I mercati si avvicinano a un punto di svolta. La coda della pandemia e la ripresa economica che si sta registrando a livello globale porteranno a una graduale normalizzazione della politica monetaria delle banche centrali. La Federal Reserve, per esempio, ha annunciato che gli acquisti di titoli potrebbero fermarsi già alla metà del 2022. La stessa Banca centrale europea, ben più cauta sul fronte del tapering, di recente ha comunque annunciato una ricalibrazione al ribasso del programma di acquisto titoli Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme).
La sensazione, dunque, è che un periodo di forte ripresa dovrebbe coincidere, da una parte, con una crescita degli utili delle grandi aziende internazionali e, dall’altra, con un possibile riassestamento sui mercati azionari dovuto al graduale ritiro delle politiche monetarie d’emergenza.
Le fonti d’incertezza in un periodo di transizione sui mercati
Rimangono, poi, numerose fonti d’incertezza, che rendono i mercati di non facile lettura da qui ai prossimi mesi. In Oriente, per esempio, il tracollo di Evergrande e l’interventismo del governo cinese nei confronti delle grandi aziende tech hanno appesantito non poco i listini azionari.
Senza contare poi che, diversi comparti importanti come l’automotive (ma non solo), stanno subendo l’effetto collo di bottiglia nella produzione a causa della penuria di microchip e componenti elettronici.
Ne deriva di fatto un grande periodo di transizione, in cui molti investitori a livello globale stanno cercando un posto sicuro dove investire e ottenere rendimenti comunque interessanti. Le case di gestione, quindi, stanno cercando di elaborare prodotti che possano in qualche modo venire incontro alle esigenze espresse dal mercato. Una di queste è la svizzera Ubs, la quale lo scorso 17 settembre ha quotato su Borsa Italiana la versione euro hedged (cioè con copertura del rischio di cambio) dell’UBS (Irl) ETF plc – S&P Dividend Aristocrats ESG UCITS ETF – la versione a cambio aperto esiste già da anni.
Le migliori società da dividendi a livello globale
Il prodotto di Ubs ha criteri di selezione dell’universo investibile che partono da alcuni punti fermi. Il primo, è che le società incluse debbano avere una media giornaliera di 5 milioni di dollari di scambi negli ultimi 3 mesi, oltre a un flottante di almeno 1 miliardo. Inoltre, devono avere mantenuto (o accresciuto) un ammontare di dividendi stabile tutti gli anni per almeno 10 anni. L’indice Dividend Aristocrats, in un’ottica di diversificazione efficace, è tarato in modo tale che ogni azienda non possa pesare per più del 3% sul paniere, oltre al fatto che ogni nazione non deve incidere per più del 25 per cento.
Senza dimenticare l’attenzione ai criteri Esg
Il periodo pandemico ha rimarcato ancora una volta l’importanza del rispetto dei criteri Esg, ovvero in campo ambientale, sociale e di governance. In quest’ottica, Ubs ha ritenuto importante applicare un ulteriore filtro Esg all’universo investibile del suo Etf. Infatti, come prima cosa, esclude dall’indice S&P Developed Dividend Aristocrats tutte quelle società non in linea con i dettami del Global Compact delle Nazioni Unite. Un ulteriore criterio di esclusione viene applicato per tutte quelle aziende coinvolte in business controversi come il settore delle armi, del tabacco o del carbone. Ma non solo: perché il paniere è precluso anche a tutti quei titoli che si posizionino nel 25% peggiore dell’S&P Dow Jones in termini di punteggio Esg.
Il risultato finale, quindi, è un prodotto attento all’Esg capace di scovare le aziende con i migliori dividendi in un periodo dove, sulla carta, gli utili per azione dovrebbero aumentare in virtù della crescita economica.
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