Il pool di esperti dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM)1 ha parlato chiaro: in un report diffuso a dicembre, in concomitanza con l’apertura dei lavori alla COP25 di Madrid, ci ha detto che l’ultimo decennio è quasi certamente stato il più caldo mai registrato prima. La cosa non è banale né secondaria e fa sì che, se prima gli eventi estremi – caldo, freddo, precipitazioni – erano eccezionali, oggi essi si presentino con un’allarmante frequenza.
Devastanti cicloni tropicali dalle Bahamas al Giappone e altrettanto devastanti incendi nell’Artico, in Amazzonia e in Australia. Non solo terra ferma: anche “in fondo al mar”, per citare un grande classico della Disney, la vita animale e vegetale non se la passa molto bene. Secondo il report, le “ondate di calore marino” sono sempre più comuni e l’acqua è più acida del 26% in confronto all’avvio dell’era industriale, il che non è proprio un toccasana per gli ecosistemi marini.
E la concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera? Non c’è male, grazie: siamo arrivati al record di 407,8 parti per milione e cresciamo ancora. Ovviamente tutto ciò si riflette sul ghiaccio marino Artico e sull’Antartide. E appare sempre più evidente come, dopo anni di numeri in timido miglioramento, la fame nel mondo stia di nuovo prendendo piede anche a causa del cambiamento climatico. Per non parlare degli sfollamenti.
Dall’immobilismo della politica…
Se da una parte le Nazioni Unite avvertono che per evitare la catastrofe climatica bisogna rafforzare gli obiettivi dell’accordo di Parigi del 2015, dall’altra la COP25, in programma a Madrid dal 2 al 13 dicembre 2019, si è risolta in un nulla di fatto.
I quasi 200 Paesi che hanno partecipato alla 25esima Conferenza delle Parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici non sono infatti riusciti a presentare una risoluzione sulla regolazione globale del mercato del carbonio.
… all’attivismo dei grandi investitori
E quella climatica è appunto una delle grandi minacce sospese sul 2020 appena iniziato. Ma in tutto questo c’è, se vogliamo, una buona notizia: a fronte dell’immobilismo della politica, gli investitori possono diventare parte della soluzione attraverso strategie di investimento sostenibili che impegnino le società in un percorso di riduzione della loro “impronta di carbonio”.
La famigerata “carbon footprint” è, lo ricordiamo, una misura che esprime il totale delle emissioni di gas effetto serra associate direttamente o indirettamente a un prodotto, un’organizzazione o un servizio in CO2 equivalente2. Non una cosa banale né secondaria, perciò.
Quando l’ETF incontra la sostenibilità
Secondo recenti rilevazioni, gli asset owner europei ritengono che entro i prossimi cinque anni i fattori ambientali potrebbero superare per importanza e centralità quelli finanziari nell’analisi delle aziende. La sfida, per i gestori ai quali gli investitori affidano i loro patrimoni, sarà quindi aiutare le aziende dei comparti selezionati a convertirsi a modelli di business a basse emissioni di carbonio e, in generale, ad allineare l’azione concreta con le dichiarazioni pubbliche, in particolare proprio sui cambiamenti climatici. Il tutto attraverso apposite strategie di engagement.
Ma, in soldoni, per i piccoli investitori quali possibilità ci sono? Quelle, per esempio, offerte dagli Exchange Traded Funds3. Sulla sostenibilità ambientale e non solo, la gamma di UBS è vasta e variegata. L’11 ottobre 2019 hanno preso il via sull’ETFPlus di Borsa le negoziazioni dell’UBS Glob Gov ESG Liquid UCITS ETF USD A (ISIN LU1974693662), che replica in maniera fisica il J.P. Morgan Global Government ESG Liquid Bond Index.
Non solo aziende, dunque. Il J.P. Morgan Global Government ESG Liquid Bond Index (Total Return) punta infatti a replicare la performance dei titoli di Stato globali liquidi. L’indice è ponderato per la capitalizzazione di mercato e si preoccupa di monitorare l’impegno di tipo ambientale, sociale e di governance (ESG) dei Paesi emittenti. In che modo? I Paesi vengono classificati in 10 categorie, in base al punteggio ESG: chi si posiziona nelle ultime cinque, viene rimosso dall’indice, che ad oggi conta oltre mille componenti4.
Vuoi saperne di più?
1 – Organizzazione Metereologica Mondiale
2 – Cos’è la “Carbon Footprint”, fonte: Ministero dell’Ambiente
3 – #ABCFinanza: cosa sono gli ETF e perché sono così convenienti?
4 – Per maggiori informazioni su questo o su altri ETF, consultare il sito di UBS