Un portafoglio ben diversificato può essere la scelta più giusta nell’ambito di un mercato azionario ribassista. Soprattutto gli ultimi mesi, tra guerra in Ucraina e rincari delle bollette energetiche, sono stati contraddistinti da tensioni inflazionistiche senza precedenti.
Negli Stati Uniti come in Europa le banche centrali hanno preso a muoversi di conseguenza, alzando i tassi d’interesse in modo robusto: la Fed, per esempio, ha alzato il costo del denaro di 75 punti base per due volte consecutive; la Bce invece ha fatto un ritocco da 50 e poi un altro a settembre da 75 punti base, il più alto mai fatto da quando esiste l’euro.
Le recenti notizie sui dati, sopra alle attese, dell’inflazione di agosto negli Stati Uniti (+8,3% su anno) hanno generato una catena di correzioni sui mercati, impauriti dalla possibilità di nuovi corposi rialzi sui tassi. Va da sé che per un investitore è sempre molto difficile capire dove investire in un contesto così volatile e pieno di variabili che rendono difficile fare previsioni.
La volatilità si è impadronita dei mercati
La forza del dollaro, che è arrivato a valere di più dell’euro, potrebbe avere effetti negativi sul commercio globale e l’area che è più vulnerabile alla forza del biglietto verde è senza dubbio quella degli emergenti.
Allo stesso modo, Wall Street e le Borse europee risultano essere molto volatili, perché suscettibili al saliscendi del prezzo del gas e alle vicende dal fronte di guerra. Anche la Cina, che negli ultimi anni era diventata una terra capace di attrarre investimenti globali, vive un momento di appannamento dopo i recenti lockdown. In questo contesto, invece, potrebbe avere senso diversificare il portafoglio puntando sulle economie sviluppate dell’area del Pacifico.
Uno sguardo nuovo all’area del Pacifico
Ubs asset management ha quotato lo scorso luglio un Etf, un fondo a gestione passiva che replica l’andamento di un indice, che offre esposizione a quattro dei cinque mercati sviluppati nella regione del pacifico, zona che potrebbe essere meno esposta a quanto sta succedendo in Europa. E, ciliegina sulla torta, lo fa con un occhio attento alle tematiche Sri, che sono tra i grandi temi d’investimento globali per il futuro e che continuano, nonostante tutto, ad attirare l’interesse degli investitori.
Il prodotto in questione è l’UBS ETF (IE) MSCI Pacific (ex Japan) IMI Socially Responsible UCITS ETF (ISIN: IE000BKMMHF9).
L’Etf è categorizzato articolo 8 nell’ambito della normativa europea Sfdr, acronimo che sta per Sustainable finance disclosure regulation.
Si tratta di un prodotto che si basa sull’MSCI Pacific ex Japan IMI Extended SRI Low Carbon Select 5% Issuer Capped Index, un benchmark che investe su Australia (62,8%), Hong Kong (20,3%), Singapore (12,4%) e Nuova Zelanda (4,4%) ad esclusione del Giappone.
L’indice è studiato in modo da includere le aziende a piccola, media e grande capitalizzazione con le migliori performance sul mercato e nell’ambito Esg, dove si andranno a scegliere quelli con le minori emissioni di carbonio (la scelta viene effettuata dagli esperti di MSCI ESG Research).
Inoltre, l’indice evita l’eccessiva concentrazione degli emittenti, applicando un tetto massimo del 5% sull’ammontare complessivo del portafoglio. Il prodotto è disponibile anche nella versione con la copertura di cambio sull’euro (ISIN: IE000BAF6X29).
La gamma di prodotti Sri
Oltre a quello appena citato, Ubs vanta una ricca gamma di Etf azionari che permettono di avere un’esposizione sia globale, che concentrata su alcuni mercati: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Europa e Mercati Emergenti. Sempre con un occhio di riguardo verso i temi della responsabilità sociale (Sri). È possibile acquistare prodotti sia denominati in dollari ed euro. E con copertura dal rischio di cambio, per poter offrire una soluzione completa per il portafoglio di ogni investitore.
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