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Investire in bond governativi globali in ottica Esg

Investire senza alcuna preclusione geografica. Ma con il faro Esg a farci da guida. In una fase di rendimenti obbligazionari in rialzo – fase che peraltro non sembra destinata a concludersi a breve, considerato che le banche centrali hanno definitivamente dissotterrato l’ascia della guerra all’inflazione, con conseguenti piani di incremento dei tassi d’interesse – può essere interessante riscoprire i bond governativi a livello globale. In un’ottica Esg, ma senza tralasciare i più tradizionali criteri di valutazione economico-finanziaria.

Un mix tra i due set di requisiti non solo è possibile, ma dà anche luogo a risultati molto interessanti.

 

Rating creditizio e score Esg? Si può

I rendimenti obbligazionari sono tornati a salire, dicevamo. Il che fa delle emissioni governative una categoria (di nuovo) interessante. Ma c’è occasione e occasione: come distinguere le più convincenti? Effettuando una checklist. Anzi, due.

Come da tradizione, è essenziale che l’emittente abbia un buon grado di solidità e, quindi, di affidabilità. Sotto la lente, quindi, i consueti indicatori fondamentali: performance economica, sistema finanziario, debito, politica fiscale ed equilibrio di bilancio, ma anche bilancio estero, investimenti diretti esteri e stabilità del tasso di cambio.

In un contesto nel quale i fattori Esg sono destinati a influire sempre di più sulla capacità degli emittenti di operare e generare rendimenti, però, non si può non andare a indagare anche sulla performance ambientale (politica e indipendenza energetica, rischi climatici, gestione delle risorse naturali), sulla performance sociale (approccio al capitale umano e all’istruzione, sistema sanitario, politiche occupazionali e disuguaglianze) e naturalmente sulla performance lato governance (autorevolezza delle istituzioni, sistema giudiziario e penale, efficacia dell’azione di governo, stabilità politica e assenza di violenza).

Chi eccelle da un lato arranca dall’altro? Può forse sorprendere, ma no, niente affatto: i nostri dati a fine luglio 2022 evidenziano una correlazione positiva tra punteggio Esg e rating creditizio, salvo alcune eccezioni. A un più alto punteggio Esg corrisponde una posizione creditizia più solida.

In altre parole, gli emittenti più disciplinati in termini di gestione economica, finanziaria e fiscale tendono a mostrare una maggior disciplina anche sui temi ambientali, sociali e di governance. I due aspetti non solo si accompagnano, ma sono spesso intrecciati gli uni agli altri.

 

Dai governativi si può trarre valore (anche in ottica Esg)

La vasta gamma dell’offerta targata UBS comprende due proposte che tengono conto di tutto questo. La prima è il fondo UBS (Lux) Fund Solutions – J.P. Morgan Global Government ESG Liquid Bond UCITS ETF (USD) A-acc (LU1974693662 – EGO IM). L’altra è la sua versione con copertura dal rischio cambio: l’UBS (Lux) Fund Solutions – J.P. Morgan Global Government ESG Liquid Bond UCITS ETF (hedged to EUR) A-acc (LU1974694553 – EGE IM).

Entrambi replicano la composizione del J.P. Morgan Global Government ESG Liquid Bond Index (Total Return). Può essere quindi interessante spendere due parole sulla metodologia alla base della costruzione di questo indice.

Il punto di partenza è il JP Morgan GBI Aggregate, un benchmark completo e investibile che copre tutti i mercati governativi liquidi e in valuta locale dei Paesi sviluppati ed emergenti, per un totale di 41 Paesi e 31 valute.

Rispetto al suo “indice-madre”, il J.P. Morgan Global Government ESG Liquid Bond Index (Total Return) punta a replicare la performance dei titoli di Stato globali liquidi con uno sguardo molto attento all’impegno ambientale, sociale e di governance dei Paesi emittenti. Paesi che vengono classificati in dieci categorie, sulla base del punteggio Esg; quelli che si collocano nelle ultime cinque subiscono la rimozione dall’indice in formato Esg.

Attualmente tale indice è esposto a 24 Paesi, tra sviluppati ed emergenti.

 

Come valutare il rischio Esg? Il ruolo dei “sustainalytics”

La valutazione dei rischi Esg si basa sul monitoraggio quotidiano delle notizie, il cui esito viene sintetizzato in un punteggio finale secondo l’indice RepRisk (RRI). A monte c’è l’analisi, dal punto di vista Esg, di 500mila notizie quotidiane in 20 lingue mediante intelligenza artificiale. A valle, una valutazione umana per determinare la gravità e l’impatto delle notizie negative.

Una delle parole chiave è “sustainalytics”. Una valutazione, cioè, della ricchezza dei Paesi in base a quattro tipi di capitale:

  • capitale naturale, quindi fonti energetiche, minerali, terreni agricoli, foreste, aree protette;
  • capitale prodotto, vale a dire infrastrutture, macchinari, edifici, attrezzature, terreni urbani residenziali e non residenziali;
  • capitale umano, cioè valore delle competenze, dell’esperienza e degli sforzi compiuti dalla popolazione attiva nel corso della vita;
  • capitale istituzionale, quindi qualità delle istituzioni, delle leggi e dello Stato di diritto.

Ma è anche un giudizio su come questa ricchezza viene gestita in ottica Esg. Performance e tendenze Esg sono misurate in base a più di 30 diversi criteri.

 

Parola al portfolio manager per i due ETF articolo 8

I due fondi passivi hanno un’esposizione alle componenti del J.P. Morgan Global Government ESG Liquid Bond Index (Total Return), acquisita attraverso un approccio di cosiddetto “campionamento stratificato”.

Il “campionamento stratificato” è un processo su base quantitativa, ma supportato dagli input qualitativi dei portfolio manager, teso a costruire un portafoglio ottimale in grado di replicare efficientemente le caratteristiche di rischio del benchmark con un minor numero di titoli, comunque sufficientemente liquidi e diversificati.

I due fondi detengono quindi solo un sottoinsieme di titoli inclusi nell’indice. E potrebbero anche includere titoli non compresi nell’indice di riferimento, se il portfolio manager lo ritiene appropriato in funzione dell’obiettivo o di altri fattori.

In ultimo, entrambi gli ETF sono categorizzati come articolo 8 a norma della Sustainable Finance Disclosure Regulation, il regolamento in vigore dal marzo 2021: promuovono quindi caratteristiche sociali e/o ambientali.

 

Vuoi saperne di più?


 

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UBS ETF ha un lungo track record nella gestione di soluzioni indicizzate per i propri clienti. Nel 2001 UBS ha lanciato il primo ETF. Oggi UBS ETF propone un’ampia gamma di ETF su indici azionari, obbligazionari e alternativi quotati sulle principali Borse europee. Presente dal 2013 in Italia con un team dedicato di 3 persone, in Europa UBS ETF gestisce patrimoni per oltre 85 miliardi di dollari e rappresenta il quarto operatore nel mercato degli ETF in Europa (Fonte: ETFGI al 31 Agosto 2022) con oltre 135 prodotti quotati presso Borsa Italiana. UBS ETF fa parte di UBS Asset Management che è una delle principali società di gestione a livello mondiale, con un patrimonio in gestione di 1026 miliardi di dollari, di cui oltre 440 miliardi in gestione passiva (al 26 Luglio 2022). Per maggiori informazioni: www.ubs.com/etf.

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