi più cautamente.

>> Vai a “Ma che cosa sono questi ETF? Parte II

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Ultimi commenti
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    Ho scritto il mio punto di vista su http://ecofinanziario.com/2015/03/etf-marketing-o-finanza/
    La lista di illustri investitori che aspramente hanno attaccato gli ETF è folta, ma ciononostante l’idea di poter acquistare con ridotti costi di commissioni una fetta di un fondo di investimento sembra veicolare alla perfezione la potenza di marketing, favorendo una sempre maggiore diffusione sui me

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