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Investire nei green bond governativi e corporate con gli Etf

Un mercato che l’anno scorso ha registrato l’emissione di 487 miliardi di dollari di titoli 1. E un trend che dal 2014 è in costante crescita2. Stiamo parlando dei green bond, strumenti obbligazionari i cui proventi vengono utilizzati per finanziare progetti legati alla salvaguardia del clima e dell’ambiente.

In cosa si differenziano rispetto a un titolo di debito tradizionale? La distinzione è piuttosto semplice: mentre l’emittente di un titolo di debito tradizionale può usare il denaro raccolto per qualsiasi scopo, chi emette un green bond può utilizzarlo solo per obiettivi e progetti sostenibili.

La sempre maggiore presa di coscienza degli investitori circa i problemi legati al clima, del resto, sta portando a un crescente interesse verso questi strumenti finanziari. Ma c’è di più: pare che l’investimento in un’obbligazione con un impatto sostenibile sia associato a un “premio verde”.

Questo premio verde, cosiddetto “greenium”, misurabile come la differenza di rendimento tra green bond e obbligazione tradizionale con caratteristiche simili, è stato oggetto di ampi studi, che hanno condotto a risultati diversi. Il termine “greenium” si riferisce al fenomeno che si verifica quando un investitore paga un prezzo superiore per uno strumento sostenibile rispetto a un’obbligazione equivalente non green. Un’entità che ha emesso un bond con un “greenium” è quindi in grado di ottenere capitale dagli investitori ad un tasso inferiore, e quindi a condizioni più favorevoli, rispetto a un’obbligazione tradizionale con caratteristiche simili3.

La serie di report “Green Bond Pricing in the Primary Market”4 pubblicati dalla Climate Bonds Initiative (CBI) sembra da parte sua sostenere che il prezzo dei green bond talvolta include effettivamente un “greenium”.

 

Green bond: chi li emette e come vengono utilizzati?

L’offerta di green bond è stata inizialmente appannaggio di banche di sviluppo, come per esempio la Banca Mondiale, e società non finanziarie, mentre negli ultimi anni gli emittenti corporate, ossia le grandi aziende, e gli enti sovrani e pubblici hanno svolto un ruolo sempre più importante nel mercato di questi strumenti.

Basti pensare che i titoli corporate, ovverosia le obbligazioni emesse da società private, essenzialmente banche e società industriali, rappresentano il 54% dell’ammontare emesso nel 2022, rispetto al 37% circa emesso da enti sovrani ed enti pubblici5.

Come abbiamo accennato, i progetti eleggibili per un green bond devono essere sostenibili. Per questo, devono essere accompagnati da un’attività di reporting utile a illustrare in che modo sono stati utilizzati i proventi.

Sempre in riferimento allo scorso anno, si nota come la maggior parte della somma raccolta sia stata destinata a progetti energetici (33%). A seguire, si posizionano l’ambito dell’edilizia (25%) e dei trasporti (19%). Alcune categorie minori, però, stanno prendendo piede: risorse idriche (7%), gestione dei rifiuti (5%) e utilizzo di suolo (5%)6.

 

L’esempio della Banca Europea per gli Investimenti

La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) è stata la prima istituzione, nel 2007, a emettere un green bond, chiamato Climate Awareness Bond (CAB) e con l’obiettivo principale di finanziare progetti a supporto della mitigazione dei cambiamenti climatici. Da allora, la BEI ha emesso green bond per oltre 68 miliardi di euro, con un’attività di emissione annuale che ha superato i 10 miliardi nel corso del 2022 e da inizio anno fino a metà maggio 20237.

Dagli iniziali investimenti in energie rinnovabili ed efficienza energetica, ora il raggio d’azione si è allargato fino a includere la ricerca, lo sviluppo e la diffusione di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio, le infrastrutture ferroviarie elettriche, il materiale rotabile e gli autobus elettrici.

 

Un fondo passivo che replica un indice per investire sui green bond

Un buon punto di riferimento per chi vuole investire in quest’ambito è l’indice Bloomberg MSCI Global Green Bond, lanciato proprio nel 2014: questo indice rappresenta una valida approssimazione per il mercato dei green bond emessi da emittenti Investment Grade (ossia società ed enti governativi posizionati nella fascia alta dell’affidabilità creditizia)8.

Basandosi su questo indice, la casa svizzera di investimenti UBS ha lanciato sul mercato di Borsa Italiana un nuovo ETF (un fondo gestito passivamente che replica un indice): si tratta dell’UBS (Lux) Fund Solutions – Global Green Bond ESG 1-10 UCITS ETF (USD) A-acc (ISIN: LU2484583138).

L’insieme delle valute ammissibili è limitato alle principali: dollaro USA, euro o sterlina9. Per escludere gli emittenti con un debole profilo ambientale, sociale e di governance (c.d. ESG) o coinvolti in controversie ESG, sono poi entrate in gioco soglie minime in termini di:

  • rating ESG: devono essere almeno “BBB” secondo la scala MSCI ESG o maggiori10.
  • Controversy score: un punteggio che mira a valutare il coinvolgimento delle entità in alcuni fatti ed eventi che potrebbe impattare sul business e sulla reputazione dell’entità stessa a causa del loro potenziale impatto negativo sui fattori ESG. Nel dettaglio, questo deve essere almeno pari a 1 o superiore, sempre seguendo la scala MSCI ESG11.

Esclusa è infine tutta una serie di attività al fine di evitare l’esposizione ad aree controverse come, per esempio, produzione e commercio di alcol, armi, tabacco e combustibili fossili.

 

Limite per emittente e la versione con copertura valutaria

Il limite del 3% allocato a ciascun emittente mira a un’efficace diversificazione del portafoglio. L’ETF è peraltro classificato Articolo 812 in base alla normativa europea SFDR : un prodotto che quindi promuove, tra le altre, caratteristiche ESG.

Di tale prodotto esiste una versione che fornisce una copertura per il rischio di cambio con l’euro: è l’UBS (Lux) Fund Solutions – Global Green Bond ESG 1-10 UCITS ETF, classe (hedged to EUR) A-acc (ISIN: LU2484583302), quotato anch’esso in Borsa Italiana.

 

Vuoi saperne di più?



1 – Fonte: Climate Bonds Initiative (CBI). Dati al 31 dicembre 2022.
2 – Fonte: Climate Bonds Initiative (CBI).
3 – Per garantire comparabilità tra green bond e obbligazioni tradizionali al fine di verificare l’esistenza di un premio verde è necessario considerare come caratteristiche simili la scadenza (o maturity), la data di emissione, il tipo di emittente (inclusi precedenti coinvolgimenti in progetti sostenibili) e la struttura del pagamento cedolare.
4 – Pricing dei green bond sul mercato primario.
5 – Fonte: Climate Bonds Initiative (CBI).
6 – Fonte: Climate Bonds Initiative (CBI).
7 – Fonte: Banca Europea per gli Investimenti. Dati al 16 maggio 2023.
8 – Uno strumento è definito di Investment Grade se il suo rating creditizio è pari o superiore a BBB (nella scala di giudizi utilizzata da S&P) o a Baa2 (nella scala di Moody’s). Il rating (o merito) creditizio mira a rappresentare l’affidabilità di un soggetto che richiede un finanziamento e valutare l’opportunità o meno di concederglielo.
9 – Se la valuta di un prodotto o di un servizio finanziario o ancora dei suoi costi differisce dalla moneta di riferimento dell’investitore, il rendimento e/o i costi possono aumentare o diminuire a seguito delle oscillazioni del cambio.
10 – La scala MSCI ESG stabilisce il rating di sostenibilità delle aziende, che può variare da un massimo di tripla A a un minimo di tripla C (AAA, AA, A, BBB, BB, B, CCC). I primi due livelli (AAA, AA) vengono assegnati alle aziende leader nella gestione dei rischi e delle opportunità più significative rispetto ai fattori ESG, mentre la soglia minima descritta dal rating BBB si riferisce, secondo la definizione di MSCI ESG, ad aziende con un track record misto o non eccezionale nella gestione dei suddetti rischi e opportunità.
11 – Il Controversy Score di MSCI ESG è strutturato in una scala 0-10, dove “0” rappresenta il caso più severo di controversia relativa ai fattori ESG. L’universo di investimento elegibile del fondo comprende titoli associati a un Controversy Score superiore a un livello minimo di 1.
12 – REGOLAMENTO (UE) 2019/2088 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 27 novembre 2019 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari.

 

Scritto da

UBS ETF ha un lungo track record nella gestione di soluzioni indicizzate per i propri clienti. Nel 2001 UBS ha lanciato il primo ETF. Oggi UBS ETF propone un’ampia gamma di ETF su indici azionari, obbligazionari e alternativi quotati sulle principali Borse europee. Presente dal 2013 in Italia con un team dedicato di 3 persone, in Europa UBS ETF gestisce patrimoni per oltre 85 miliardi di dollari e rappresenta il quarto operatore nel mercato degli ETF in Europa (Fonte: ETFGI al 31 Agosto 2022) con oltre 135 prodotti quotati presso Borsa Italiana. UBS ETF fa parte di UBS Asset Management che è una delle principali società di gestione a livello mondiale, con un patrimonio in gestione di 1026 miliardi di dollari, di cui oltre 440 miliardi in gestione passiva (al 26 Luglio 2022). Per maggiori informazioni: www.ubs.com/etf.

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