La crescita economica accelera il passo in molti Paesi e con essa anche l’andamento dei prezzi. In diverse aree del mondo, infatti, la ripresa dopo la fine del lungo periodo di restrizioni è stata più forte delle previsioni, che sono state di volta in volta ritoccate al rialzo. È così per quanto riguarda l’Unione europea, almeno secondo l’ultima fotografia scattata da Eurostat che stima per l’Eurozona una crescita del Pil del 2,2% nel terzo trimestre 2021 rispetto al trimestre precedente. Dall’altra parte dell’Oceano, invece, secondo la Federal Reserve gli Usa cresceranno del 5,9% per quest’anno. A rallentare è solo la Cina, frenata dalla crisi energetica e con una crescita che potrebbe attestarsi a livelli meno robusti del previsto. Ma se è vero che l’economia mondiale nel suo complesso dà segnali di vitalità, è altrettanto vero che a una crescita può corrispondere un’inflazione più sostenuta.
L’inflazione corre in Europa e Usa
Secondo le previsioni del centro studi della casa svizzera d’investimenti Ubs, infatti, i prezzi alla fine del 2021 saranno cresciuti nell’area euro del 2,4% e del 4,6% negli Stati Uniti. Ben più lieve l’aumento in Cina, solo dello 0,9%. Mentre sarà molto forte per l’India (+5,4%). A determinare questo quadro generale contribuiscono sicuramente la penuria di materie prime e la diminuzione delle scorte di molti combustibili utilizzati per la produzione di energia. Ma non è solo questo: l’aumento della domanda mondiale sul fronte dei consumi, a un ritmo più veloce dell’offerta, sta creando colli di bottiglia produttivi che avranno conseguenze nell’ottica di un aumento dei prezzi.
Nel 2022 ci sarà ancora una crescita dei prezzi sopra i livelli pre covid
Se i rincari di gas, energia e materie prime potrebbero essere dettati da una situazione transitoria, nel 2022 il quadro dell’inflazione su scala globale (seppur in miglioramento) si manterrà su livelli più alti rispetto a quelli pre pandemia. Perfino in Europa, dove non si osservava un simile aumento generalizzato dei prezzi da decenni. Qui, infatti, Ubs stima che l’inflazione si manterrà prossima al 2% anche nel 2022 (prima del Covid era all’1,2%) mentre negli Stati Uniti rimarrà al 3,9% (contro l’1,8% del 2019). Non sorprende, quindi, che molti investitori a livello globale si stiano interrogando su quali strumenti utilizzare per proteggersi dal rischio d’inflazione, capace di erodere il potere d’acquisto del denaro e quindi il capitale.
Un Etf protetto dall’inflazione con titoli di stato Usa
Ubs tra le sue soluzioni d’investimento ha una vasta gamma di Etf, ovvero fondi a gestione passiva che replicano l’andamento di un indice. Tra questi, ce ne sono alcuni in grado di offrire all’investitore una copertura dall’inflazione. L’UBS ETF (LU) Barclays TIPS 1-10 hedged EUR UCITS, per esempio, è un prodotto agganciato al paniere Bloomberg Barclays Us Government, contenente cioè titoli di stato statunitensi di durata compresa tra uno e dieci anni che rimangono agganciati all’andamento dei prezzi. La sigla Tips sta a significare proprio Treasury Inflation Protected Securities, ovvero titoli di stato protetti dall’inflazione. Esistono poi altre opzioni che si differenziano per quanto riguarda la durata, con panieri di titoli governativi che esprimono una scadenza superiore ai dieci anni come l’UBS ETF (LU) Barclays TIPS 10+ UCITS ETF. Presenti soluzioni anche coperti contro il rischio di cambio con l’euro.
La controparte europea agganciata all’andamento dei prezzi
Tra le varie soluzioni d’investimento protette dall’inflazione, ce n’è anche una per chi intendesse esporsi ai bond governativi dell’area euro selezionati tra quelli di Germania, Francia, Italia e Spagna. Si tratta dell’UBS ETF (LU) Euro Inflation Linked 1-10 UCITS, un prodotto che punta a replicare, al lordo delle commissioni, le perfomance del Bloomberg Barclays Euro Government Inflation-Linked 1-10 Year Index, dove sono inclusi titoli di stato investment grade, denominati in euro e con una vita residua compresa tra 1 e 10 anni. Anche in questo caso, infine, è possibile accedere a un paniere con titoli con scadenza superiore alla decade e anche al comparto con protezione del rischio di cambio con l’euro.
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