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Lo strano caso della consulenza finanziaria MIFID

Sono perplesso. Nell’Unione Europea l’indirizzo dato da politici, legislatori e autorità di controllo varie è chiarissimo: la consulenza su come gestire i risparmi delle famiglie è importante. Pertanto, come un panda, il risparmiatore va consigliato bene e difeso da chi vorrebbe mollargli delle fregature. E via dicendo, bla bla bla.

Tutto stra-vero. La nostra ignoranza finanziaria, intendo dire di “noi italiani”, è pesante. Se ne avete voglia leggete il rapporto del Consorzio PattiChiari e The European House-Ambrosetti per rendervene conto da soli (leggi). Questi sono fatti.

Ora, essere messi male quanto a cultura finanziaria di base (ribadisco: “di base” e niente di più) rischia di provocarci fastidi, talvolta gravissimi problemi. Sì, perché possono rifilarci le peggio fregature: ad esempio obbligazioni che rendono come un titolo di stato italiano ma sono dieci volte più difficili da vendere in caso di necessità, fondi comuni che non si distinguono dagli ETF se non per il costo 5-10 volte superiore, titoli strutturati il cui rendimento dipende da arcane formule incomprensibili ai più, investimenti difficilissimi da vendere nel momento del bisogno, costosissime polizze con penali esagerate, ecc. L’elenco potrebbe essere lunghissimo, visto il bestiario finanziario che si vede in giro. Il succo è: se va bene, abbiamo pagato più del dovuto (e quindi i nostri soldi hanno fruttato meno), se va male si vaporizza una fetta dei nostri sudati risparmi perché non avevamo capito quanto rischioso era quell’investimento.

Quindi, visto che mediamente di finanza ne sappiamo poco e spesso non sappiamo cavarcela da soli, meglio rivolgerci ai consulenti finanziari: il ragionamento fila liscio, no? Beh, questa è la filosofia alla base della normativa MIFID che “spinge” verso la consulenza finanziaria. E allora vediamo come procurarci questa consulenza finanziaria “MIFID”.

I primi della lista sono i consulenti finanziari indipendenti. Indipendenti perché si fanno pagare la pura consulenza, senza beccare quattrini da chi vende o gestisce prodotti (e quindi non hanno nessuna forma di conflitto d”interessi con il cliente). I consulenti indipendenti più organizzati operano tramite società che hanno la forma giuridica della “SIM di consulenza”, una SpA soggetta alla sorveglianza di Consob e Banca d’Italia. Un bollino blu, insomma. Probabilmente in questa categoria si trovano i migliori professionisti della consulenza finanziaria. Il problema è che, forma giuridica parte, nella maggioranza dei casi sono studi professionali, costituiti da poche persone. Che hanno un tot di ore al giorno da dedicare ai clienti per ricavare la loro retribuzione. Che cosa fanno allora? Quello che farebbe chiunque seguendo il buon senso: selezionano i clienti, privilegiando i grandi patrimoni finanziari, diciamo da 1-2 milioni di euro in su (spesso la soglia minima è molto più alta), ai quali chiedono parcelle adeguate, legate alla dimensione dei portafogli sotto consulenza. Insomma, magari un bel servizio, ma non proprio accessibile a tutti.

E gli altri investitori? Voglio dire, chi ha da investire 25 mila o 50 mila o 200 mila euro? Guardate che stiamo parlando del grosso degli investitori… A chi si rivolgono per la loro “finanza personale” ? Di solito questi investitori seguono due strade.

La prima strada è lì, appena fuori dall’uscio di casa: la consulenza finanziaria arriva dal proprio intermediario di fiducia (ehhhm…suggerisco questa lettura), generalmente una banca. Che magari dice che la consulenza è gratis. Ma che, purtroppo per noi, tipicamente cerca di vendere i prodotti per lei più convenienti. Yesss. Funziona più o meno così. Noi investiamo una somma. Su questa somma paghiamo dei costi, di solito in forma di commissioni. Delle quali a volte nemmeno ci accorgiamo, ma che ci sono eccome e rosicchiano il nostro patrimonio come una vorace pantegana. Ora, fatto 100 quello che paghiamo in termini di costo, circa 60-80 va a chi vende, cioè la banca, il promotore, il private banker. Che per questa ragione, nei limiti del possibile, tenderà a venderci il prodotto con i costi più alti. Ovvio! Per fare un esempio, se la commissione è 1%, guadagna 0.60%-0.80%, se la commissione è 2%  guadagna 1.20% -1.60% (del nostro patrimonio). Cioè: più il prodotto costa caro a noi, più il venditore guadagna. Del resto funziona così in molti altri settori. Quindi, se il nostro “intermediario di fiducia” può scegliere, è probabile che ci consigli il prodotto più caro. Che magari va anche bene per noi (tipo: ci serviva un investimento monetario e in effetti quello ci danno), peccato che sovente esista sul mercato un prodotto del tutto analogo, che costa un terzo, o un quarto, o anche meno (date un okkio qui). Così magari ogni anno ci si trova a pagare 0.70% – 1% di commissioni su un fondo monetario, quando esistono ETF e fondi che costano 0.15%-0.20%. Beh, non è che sia sempre così, però purtroppo capita abbastanza spesso. E questo non è certo il risultato che ha in mente il legislatore quando promuove la consulenza finanziaria con la normativa MIFID. Diciamo le cose come stanno: questa non è manco vera consulenza! perché un consulente dovrebbe agire nell’interesse del cliente ed essere indipendente. Questo è il punto, l’indipendenza.

La seconda strada, intrapresa da chi “un po’ ci capisce”, oppure ha amici o parenti che “un po’ ci capiscono”, è il fai-da-te.

Comprensibile: uno ha qualche disavventura finanziaria, capisce di essere stato mal consigliato dal proprio “intermediario di fiducia”, alla fine ne ha abbastanza e si arrangia da solo. La finanza personale fai-da-te è del resto una delle ragioni dietro il successo delle banche on-line e degli ETF in Italia. Gli ETF sono ottimi strumenti finanziari, trasparenti e poco costosi, facili da acquistare e vendere. Strumenti ideali per il risparmiatore che vuole far da sé. E così l’Italia è, in termini di numero di scambi in Borsa, il più grande mercato di ETF in Europa. Bello. Solo che il rischio di fare le scelte sbagliate vive lì, appollaiato come un pappagallo radioattivo sulla spalla del risparmiatore fai-da-te: l’analogia, banale ma sempre efficace, è con chi non va dal medico e si cura da solo, scegliendo le medicine. Può andar male…

Insomma, oggi la consulenza finanziaria rischia di essere un lusso per pochi investitori. Con gli altri, cioè la maggioranza dei naviganti del risparmio, costretti a ricevere una consulenza che spesso non è nell’interesse del cliente – e quindi non è vera consulenza. Oppure costretti a far da sé –  e di nuovo, non è consulenza.

Lo strano caso della consulenza MIFID resta aperto.

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