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La busta arancione dell’INPS: sei errori da non commettere

La busta arancione dell'inps

Consapevole della delusione previdenziale a cui vanno incontro molti lavoratori e del problema sociale legato all’insufficienza delle pensioni, l’INPS ha deciso di mettere in campo una massiccia campagna di sensibilizzazione sul tema.

Oltre al simulatore online della pensione futura, l’istituto presieduto da Tito Boeri ha predisposto le cosiddette “Buste arancioni” che, dopo vari annunci e rinvii, dovrebbero essere recapitate a partire da questa settimana nelle case di sette milioni di contribuenti italiani (il nome arriva da un’iniziativa simile della Svezia, che ha scelto proprio il colore arancione per le lettere).

Se Maometto non va alla montagna…

La Busta Arancione altro non è che la versione cartacea della simulazione già disponibile online sul sito web dell’INPS, a cui però è possibile accedere solo previa richiesta del codice Pin o della chiave digitale Spid che permette di utilizzare tutti i servizi della Pubblica Amministrazione.

Proprio perché molti contribuenti ancora non hanno richiesto questi codici, l’INPS ha pensato bene di “costringerli” a informarsi recapitando direttamente a casa loro una fotografia della loro situazione contributiva, con la proiezione della loro pensione futura. Per la serie: “Se Maometto non va alla montagna…”. In pratica, i cittadini riceveranno una simulazione personalizzata – per intenderci, analoga a quelle che vi abbiamo raccontato per l’architetto Alice e il dipendente Carlo.

Questa prima tranche di buste raggiungerà in tutto sette milioni di cittadini privati (nella casella della posta) e 1,5 milioni lavoratori del settore pubblico (a questi ultimi direttamente allegata allo stipendio) tra coloro che ad oggi non sono ancora in possesso del Pin dell’INPS o dello Spid. Ma l’obiettivo finale è quello di raggiungere 18 milioni di cittadini entro la fine dell’anno.

Sei dettagli da non prendere sotto gamba

Lo ribadiamo, l’intenzione dell’INPS è senz’altro positiva: sensibilizzare i contribuenti sulla necessità di attrezzarsi con una soluzione di previdenza integrativa e aumentare la consapevolezza sui servizi disponibili online. Tuttavia, come emerge da un recente studio realizzato da Progetica per Corriere Economia, se letti con superficialità, i risultati della simulazione contenuta nelle buste arancioni rischiano di sortire l’effetto contrario a quello desiderato. Il motivo? In breve: le previsioni sono eccessivamente ottimistiche.

  1. L’aumento del PIL dell’Italia è ipotizzato pari all’1,5% annuo: un andamento ben diverso da quello a cui ci siamo abituati ultimamente. Giusto per rammentarvi quella che è la realtà, il PIL dell’Italia è sceso dell’1,02% negli ultimi 5 anni, è calato dello 0,71% negli ultimi dieci ed è salito dello 0,43% se consideriamo gli ultimi 20 anni.
  2. Il tasso di inflazione considerato è piuttosto lontano dalla realtà: lo standard è il 2%, ovvero il target fissato dalla BCE, ma se guardiamo ai fatti l’aumento dei prezzi al consumo è stato dello 0,90% negli ultimi 5 anni, dell’1,48% negli ultimi 10 anni e dell’1,84% negli ultimi 20.
  3. Il calcolo si basa su un’ipotesi di carriera costante, quindi senza quei “buchi contributivi” dovuti a interruzioni nell’attività lavorativa che invece sono ormai quasi la normalità per molti cittadini italiani.
  4. La simulazione ipotizza una carriera relativamente fortunata: la crescita della retribuzione stimata è pari all’1% annuo in termini reali. In pratica significa che un lavoratore di 30 anni arriverebbe al momento della pensione, a 65 anni, con una retribuzione lievitata del 42% rispetto ai livelli attuali. Non tutti possono sperarci, anche se alcuni faranno certo di meglio.
  5. Le proiezioni sono indicate al lordo delle tasse, e questo potrebbe trarre in inganno il destinatario della missiva.
  6. L’INPS non naviga in ottime acque e potrebbe decidere, per “stare in piedi”, di abbassare l’importo delle pensioni erogate e/o di allontanare ancora il momento del pensionamento, quindi non è detto che da qui al momento in cui andrete in pensione le cose rimarranno come sono oggi. Anzi, è piuttosto improbabile.

 

Che fare allora?

Al netto di queste considerazioni, rimane l’utilità sociale della sensibilizzazione dei cittadini sul tema della previdenza. Il nostro consiglio è innanzitutto quello di richiedere il codice Pin (verrà inviato in due parti, una via sms sul cellulare e una a casa, per posta) e accedere alla simulazione online dell’INPS: il servizio è molto intuitivo (se avete dei dubbi leggete qui) e consente di fare degli “aggiustamenti” per rendere lo scenario un po’ più realistico.

In ogni caso vale la pena di iniziare a pensare a un “piano B” per la pensione: del resto quante volte vi siete imbarcati in onerosi acquisti a rate per un’automobile o in un mutuo per la casa? E allora non sarebbe il caso di impegnarsi un po’ anche per la vostra vita futura? Innanzitutto, chi ha a disposizione un fondo pensione negoziale, o un fondo pensione aziendale è bene che consideri seriamente di aderirvi, dopo averne valutato le condizioni, soprattutto i costi.

Ma anche chi non ha un conveniente accesso a queste forme previdenziali integrative, pensiamo per esempio a molti freelance, a molti professionisti che lavorano in regime di Partita IVA, può fare qualcosa di concreto per il proprio futuro. Non è necessario dissanguarsi con versamenti insostenibili. Per cominciare vi possono bastare 100 euro al mese.


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Ultimi commenti
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    Giuste le considerazioni e anche i suggerimenti, però direi di non esagerare con gli allarmismi perché nei prossimi trent’anni potrebbe capitare di tutto (in meglio ma anche in peggio) vista la velocità estrema dei cambiamenti di questi ultimi anni.

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      L’ottimismo è una bella cosa, e nella vita aiuta (dicono alcuni studi di pscicologia, ma mi duole dire che le probabilità che ci siano sorprese positive sul fronte pensioni, con riferimento all’attuale sistema, sono veramente basse. Infatti, i trend demografici sono abbastanza forti e difficili da invertire (non è economia/mercati, volatili e imprevedibili, è la più stabile demografia).
      Quini, parliamone. Anzi, il problema è che in Italia se ne è parlato troppo poco, di questi problemi, sfiorando la colpevole omertà: non è allarmismo, è presa di coscienza. Altrimenti il rischio è che il bubbone scoppi all’improvviso. Bisogna parlarne e trovare soluzioni che – piaccia o non piaccia – sono legate a un maggior risparmio a lungo termine dei singoli. Lo Stato può intevenire con stimoli fiscali, agevolazioni, normative favorevoli, ecc, ecc, ma dimentichiamoci il “welfare”, perché non ci sono i soldi pubblici. Non è una questione politica pubblico vs privato, liberismo e bla bla bla, no, semplicemente è una questione di finanze pubbliche magre…

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    In presenza di un fondo pensione aziendale è meglio versare ulteriori
    contributi sul medesimo fondo o crearse un altro con un’altra compagnia,
    al fine di diversificare?

    O se preferite, i gestori di un fondo pensione, possono fallire?
    In tal caso, ci sono delle tutele?

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      Generalmente – ma bisogna vedere caso per caso – un fondo pensione aziendale è conveniente, specie se negoziale (cioè di categoria).
      I fondi pensione, come i fondi comuni (ETF inclusi) NON possono fallire “nel senso obbligazionario del termine”. Infatti i soldi sono e restano sempre di proprietà del risparmiatore, custoditi dalla banca depositaria e gestiti dal gestore con una delega. Il denaro però non cambia mai di proprietà: dunque la tutela dei fondi comuni, pensione ed ETF è in tal senso massima.

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    Complimento: post ben fatto, chiaro, efficace ed essenziali.
    Difetti? Illudere qualcuno che versando 100 euro al mese per 35 anni riuscirá ad avere un vitalizio di 600,00 euro mensili.

    Capisco che ” piuttosto che niente é meglio piuttosto” ma dire che con 42.000,00 euro ci si fa una pensione integrativa é offendere l’intelligenza di chiunque.
    Anche un 30 enne, a digiuno di finanza e previdenza, sa che se iscritto alla gestione separata versando circa 400,00 euro al mese avrá a 70 anni una pensione di 600 euro al mese. (4.776,00 euro contributo minimo Inps 2015)
    É necessario essere seri e darsi obiettivi importanti: per una reale integrazione pensionistica in 30/35 anni bisogna accantonare risparmio per almeno 150.000,00 euro: 300/400 euro al mese.

    Poi bisogna pianificare bene e farsi aiutare dalla capitalizzazione composta e, soprattutto, da un bravo professionista: comprare gli ETF suggeriti da AO, sottoscrivere il PAL Zenit, o quanto suggerito da Eligio o altro consulente.

    Affermare che bastano 100,00 euro é tornare agli omini degli anni 80, che passano di casa in casa a riscuotere polizze da 100.000 lire al mese (51,00 euro), promettendo un futuro milionario a chi versava.
    Avete vecchie zie, vicini di casa, tabaccai o postini diventati ricchi e con pensioni adeguate con questi versamenti da 100.000 lire (51,00 euro)?

    Con affetto e stima saluto ed auguro buona vita, visto che lunga sará lunga per tutti, soprattutto per chi é nato dopo il 1979: 100,00 anni!
    Risparmiate amici, risparmiate!

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      Nessuna illusione. E’ matematica finanziaria tradizionale. Con un montante dei 42k versati pari a 136k euro, basta infatti applicare la formula standard per una rendita finanziaria:
      Capitale = Rendita*((1-(1+i)^-n)

      se si usa i= tasso d’interesse sulla scadenza, n=anni x12 mesi, Capitale=136k, ottieni la rendita. Con i = rendimento di Btp pari scadenza (25-30 anni), si ottiene una rendita superiore a 610 euro al mese.

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        Buona sera Raffaele,
        tu lo sai io ti voglio bene e ti ringrazio per la risposta ma…. tu non vuoi bene né a me né ad Alice:
        vuoi che l’architetto Alice schiatti a 96 anni!
        Ribadisco: piuttosto che niente è meglio piuttosto, ma non illudiamo i trentenni con la favola dei 100,00 euro al mese.
        Infatti, proviamo a fare i calcoli “della serva”
        1. 100,00 euro al mese per 35 anni al 5% medio annuo ( rendimento max della distribuzione Montecarlo da voi considerata, come da grafico inserito nel post),
        riescono a costituire un montante di soli 114.083,00 euro.
        2. Volendo vivere di Cedola e ipotizzando un rendimento effettivo lordo del BTP trentennale pari a quello attuale, pari a 2,55%, la rendita lorda sarebbe di 2.909,00 euro, meno di 250,00 euro al mese.
        3. Pur ipotizzando il doppio, ovvero il 5% non si arriva a 500,00 euro al mese,
        4 Ipotizzando un rimborso di 600,00 euro al mese e un costante rendimento medio del 5% annuo il capitale si azzera in 31 anni.
        La speranza di vita di una donna di 65 anni del 2014 é di 22 anni (http://demo.istat.it/unitav2012/index.html?lingua=ita), e poiché ultimamente abbiamo guadagnato in media tre mesi di vita in piú all’anno vuol dire che Alice quando avrá 65 anni avrá la ragionevole probabilitá di vivere ancora 33 anni, arrivando a 98 anni! Come fará per gli ultimi sette anni di vita a vivere senza pensione integrativa? Non sono forse gli ultimi anni quelli piú dispendiosi per cure ed assistenza?
        Questo se si vuol leggere la realtà con i numeri, fortunatamente vivremo 100 anni e quindi é bene darsi obiettivi importanti: per la vecchiaia ognuno di noi dovrá riempirsi uno zainetto con almeno 150.000,00 euro, se poi se ne ritroverâ 400.000, 00 tanto meglio, ma se ne mette 42.000,00 non andremo lontano.
        Buona lunga vita a tutti
        linka questo é di un decennio fa http://youtu.be/SaRZIY7o4eI

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          Buongiorno Eligio, non voglio avere l’ultima risposta a tutti costi, ma:
          1) il rendimento massimo della simulazione riportata nel post con la simulazione non è 5% (http://it.adviseonly.com/blog/brandcorner/pensione-oggi/un-reddito-extra-per-la-pensione-con-un-pac-bastano-100-euro-al-mese/);
          2) è probabile che l’aspettativa di vita aumenti ancora, ma una pura estrapolazione lineare del trend è un modello di crescita semplicistico, dato che c’è una biologia della specie e non siamo destinati a vivere in eterno – tra l’altro, per la prima volta l’aspettativa di vita degli italiani è scesa (http://tinyurl.com/zwl6oox); secondo l’Istat, comunque, la previsione per la speranza di vita di una donna di 65 anni nel 2051 è oggi stimata pari a 26.6 anni;
          3) il BTP trentennale rende oggi 2,67% e la media dell’ultimo anno è 2,8% (i decimali contano, su anni e anni) – ma questo è un dettaglio, nessuno sa come saranno i tassi tra 25-30 anni…
          4) la rendita, con questi numeri – partendo da un montante di 114k, che comunque è un numero ragionevole – è pari a 508 euro.
          In ogni caso è solo una simulazione, un esempio, benché realistico, perché effettuato con dati veri di lungo termine. Il risultato di un piano d’investimento a lungo termine è incerto, benché fortemente asimmetrico a favore dei risultati positivi.
          Il punto chiave, l’idea centrale è che i risultati sono sì aleatori, perché i mercati sono aleatori, ma sono comunque positivi. Perché risparmiando anche poco (magari iniziando con poco), si crea un tesoretto certamente utile da anziani, che anche nei casi più sfavorevoli è di aiuto. Anche fossero 400 euro al mese, o 300 euro al mese, sarebbero un aiuto. Basta chiedere ai molti pensionati di oggi con pensioni magrissime, se sarebbero più o meno contenti di avere 300-400 euro al mese in più. E, probabilmente, ipotizzando una dinamica un minimo favorevole dell’investimento (in linea con la storia degli ultimo 100-120 anni), possono essere decisamente di più. E questo per me è tutto.

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            Buon giorno Raffaele, grazie per l’attenzione che mi dedichi rispondendo punto su punto. Non é mia intenzione fare il Ping pong su dati, fonti e previsioni perché é sterile in sé ed anche se non lo fosse non é un blog il luogo ed il modo per confrontarsi.
            Torno alle opinioni.
            Vi rinnovo i complimenti per il vostro impegno nell’educazione finanziaria, per il post sulla busta arancione e, ribadisco, la mia umile opinione che piuttosto che niente è meglio piuttosto ma, anche, che 100,00 euro al mese non bastano.
            A chi mi sceglie lo dico chiaramente: l’obiettivo per un reddito integrativo pensionistico o pre pensionistico é mettere in uno zainetto almeno 150.000,00 euro.
            Come? 100,00 euro al mese, e poi spot quando c’ é un benefit aziendale o l’ereditá della zia? Va bene!
            La vostra opinione è che 100,00 euro al mese bastino? Va bene!
            Il mondo é bello perché é vario e, poi, parlando di futuro siamo tutti bugiardi perché nessuno sa cosa accadrá tra 5 minuti, figuriamoci tra 35 anni.
            Però a Davos, quest’anno, si é parlato di longevitá: progressione lineare o esponenziale che sia, un sondaggio tra i presenti ha indicato in 100 anni l’etá d’equilibrio per andare in pensione.
            Per me finisce qui: complimenti e buona lunga vita a tutti!
            Con affetto e stima Eligio Bosco

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