Negli ultimi mesi si è vista la Federal Reserve americana apportare tre ritocchi consecutivi da 0,75% ai tassi d’interesse, ognuno dei quali è stato il più alto dal 1994 in poi. Un po’ più tardi si è accodata anche la Banca centrale europea, che di fronte a una crescita dei prezzi che ha raggiunto il 10,7% a ottobre, ha varato un nuovo forte rialzo da tre quarti di punto, il secondo di fila, portando il tasso di rifinanziamento principale al 2%.
Un cambiamento così repentino delle politiche monetarie ha provocato effetti profondi sul mercato del reddito fisso: il 2022 è stato l’annus horribilis per chi era abituato a investire in obbligazioni. L’aumento dei tassi, infatti, ha provocato perdite considerevoli di prezzo in chi deteneva molti titoli di debito in portafoglio.
Ha senso investire nel reddito fisso?
A fronte di questa situazione è possibile comunque scorgere nuove opportunità all’orizzonte. In mezzo al caos, l’aumento del rendimento che si sta osservando nella maggior parte dei settori del reddito fisso ha fatto praticamente dissolvere l’ammontare di debito con rendimento negativo (aspetto paradossale, ma a cui eravamo ormai abituati nell’era dei tassi a zero o negativi e dell’espansione monetaria perenne). Questo nuovo scenario permetterà agli investitori di questa asset class di trovare rendimento senza essere costretti ad assumersi rischi eccessivi su emittenti high yield.
Guardando, per esempio, ai rendimenti dei bond governativi dei più grandi Paesi europei, si nota che il Btp decennale, al 26 ottobre, rende il 4,3% (contro lo 0,88% di un anno fa), il pari durata francese è al 2,7% (contro lo 0,16% dell’ottobre 2021) e il Bund tedesco è arrivato al 2,15% (dal -0,15% di un anno fa). In un contesto volatile, investire sui bond dell’area euro può essere un buon modo per diversificare il proprio portafoglio.
L’investitore può quindi cogliere delle opportunità, ma deve comunque tenere presente che un prolungarsi del restringimento delle politiche monetarie porterebbe gli investitori ad affrontare ulteriori diminuzioni di prezzo, soprattutto per le emissioni sensibili alla duration.
Investire sul debito europeo con un prodotto Esg
Ubs Asset Management ha nella sua gamma Etf diversi prodotti che permettono di esporsi al debito dell’area euro. Uno di questi è l’UBS ETF (LU) J.P. Morgan EMU Government ESG Liquid Bond UCITS ETF (ISIN: LU2194286006). L’omonimo indice di riferimento mira a replicare la performance dei titoli di Stato più liquidi dell’eurozona, denominati in euro, ponderati per la capitalizzazione di mercato.
Si tratta inoltre di un prodotto categorizzato Articolo 8 della normativa Sfdr, ossia tra quelli che promuovono caratteristiche ambientali e sociali. L’indice J.P. Morgan EMU Government ESG Liquid Bond, infatti, considera tematiche tipo ambientale, sociale e di governance (appunto, Esg) dei Paesi emittenti.
Lo fa attraverso lo screening qualitativo (per esempio rispetto dei diritti umani, utilizzo di armi controverse, attività illegali o impiego di carbone termico) e quantitativo (assegnazione di un punteggio, il Jesg Score, per le business practice seguite dal Paese).
I Paesi che non raggiungono un Jesg Score di almeno 50 punti vengono esclusi automaticamente. Ogni 13 mesi, il paniere viene ribilanciato anche in base al punteggio dei singoli emittenti. Al momento, però, nessuno dei dieci Paesi dell’universo investibile, tra cui l’Italia, è escluso dall’indice.
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