Un documento per discutere di “offerte iniziali” e di “scambi di cripto-attività”: lo ha pubblicato la CONSOB a metà marzo con “l’obiettivo di avviare un dibattito a livello nazionale sul tema”, sempre nell’ottica della tutela dei risparmiatori di cui l’autorità si occupa1.
A rendere necessaria la riflessione è stata la recente diffusione di Initial Coin Offering (ICO) e, con esse, di crypto-asset nei quali investono i risparmiatori italiani. Di cosa stiamo parlando?
Viaggio nell’Initial Coin Offering
Come spiega la stessa CONSOB sul suo sito2, l’Initial Coin Offering è un’operazione finalizzata alla raccolta dei fondi necessari a finanziare un progetto imprenditoriale, sul modello delle Initial Public Offering3 e dell’equity crowdfunding.
La differenza sta nel fatto che l’ICO comporta l’emissione non di azioni (come l’IPO) ma di token.
A fronte di questi token, gli investitori investono soldi “veri” (dollaro USA, euro e via dicendo) o, più spesso, criptovalute (soprattutto Bitcoin e Ether). La creazione, l’emissione e il trasferimento di token avvengono tramite la cosiddetta tecnologia distributed ledger (DLT).
Cos’è la tecnologia distributed ledger?
Lo spiega bene la Banca Centrale Europea sul suo sito4. Di norma, quando gli istituti bancari effettuano una transazione, il sottostante passaggio di proprietà avviene tramite sistemi centralizzati, spesso gestiti dalle stesse banche centrali.
Un distributed ledger, invece, è un database di operazioni distribuito su una rete di diversi computer anziché custodito presso un nodo centrale. Solitamente tutti i membri della rete possono leggere le informazioni e, a seconda dei permessi che posseggono, possono eventualmente aggiungerne altre.
Il tipo più comune di DTL è la blockchain, così chiamata perché le transazioni sono raggruppate in blocchi, uniti fra loro in ordine cronologico, a formare appunto una catena. Tutta questa catena è protetta da complessi algoritmi matematici, la cui finalità è quella di assicurare l’integrità e la sicurezza dei dati.
Ma cos’è, esattamente, un token?
Nell’ambito di una ICO, il token (letteralmente, “gettone”) è un asset in qualche modo assimilabile a un’azione. Ma, nel dettaglio, può assumere diverse caratteristiche: CONSOB, per esempio, individua alcuni token che, per i loro tratti salienti, “integrano la fattispecie degli strumenti finanziari o dei prodotti finanziari”: gli investment-token e i security-like-token.
Altri token presentano un mix variabile di queste stesse caratteristiche, e infatti sono definiti hybrid-token. Secondo CONSOB, “sono quelli di più difficile trattazione e inquadramento rispetto alle vigenti discipline”.
Quest’ultimo insieme di token, sottolinea l’autorità, può presentare un apprezzabile contenuto di tipo finanziario e può essere collocato a investitori individuali con offerte pubbliche.
ICO e IPO, analogie e differenze
Alla fine della fiera, un’Initial Coin Offering condivide con l’Initial Public Offering due caratteristiche salienti:
- è destinata a un pubblico di investitori potenzialmente indeterminato a livello numerico;
- è connotata da una serie di attività volte alla promozione e alla pubblicità dell’operazione.
Ma, come spiega CONSOB, quello che rende l’ICO diversa rispetto alle offerte tradizionali di strumenti finanziari, è:
- l’utilizzo della tecnologia blockchain, che consente di disintermediare le infrastrutture tipiche dei mercati dei capitali (banca depositaria, consorzio di collocamento e via dicendo);
- lo strumento per regolare i flussi finanziari, che generalmente è una valuta virtuale;
- la pubblicità e la promozione sul web, anche per la raccolta su base transfrontaliera, senza alcun vincolo territoriale per l’emittente né per il promotore;
- la pubblicazione di un cosiddetto White Paper al posto del Prospetto, con le principali caratteristiche dell’operazione e dell’oggetto dell’offerta.
In sostanza, come avviene l’ICO?
La società che intende avviare l’ICO redige appunto il White Paper, che include descrizione del progetto, quantità di capitale necessario, ammontare complessivo dei token che verranno emessi e quota che resterà nelle mani della società, più altre informazioni tecniche per permettere agli investitori di valutare il progetto.
Con l’avvio dell’ICO, la società comincia a collocare i token in cambio di criptovaluta o di valuta reale. E se entro la scadenza dell’offerta non riesce a raccogliere la cifra stabilita, provvederà a rimborsare agli investitori quanto hanno versato, come succede nelle campagne di crowdfunding.
Di seguito, il percorso tipico di un’ICO ricostruito dalla CONSOB.
Tutto questo oggi è sotto la lente della CONSOB perché “sia le offerte primarie di cripto-attività (o token) sia le cripto-attività stesse possono presentare significativi elementi di similitudine con le offerte pubbliche di strumenti e prodotti finanziari”.
E tra gli “elementi di similitudine”, aggiungiamo noi, c’è un certo grado di rischio (mai del tutto assente, quando si parla di investimenti). Ecco perché la partecipazione a questo tipo di offerte pubbliche, così come quella ad altre operazioni analoghe, va ponderata con grande attenzione, nell’ambito di un portafoglio adeguatamente diversificato in ottica di rischio.
Quali sono i settori ad oggi maggiormente coinvolti?
Tutta questa tecnologia si riversa anche sull’economia “reale”. Come mostra il grafico sottostante, i settori che hanno maggiormente fatto uso di questo canale di finanziamento sono quelli più a carattere tecnologico, come logico aspettarsi.
Più nel dettaglio, del totale dei fondi raccolti nel 2018, il 30% circa è andato alle società più legate alla realtà della blockchain e dei servizi di pagamento. Rilevante la presenza del settore Fintech, che ha raccolto 4,4 miliardi di dollari USA, ripartiti in egual misura tra il ramo più a carattere bancario e quello più finanziario e degli investimenti.
1 – Le offerte iniziali e gli scambi di cripto-attività, fonte: CONSOB
2 – Le criptovalute: che cosa sono e quali rischi si corrono, fonte: CONSOB
3 – IPO: cos’è e come funziona un’Offerta Pubblica Iniziale
4 – Quale trasformazione dei mercati finanziari potrebbe derivare dalla nuova tecnologia?, fonte: Banca Centrale Europea