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#ABCFinanza: Alla scoperta degli ETP (e degli ETN)

“La cultura finanziaria degli italiani resta contenuta sebbene in lieve miglioramento, soprattutto nel sottocampione degli investitori, rispetto alle rilevazioni precedenti”. Questo scrive Consob, l’autorità chiamata a vigilare sui mercati e le società quotate, nel Rapporto 2020 sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane1. Da qui partiamo per chiedervi: cosa vi viene in mente se diciamo “replicante”?

Se la prima risposta che vi salta in testa è “Blade Runner”, siamo spiacenti ma dobbiamo costringervi a rinviare la passeggiata che fate quotidianamente per andare a vedere i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. Perché qui urge un breve approfondimento. Pronti? Partiamo.

 

Viaggio nel mondo dei replicanti: gli Exchange Traded Products

Nella galassia dei prodotti finanziari, esiste un mondo di “replicanti” o “cloni”. Si tratta di strumenti passivi che si limitano a replicare l’andamento di un sottostante: un paniere azionario, un paniere di obbligazioni, un tot di valute, una o più materie prime, e via dicendo.

Non tutti i “cloni” sono uguali: su questo nostro blog, in tutti questi anni di attività, vi abbiamo parlato tante volte di ETF2. Più recentemente, vi abbiamo parlato degli ETC3. Vi abbiamo anche detto che tra gli uni e gli altri ci sono punti in comune e punti di importante distinzione. Entrambi, comunque, rientrano nella medesima categoria: quella degli Exchange Traded Products.

Quindi, sì: gli ETP possono assumere diverse forme. Tutte, in ogni caso, accomunate da alcuni tratti salienti.

Tutti gli ETP, infatti:

• sono quotati su mercati regolamentati;
• si possono negoziare come un’azione negli orari di apertura degli scambi in Borsa;
• puntano a replicare la performance dell’indice di riferimento o dell’attività sottostante.

Gli ETP più diffusi sono per l’appunto gli ETF (Exchange Traded Funds), gli ETC (Exchange Traded Commodities) e gli ETN (Exchange Traded Notes).

Avendo già in passato parlato di ETF e di ETC, vale forse la pena oggi di soffermarsi proprio sugli ETN.

Cosa dire di questi Exchange Traded Notes?

 

Cosa sono e come funzionano gli Exchange Traded Notes?

Gli ETN sono simili agli ETF, dal momento che, come questi, vengono scambiati in Borsa e seguono l’andamento di un certo indice di riferimento. Ma le analogie finiscono qui. Se l’ETF rientra nel perimetro degli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, con tutto ciò che ne consegue in quanto a struttura e remunerazione, l’ETN è qualcosa di diverso, e più precisamente:

• è un titolo di debito senior non garantito, tipicamente emesso da una banca;
• è un titolo che, alla scadenza, corrisponde all’investitore l’intero valore dell’indice, meno la commissione di gestione;
• come qualsiasi altro titolo di debito, espone l’investitore al rischio di credito dell’emittente.

L’ETN è diverso dall’ETF perché non possiede il sottostante che il suo rendimento traccia. Un ETN è essenzialmente una “scommessa” sulla direzione dell’indice di riferimento: come si muove l’indice, così si muove l’ETN.

 

Breve storia degli Exchange Traded Notes

A sviluppare gli ETN è stata Barclays Bank nel 2006. Gli ETN replicano la performance di indici di diversa natura: di valute, tassi d’interesse, azionari, obbligazionari. Il loro punto di forza consiste proprio nel consentire all’investitore di accedere a indici che per altre vie sarebbero difficilmente accessibili.

E questo è ciò che essenzialmente distingue gli ETN dagli ETC: la natura del sottostante. Per farvela molto, molto, molto breve: se è una materia prima (o un paniere di materie prime), allora abbiamo di fronte un ETC4, altrimenti abbiamo davanti un ETN.

 

 

Vantaggi e svantaggi dell’investimento in ETN

L’ETN, dice chi se ne intende, presenta un minor tracking error rispetto all’ETF: in parole povere, è più difficile che l’andamento dell’ETN si discosti da quello del sottostante. L’emittente promette quindi di pagare l’intero valore dell’indice, qualsiasi cosa accada, meno il coefficiente di spesa, eliminando completamente il tracking error.

Si fa presto a dire “replicare l’indice”. Ma come? Concretamente, il sottostante dell’ETN è un basket di Futures, opzioni, swap azionari e altri strumenti il cui obiettivo è approssimare il rendimento dell’indice di riferimento. Se la banca, con la sua strategia, non riesce replicare la performance dell’indice, coprirà la discrepanza.

Come detto e ripetuto, gli ETN danno la possibilità di accedere a mercati e strategie complesse che i prodotti più convenzionali non possono raggiungere: per esempio, nel 2011 Barclays Bank emise un ETN che per trarre profitto dagli aumenti della volatilità del mercato azionario e un altro per trarre profitto dai cambiamenti nella forma della curva di rendimento del Tesoro USA.

In compenso, se gli ETF sono soggetti al rischio di mercato, gli ETN sono soggetti sia al rischio mercato che al rischio di credito dell’emittente. Il che non è un aspetto trascurabile, soprattutto alla luce di quanto accaduto dal 2008 in poi. In linea di massima, poi, gli ETN sono meno liquidi degli ETF.

ETF, ETC ed ETN: tassazione a confronto

Il trattamento fiscale degli ETC e degli ETN differisce da quello degli ETF. Ricordiamo che negli ETF, a partire dal 2014, tutti i proventi positivi vengono trattati come reddito di capitale, comprese le plusvalenze eventualmente registrate, che però non possono essere utilizzate per compensare le eventuali minusvalenze di altri strumenti finanziari; le eventuali minusvalenze, invece, sono trattate come redditi diversi e, in quanto tali, si possono compensare con le plusvalenze di altri strumenti finanziari che generano redditi diversi .

ETC ed ETN, invece, permettono di compensare plusvalenze e minusvalenze. L’aliquota applicata è quella del 26%.



1. Report Consob 2020
2. cosa sono gli ETF e perché sono così convenienti?
3. Cos’è e come funziona un ETC
4. Tutti i dettagli nel post che abbiamo linkato alla nota precedente.

 

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