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AAA cercasi trasparenza negli investimenti

Arbitro delle controversie finanziarie: i numeri del 2018

È ancora la trasparenza il dente che duole nella prestazione dei servizi di investimento, specialmente quella offerta dalle banche. E non perché gli istituti bancari siano “cattivi”: semplicemente, per l’accantonamento e l’eventuale investimento dei propri risparmi la famiglia italiana media tende a fare riferimento pressoché esclusivamente alla banca di fiducia, quindi è fisiologico che una parte consistente delle controversie si concentri proprio su questo fronte. Ma facciamo un passo indietro, giusto per contestualizzare.

 

Controversie finanziarie, i numeri del 2018

L’Arbitro per le Controversie Finanziarie – strumento di risoluzione delle controversie tra i piccoli e medi investitori e gli intermediari per la violazione degli obblighi di diligenza, correttezza, informazione e trasparenza imposti a chi presta servizi di investimento o il servizio di gestione collettiva del risparmio1 – ha recentemente diffuso la relazione annuale sul 2018.

Ebbene, stando a questa relazione, nel corso dell’anno l’ACF ha ricevuto 1.824 ricorsi, dato sostanzialmente in linea con quello del 2017, che si attestò sulle 1.839 unità.

Va però precisato che il dato del 2017 è stato fortemente condizionato – per circa il 40% del totale – dai ricorsi che molti azionisti di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca hanno trasmesso all’ACF nel periodo tra maggio e luglio, a valle degli eventi che in quel periodo hanno interessato le due banche venete.

Al netto di questa componente straordinaria, che non si è replicata nel 2018, si può dire che il 2018 ha fatto registrare un incremento del numero dei ricorsi di quasi il 60%.

 

 

Se la consulenza non convince

È interessante, a questo punto, capire dove si sono concentrate le “doglianze” – come vengono chiamate nella relazione – dei clienti che si sono rivolti all’ACF. Un’analisi, questa, possibile grazie al fatto che la segreteria tecnica ha classificato gli oltre 1.400 ricorsi ritenuti ammissibili e ricevibili in base al tipo di servizio di investimento oggetto appunto del reclamo.

Ebbene, più della metà dei ricorsi – il 56,6%, per essere precisi – ha avuto come oggetto il servizio di consulenza in materia di investimenti. Seguono, ma a distanza, i ricorsi riguardanti il servizio di esecuzione di ordini per conto dei clienti (14,1%) e quelli in merito alla prestazione del servizio di collocamento (13%).

 

ACF 1 | amCharts

 

Gli altri temi oggetti di ricorso
  • Servizi accessori – Custodia e amministrazione di strumenti finanziari (2.30%)
  • Gestione collettiva del risparmio (1.90%)
  • Altri servizi accessori (1.60%)
  • Ricezione e trasmissione ordini (1%)
  • Offerta fuori sede (1%)
  • Negoziazione per conto proprio (0.60%)
  • Gestione di portali online (0.60%)
  • Promozione e collocamento con tecniche di comunicazione a distanza (0.40%)
  • Servizi accessori – Concessione di finanziamenti per effettuare operazioni (0.10%)

Da segnalare che per ogni oggetto della controversia (consulenza, esecuzione ordini, collocamento e via dicendo) la voce su cui si è concentrata la quota maggiore di contestazioni è il corretto, trasparente ed efficiente svolgimento dei servizi e delle attività.

Un esempio? In riferimento alla consulenza in materia di investimenti, sono stati in tutto 797 i ricorsi giudicati ammissibili/ricevibili, su un totale, come visto, di 1.408. Ecco, nell’ambito di questi quasi 800 ricorsi, quale è stata la distribuzione delle materie del contendere.

 

ACF 2 | amCharts

 

Facciamo un TUF nella finanza

Avrete notato che la citazione sul “corretto, trasparente ed efficiente svolgimento dei servizi e delle attività” è accompagnata dalla nota “21TUF”. Cos’è questa curiosa dicitura? Niente di esoterico: solo il rimando a un articolo del cosiddetto Testo Unico della Finanza2 – in sintesi, TUF – che ha visto la luce con il decreto legislativo 58/1998, recentemente aggiornato con le modifiche apportate dal decreto legislativo 19/2019, anche a valle di MiFID II.

Orbene, l’articolo 21 del TUF dispone per gli operatori l’obbligo, fra gli altri, di “comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza, per servire al meglio l’interesse dei clienti e per l’integrità dei mercati”. Il che comporta il dovere di acquisire ogni informazione necessaria dai clienti e di operare in modo che la clientela sia sempre adeguatamente informata.

In quest’ottica, le comunicazioni pubblicitarie e promozionali devono essere corrette, chiare e non fuorvianti. Inoltre, i soggetti abilitati devono “disporre di risorse e procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare l’efficiente svolgimento dei servizi e delle attività”.

L’articolo 21 è – i lettori ci perdoneranno il gioco di parole – piuttosto articolato: una parte importante è dedicata anche alla gestione dei conflitti di interesse, posto che l’interesse primario da soddisfare è quello del cliente, in armonia con le sue esigenze.

Ecco allora che il soggetto abilitato deve:

  • conoscere gli strumenti finanziari offerti o raccomandati;
  • valutarne la compatibilità con le esigenze della clientela cui fornisce servizi di investimento;
  • fare in modo che gli strumenti finanziari siano offerti o raccomandati solo quando ciò sia nell’interesse del cliente.

 

Il ruolo delle banche

Secondo il rapporto CONSOB 2018 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, tra gli elementi che orientano nella scelta dell’esperto cui rivolgersi – sia questi un consulente professionale o un funzionario bancario – hanno ancora un certo peso le indicazioni dell’istituto bancario di riferimento.

E ciò sembra riflettersi sul numero di ricorsi ricevuti nel 2018 dall’ACF e trasmessi agli intermediari: 66 banche autorizzate alla prestazione dei servizi di investimento hanno avuto 1.289 ricorsi; al secondo posto, ma ben distanziate, le società di gestione, con appena 9 ricorsi. Insomma, le banche hanno saputo mantenere un rapporto privilegiato con il risparmiatore-investitore italiano, con tutti i pro e i contro che ciò comporta.

Qui di seguito il dettaglio degli intermediari coinvolti, che nel 2018 sono stati 88 in totale.

 

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1 – Cos’è l’ACF? Fonte: Arbitro per le Controversie Finanziarie
2 – Testo Unico della Finanza, fonte: CONSOB

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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