a
a
HomeCAPIRE LA FINANZAABC FINANZAFisco e pensione: come funziona la tassazione del TFR?

Fisco e pensione: come funziona la tassazione del TFR?

Su vari articoli si è parlato dell’importanza della contribuzione a fini pensionistici, ovvero, come cantava Guccini:

Mio padre in fondo aveva anche ragione, a dir che la pensione è davvero importante.

Questo soprattutto perché la pensione statale, o di base, è sempre più una percentuale minima dell’ultimo reddito percepito, in alcuni casi anche il 60% in meno (qui per approfondire). Ed è una decurtazione davvero pesante.

Non saprei se sia per venire davvero incontro alle esigenze dei futuri pensionati poveri o per favorire gli intermediari finanziari, fatto sta che le quote che avete come TFR possono, anche in caso di inerzia, essere devolute a forme pensionistiche complementari.

Dove può andare il TFR?

Entro 6 mesi dall’assunzione a tempo indeterminato in un’impresa con almeno 50 dipendenti, il TFR va automaticamente, secondo il principio del silenzio-assenso, se non comunicato altrimenti, in un “fondo pensione”. Ve ne sono diversi tipi:

  • Fondi Pensione Negoziali – sono fondi pensione che i datori di lavoro, in base al settore di appartenenza, oppure per aree geografica, concordano con degli intermediari per garantire da un lato degli afflussi regolari, e dall’altro dei vantaggi ai lavoratori medesimi, come ad esempio un versamento contributivo aggiuntivo.
  • Fondi Pensione Aperti – sono forme pensionistiche complementari istituite da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM). Per l’appunto aperti a chiunque voglia sottoscriverli
  • Piani Individuali Pensionistici di tipo assicurativo (PIP) – sono forme pensionistiche complementari istituite dalle imprese di assicurazione.
  • Fondi Pensione Preesistenti – sono fondi preesistenti alla riforma del 1993 che istituiva i fondi pensione, sono quindi degli antesignani.

Qualora il datore di lavoro non abbia un fondo pensione di base, il TFR va ad un fondo ad hoc istituito presso l’INPS, Fondinps.

Questi fondi hanno generalmente diverse linee di investimento, a seconda dell’esposizione ai mercati azionari e quindi della rischiosità percepita, partendo da linee a volte garantite (tipicamente quanto il TFR) fino ai fondi dinamici con il 60-80% di azionario in pancia.

Finisco questo breve escursus citando l’autorità di vigilanza preposta, che è la Covip.

La tassazione del TFR

Per quanto riguarda strettamente la tassazione, la situazione è complessa… ma non troppo.

Innanzitutto il TFR (la cui rivalutazione è 1,50% più il 75% dell’inflazione di periodo) viene tassato separatamente alla liquidazione, con un procedimento che farebbe invidia agli antichi alchimisti. Sulla parte di rivalutazione la tassazione è fissa al 17%, sul resto il risultato è variabile, e l’aliquota viaggia tra il 10 e il 20%, a seconda anche della media della tassazione degli ultimi 5 anni del singolo percettore.

Ma come viene tassato il mio investimento se trasferisco il TFR ad un fondo pensione negoziale ?

  • Innanzitutto possiamo portare in deduzione, abbassando il carico fiscale, la quota volontaria aggiuntiva versata annualmente, fino ad un massimo di circa 5.164€. Ad esempio, supponendo un reddito di 30.000€ e una tassazione IRPEF al 27% (per semplicità senza scaglioni), pagheremmo 8.100€ di imposte.

Versando il 2% in aggiunta al TFR, magari con l’apporto di un altro 2% da parte del datore di lavoro nel caso di Fondi Negoziali, aggiungeremmo 1.200€ (il 4%), che, portandoli in deduzione, ci faranno pagare 324€ di imposte in meno.

  • Durante la vita del fondo pensione, fermo restando la tassazione al 12,50% dei titoli di Stato ed equivalenti in esso contenuti, la tassazione dei redditi da capitale e dei capital gain è al 20% e non al 26%.
  • In fase di erogazione, la tassazione della pensione è al 15% per i primi 15 anni, e poi si abbassa dello 0,3% annuo fino ad una imposizione minima del 9% dopo 35 anni di contributi.

Tirando le somme…

Quindi i vantaggi sembrano essere molteplici, da un lato una detassazione in fase di accumulo all’aliquota IRPEF vigente, dall’altro una tassazione minore in sede di gestione della posizione finanziaria, e infine una tassazione ridotta in fase di erogazione.

Tralasciando l’impatto che ha avuto sulla capitalizzazione delle imprese, soprattutto per quelle a maggior incidenza di manodopera, una tassazione così costruita porta inesorabilmente a favorire un aumento dell’esposizione agli attivi rischiosi. Verso cioè un fondo pensione di tipo più aggressivo, con una componente azionaria medio-alta, così da massimizzare il risparmio fiscale e beneficiare di quello che strutturalmente è un PAC di tipo previdenziale con tutti i vantaggi e svantaggi che comporta.

L’optimum, secondo i sostenitori della teoria del “life-style”, sembrerebbe quindi quello di abbassare gradualmente il rischio nel tempo, passando da una gestione più aggressiva verso una bilanciata e poi prudente nel corso degli anni, in modo da stabilizzare il montante fin lì accumulato. Ai posteri l’ardua sentenza!

Scritto da

Amo Feynman e la fisica, mi diletto con l'informatica e i viaggi. Da oltre 20 anni lavoro sui mercati finanziari e supporto le persone a prendersi cura dei propri risparmi. Collaboro con alcuni studi commercialistici su tematiche legate alla finanza. Ho scelto la Consulenza Finanziaria Indipendente perchè credo che ciascuno debba sentirsi a proprio agio con i propri guadagni.

Nessun commento

lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.