I primi segnali positivi dall’inflazione Usa hanno galvanizzato i mercati azionari, con l’indice S&P 500 che ha guadagnato oltre il 10% dopo la pubblicazione dei dati di ottobre.
L’indice generale dei prezzi al consumo degli Stati Uniti, infatti, è salito dello 0,4% su base mensile, rispetto alle previsioni pari allo 0,6%, mentre il dato core, che esclude alimentari ed energia, è aumentato dello 0,3%, la metà rispetto a settembre e agosto. L’indice generale si è attestato al 7,75% su base annua, sotto l’8% per la prima volta dopo il picco di giugno, al 9,1%.
Un’inflazione più bassa alimenta l’aspettativa di un percorso di rialzo dei tassi d’interesse della Federal Reserve meno restrittivo, con il board della banca centrale che dopo ripetuti rialzi da tre quarti di punto ora potrebbe anche rallentare e alzarli “solo” di mezzo punto a dicembre. Di certo, è ancora presto per poter dichiarare i prezzi completamente domati, ma senz’altro i mercati hanno letto segnali positivi tanto da alimentare un minirally che tuttavia potrebbe conoscere ancora battute d’arresto.
Un’inflazione che non si può ancora definire sconfitta
Secondo gli esperti di UBS, infatti, la Fed ben difficilmente si fermerà se non dopo aver avuto conferme di un’inflazione più bassa per diversi mesi consecutivi. Ci sono ancora dati che permangono a livelli elevati, come l’inflazione dei servizi, rilevata a quota 0,5% su base mensile.
Inoltre, sarà necessario attendere segnali di raffreddamento anche sul mercato del lavoro, ma i dati di ottobre non sembrano rassicurare in questo senso perché mostrano una robusta crescita degli impieghi e una disoccupazione appena superiore ai minimi degli ultimi 50 anni. Alla luce di ciò, gli stipendi continuano a crescere e questo può dare un contributo al prolungamento della dinamica inflattiva.
In un contesto che presenta elementi positivi, ma anche di incertezza, è facile che sui mercati si possano alternare scatti rialzisti a nuovi ribassi. La situazione è da ritenersi simile anche per l’Europa, con i listini che hanno festeggiato i buoni dati sull’inflazione Usa, ma il percorso è ancora lungo prima che la Banca centrale europea tiri i remi in barca sul rialzo dei tassi.
Il momento favorevole per i titoli Value
In ottica di investimenti, pertanto, la società svizzera UBS vede di buon occhio i titoli Value, che nei primi 10 mesi del 2022 hanno sovraperformato quelli Growth di 18 punti percentuali in base agli indici MSCI. Per investire sul settore Value, vale a dire quei titoli che hanno ottimi fondamentali ma valutazioni di Borsa convenienti, UBS ha una gamma di Etf – fondi passivi che replicano l’andamento di un indice – che permettono di esporsi sia all’azionario Usa che a quello dell’area euro (escludendo i titoli Growth, che sono per lo più i tecnologici).
Partendo dall’Europa, l’UBS (Lux) Fund Solutions – MSCI EMU Value UCITS ETF (EUR) A-dis – Art. 6 – EMVEUA IM (ISIN: LU0446734369) è basato sull’indice MSCI Value, che seleziona i titoli migliori da includere nell’universo investibile secondo tre criteri: il rapporto tra il prezzo di mercato e il valore del patrimonio proprio per azione, il rapporto fra prezzo e profitti stimati e il rendimento dei dividendi.
In questo paniere azionario, che viene ribilanciato su base trimestrale, tra i settori più rappresentati ci sono quelli industriali, dell’healthcare e dei titoli finanziari.
Un prodotto simile, posizionato sul mercato US, è l’UBS (Irl) ETF plc – MSCI USA Value UCITS ETF (USD) A-dis (ISIN: IE00B78JSG98).
Due prodotti Prime Value per investire in America ed Europa
Esiste tuttavia un’altra coppia di prodotti che al normale approccio Value applica ulteriori filtri di qualità. In questo caso il paniere di riferimento è l’MSCI Prime Value. I criteri di valore considerati sono il rapporto tra prezzo di mercato e valore del patrimonio, il rapporto tra prezzo e utili, il rapporto tra prezzo e vendite e quello tra prezzo e flussi di cassa.
A questi quattro criteri se ne affiancano altri di qualità: cioè la redditività del capitale e il rapporto tra patrimonio netto e debiti.
Ogni emittente non potrà pesare più del 5% e l’universo investibile sarà costituito solo dal 25% dei titoli che ottengono i punteggi più elevati nel mercato di riferimento.
L’UBS (Irl) ETF plc – Factor MSCI USA Prime Value UCITS ETF (USD) A-dis – Art. 6 – UPVLD IM (ISIN: IE00BX7RR706) permette di maturare un’esposizione sul mercato Usa, mentre l’UBS (Lux) Fund Solutions – Factor MSCI EMU Prime Value UCITS ETF (EUR) A-dis – Art. 6 – EPVLD IM (ISIN: LU1215452928) si concentra sui titoli dell’area euro.
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