In un contesto di difficile lettura, per alcuni analisti sembra essere giunto il momento di puntare sulle azioni value. Negli ultimi anni l’economia e i mercati hanno vissuto in un clima straordinario: le politiche espansive delle banche centrali, i tassi bassi e la pandemia hanno spinto tantissimo le cosiddette azioni growth, come lo sono molte aziende tecnologiche, che hanno cioè una valutazione molto più elevata rispetto agli utili prodotti proprio per il potenziale di crescita che il mercato riconosce loro. Ora, però, con il recente annuncio della Federal Reserve per una normalizzazione della politica monetaria, si profila uno scenario molto più attraente per le azioni value, ovvero realtà con fondamentali solidi che attualmente sono trattate a prezzo di sconto a causa delle particolari condizioni del mercato.
La riscossa della azioni value
Come fanno notare gli analisti della casa svizzera d’investimenti Ubs, negli ultimi tre anni – prendendo in considerazione il mercato azionario statunitense – la differenza di performance tra i titoli value e growth è stata molto consistente, con quest’ultimo tipo di azioni che hanno raggiunto un differenziale anche del 90%. Di recente, però, il gap ha cominciato a restringersi e questo, secondo alcuni analisti, potrebbe essere un segnale di uno spostamento del mercato verso i titoli value. Anche in Europa il mercato value è ritenuto interessante dagli analisti. Infatti, in molti ritengono che la crescita economica – che dovrebbe rimanere solida anche per il 2022 – finirà per avvantaggiare questo tipo di azioni. Sul mercato esistono prodotti d’investimento specifici per andare a intercettare il rendimento attraverso le azioni di elevata qualità, ma trattate a prezzo di sconto. E, tra l’altro, investire sui titoli value può essere abbinato anche a un altro importante trend di mercato: la sostenibilità. Infatti, è possibile ribilanciare il portafoglio in alcuni settori sottopesati nelle loro versi Sri e Esg degli stessi indici.
Filtri di qualità per intercettare le aziende migliori
Ubs ha nella sua gamma di Etf, fondi passivi che replicano l’andamento di un indice, una serie di prodotti che permettono di investire value. Il che significa puntare su aziende che al momento presentano valutazioni d’occasione, ma che sono caratterizzate da un’alta qualità. Un parametro quest’ultimo ottenuto attraverso l’applicazione di alcuni filtri, come previsto dall’indice Msci Prime Value: dal return on equity (l’utile netto rapportato alle azioni possedute), al debt to equity (l’indebitamento rapportato alle azioni) fino alla variabilità dei guadagni. Al quale segue una ulteriore valutazione (rapporto tra prezzo e valore contabile, tra prezzo e utili, capitalizzazione di mercato e ricavi, prezzo e flusso di cassa). Solo le aziende con lo z-score più elevato entrano nell’indice.
Attenzione al Prime value europeo
Ubs propone prodotti che si basano sull’indice Msci Prime Value, in diverse classi ed esposti a differenti aree geografiche. Per esempio, l’UBS ETF (IE) Factor MSCI USA Prime Value UCITS ETF offre un’esposizione alle large e mid cap statunitensi (un prodotto disponibile anche con copertura dal rischio di cambio). È sotto i riflettori anche il settore value per quanto riguarda il mercato europeo, a causa dell’interessante rendimento da dividendi del 3,3%, superiore del 50% rispetto alla media dell’Eurozona. Prodotti come l’UBS ETF (LU) Factor MSCI EMU Prime Value UCITS ETF sono disponibili per chi fosse interessato a investire in quest’area del mondo, anche nelle versioni con protezione dal rischio di cambio. Qui lo stile Prime Value ha un solido track record avendo sovraperformato in 16 degli ultimi 22 anni, con un rendimento totale annuo medio del 10% dal 1996, rispetto al 7,9% del benchmark MSCI EMU.
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