Ormai da tempo la questione climatica non è più eludibile. Le vicende della pandemia non hanno fatto altro che amplificare la presa di coscienza generale su questi temi, portando i governi a incardinare la ripresa post virus partendo dagli investimenti green.
Lo si è osservato in America con il robusto piano infrastrutturale voluto dall’amministrazione Biden, ma anche in Europa le risorse del Next Generation Eu sono rivolte per una parte considerevole alla transizione energetica. Lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, il piano di spesa dell’Italia per l’impiego della sua quota di risorse europee, vede al primo posto la transizione green tra gli obiettivi da raggiungere.
Il rischio climatico pesa sul portafogli
La misura dell’importanza di questi temi ci arriva anche dalla grande attenzione suscitata nell’opinione pubblica di eventi come il G20 di Napoli e la Cop26 di Glasgow, dove si è dibattuto sulle misure da prendere per affrontare questa grande emergenza dei nostri tempi.
Ma al di là delle decisioni dei governanti, una grossa spinta alla transizione potrebbe avvenire proprio dal basso. Per esempio, nel mondo degli investimenti sempre più persone richiedono prodotti che possano mettere insieme la ricerca del rendimento al tentativo di avere ripercussioni positive sul mondo in ambito Esg.
Ormai le persone sono sempre più consapevoli degli effetti che il clima sta avendo sui loro portafogli. Il riscaldamento globale, infatti, provoca rischi fisici notevoli, eventi meteorologici estremi e rischi transitori derivanti da una maggiore regolamentazione. Tutti aspetti che hanno implicazioni significative per gli investitori.
Un Etf con titoli dal forte profilo climatico
Va da sé che molte case d’investimento, tra cui la svizzera Ubs, siano al lavoro per mettere a punto prodotti sempre più rispondenti alle esigenze degli investitori. Il mondo degli investimenti, del resto, ha un ruolo importante per chiudere il gap finanziario necessario per la lotta al riscaldamento globale, stimato in 90 mila miliardi di dollari da oggi al 2030.
Ubs ha fatto un passo avanti in questo senso con il lancio del suo primo Etf Climate Aware. Si tratta di un fondo d’investimento a gestione passiva che replica l’andamento di un paniere di titoli che abbiano un forte profilo climatico.
Come funziona il primo Etf Climate Aware di Ubs
L’ETF replica il Solactive UBS Climate Aware Global Developed Equity CTB Index, un indice progettato per riprodurre la strategia Climate Aware di UBS AM. Il fine è limitare il potenziale aumento della temperatura globale a 1,8 gradi entro il 2050, in linea con gli obiettivi degli Accordi di Parigi sul clima.
Ma come funziona? Partendo dal Solactive GBS Developed Markets Large & Mid Cap, che comprende le aziende a media e grande capitalizzazione dei mercati sviluppati, vengono selezionate solo le società migliori per quanto riguarda il rating climatico, andando a escludere quelle con i punteggi più bassi.
Il rating viene definito partendo dalla considerazione dei rischi e le opportunità legate al cambiamento climatico: come le emissioni di carbonio di una società, la produzione di energia da carbone, la detenzione di riserve di combustibili fossili o la generazione di energia rinnovabile.
Una volta definito il rating climatico, i leader del settore vengono sovrappesati nell’indice mentre i peggiori, nella fascia del 30% con le valutazioni peggiori, vengono esclusi dall’universo investibile. Infine, la metodologia dell’indice filtra anche le società coinvolte nei settori del tabacco, delle armi, le aziende con violazioni del Global Compact delle Nazioni Unite e le società esposte alla produzione e alla generazione di energia da carbone termico e sabbie bituminose.
Vuoi saperne di più?