I timori per i risvolti geopolitici mondiali e l’inflazione spaventano i mercati, mentre il prezzo delle materie prime continua a rimanere surriscaldato anche per gli effetti della ripresa economica. Al punto che, negli Stati Uniti, l’aumento dei prezzi lo scorso gennaio è stato del 7,5%, ai massimi dal febbraio 1982. Le stime sono al rialzo anche per l’Europa, con la Banca centrale europea che si aspetta una crescita del 3,5% nel 2022. In un contesto economico così, la Fed ha già annunciato una politica monetaria più restrittiva e, a breve, potrebbe intraprendere una politica simile anche la Bce, dopo aver tenuto a lungo una strategia più attendista.
Rincari delle commodity non più transitori
L’attesa di una stretta monetaria, quindi, ha provocato una correzione sui mercati in questa prima parte dell’anno. Diventa perciò importante un’adeguata politica di diversificazione del portafoglio. Gli esperti si attendono per quest’anno una crescita solida, anche al netto delle tensioni geopolitiche attualmente in atto al confine tra Russia e Ucraina. Pertanto, la domanda di commodity dovrebbe rimanere sostenuta, con rincari che, secondo diversi analisti, potrebbero diventare strutturali e non più transitori come inizialmente anche la Bce ipotizzava. E proprio le commodity potrebbero essere l’asset class con le prospettive più interessanti per gli investitori.
Come investire in commodity?
Le commodity, infatti, hanno il vantaggio di offrire una bassa correlazione con le altre asset class, una buona cosa specialmente nei momenti di volatilità sui mercati. A questo si deve aggiungere che le materie prime hanno un valore reale, il che le rende un ottimo antidoto contro l’inflazione. Gli investitori, tuttavia, non possono investire fisicamente nelle commodity e quindi, per farlo, devono ricorrere ai contratti standardizzati future. Una via percorribile sono gli Etc, Exchange Traded Commodity, assimilabili per funzionamento a un’obbligazione e pertanto portatori di un rischio legato all’emittente. La casa d’investimenti svizzera Ubs invece dispone di una gamma di prodotti Etf, fondi a gestione passiva che replicano un indice. Quest’ultimi sono una buona porta d’accesso al mercato delle commodity. Rispetto agli Etc, gli Etf seguono le regole dei fondi d’investimento OICR (Organisimi di investimento collettivo del risparmio) e devono sottostare a precise regole di diversificazione.
Mettersi al riparo dalle attività speculative
Alternative per massimizzare rendimento o avere massima decorrelazione
La gamma di prodotti conta anche l’UBS ETF (IE) Bloomberg Commodity CMCI SF UCITS ETF (IE00BYYLVH00), anch’esso progettato per ottimizzare il rendimento. Lo ricerca applicando ai propri componenti sottostanti il meccanismo di rinnovo giornaliero dei future unito al principio della diversificazione della durata. Questo prodotto è ponderato sull’indice Bloomberg Commodity Index e ha la caratteristica di limitare l’esposizione a una singola commodity a un massimo del 15% o a un singolo settore (25%), mentre l’esposizione a un gruppo è limitata al 33%. In questo indice, rispetto al CMCI Composite sale il peso dei metalli preziosi (19.8%) e scende quello dei metalli industriali (15.5%), restano ben diversificati gli altri: energia (29.8%), prodotti agricoli (29.6%) e bestiame (5,3%). Anche in questo caso l’ETF è disponibile con copertura del rischio cambio EUR/USD (IE00BYYLVJ24).
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