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HomeECONOMIA E MERCATIGRAFICO DELLA SETTIMANAIl grafico della settimana: a che punto sono le azioni USA?

Il grafico della settimana: a che punto sono le azioni USA?

Il grafico di questa settimana riguarda la relazione tra il rapporto prezzo/utili (anche noto come rapporto “Price/Earnings”, o P/E) ed i rendimenti azionari USA nei 5 anni successivi.

In ciascun mese degli ultimi 30 anni, ho guardato al valore del rapporto prezzo/utili (depurato dagli effetti del ciclo economico) e poi ho verificato il rendimento azionario nei 5 anni successivi.  Quindi, per ogni mese dell’ultimo trentennio abbiamo una coppia di valori: il rapporto prezzo/utili di quel mese ed il rendimento delle azioni USA nei 5 anni seguenti. Il primo valore è riportato sull’asse orizzontale, il secondo valore su quello verticale ed ogni coppia è rappresentata da un punto arancione sul grafico.

Per il calcolo degl rapporto prezzo/utili, gli utili sono quelli aggregati delle società statunitensi presenti nell’indice S&P 500, depurati dall’effetto del ciclo economico utilizzando una media mobile a 5 anni (metodo Graham & Dodd), il prezzo è il valore dell”indice S&P500 stesso. Sempre a partire dal valore dell”indice S&P 500, vengono calcolati i rendimenti quinquennali, lordi, denominati in USD. Si tratta di elaborazioni AdviseOnly su dati di fonte Bloomberg. Dati mensili, in USD, periodo 15/04/1981-15/04/2011.

Dato che ho esaminato un periodo lungo, i punti sono moltissimi. Così si riesce a cogliere la relazione tra il rapporto prezzo/utili e la dinamica dei mercati negli anni a seguire.

Il messaggio, ben noto a chi è pratico di mercati,  è che tanto più il rapporto prezzo/utili è basso, cioè tanto più è sottovalutato il mercato, tanto più negli anni successivi si hanno buone probabilità di ottenere rendimenti soddisfacenti. Probabilità, non certezze.

Quindi, gli investitori interessati a investire in azioni farebbero bene ad acquistare azioni o ETF (o fondi azionari) quando il rapporto prezzo/utili è basso, standone alla larga quando è alto. Che questa relazione sia economicamente ben fondata è, credo, intuitivo. Inoltre, vale grosso modo su tutti i principali mercati azionari. E’ alla base dell’idea di “Value investing” del grande Benjamin Graham che, già nel 1930, aveva capito la maggior parte delle cose realmente importanti per investire bene: cercare strumenti finanziari e mercati a buon prezzo, aspettando poi che il mercato faccia il suo corso.

Come siamo messi oggi?

Il rapporto prezzo/utili odierno è pari a 16,5: sicuramente non alto, ma nemmeno così basso da far pensare ai “saldi”.

Diciamo che il mercato azionario USA non è lontano da una situazione di equilibrio. Va però detto che nei 30 anni passati, in presenza di rapporti prezzo/utili simili a quelli odierni (tra 15,5 e 17,5), i rendimenti medi nel quinquennio successivo sono stati pari al 67%. Cioè superiori al 10% annuo. Il che non significa che questo debba necessariamente accadere nel prossimo quinquennio.

Significa soltanto che i presupposti non sono malvagi.

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    Questo non è un atricolo, è un saggio!!!

    Comunque dai dati del grafico si direbbe che comparndo con un P/E sotto circa 16/17, nei 5 anni successivi non ci si perda mai.
    30 anni di analisi non sono pochi.

    Sarebbe interessantissimo se faceste la stessa analisi sull’Europa, e su Asia/Pcific e sopratutto sul Nikkei225 che è 30 anni che perde.

    • Avatar

      Cerco di farlo, è uno spunto interessante.

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    E oggi a quanto stiamo come P/E5 sul mercato USA?
    Grazie

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