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CFD, trading, criptovalute: occhio alle trappole

Siamo tutti più digitali. Quindi più evoluti? Non è detto: le fragilità che ci espongono al rischio di cadere vittime di frodi, truffe e raggiri nella vita reale sono le stesse che ci espongono allo stesso medesimo rischio nella vita virtuale. Anzi: l’online ha forse, in qualche modo, agevolato la proliferazione delle trappole. CFD, trading, criptovalute e non solo: ecco dove, secondo Consob, si possono nascondere le insidie.

 

Cripto-proposte e abusivismo

Il 21 giugno, la Commissione nazionale per le società e la Borsa ha presentato la sua relazione sull’attività svolta nel 2021. Poiché tra i compiti della Consob c’è la vigilanza e la tutela del risparmio, un capitolo della relazione è dedicato all’attività di contrasto all’abusivismo.

“Le piattaforme digitali rimangono il principale canale attraverso cui vengono abusivamente svolti servizi di investimento oppure offerti prodotti finanziari al pubblico”, si legge nella relazione, “anche se nel 2021 si è registrato un incremento delle segnalazioni riferite ad attività di sollecitazione tramite call center”.

 

 

In questo contesto, avverte la relazione, “sono in aumento le proposte di investimento connesse a cripto-attività, che nella grande maggioranza dei casi esaminati celano vere e proprie truffe”.

 

Sempre a proposito di cripto

Nell’ambito della prestazione abusiva di servizi di investimento realizzata mediante piattaforme web, si osservano infatti due cose:

  • una prevalenza di servizi di trading su Contract for Difference (CFD) aventi come sottostanti valute, indici di Borsa e materie prime;
  • una sempre maggiore frequenza degli stessi servizi su CFD i cui sottostanti sono criptovalute.

A conferma, questo, del richiamo esercitato dalle cripto-attività.

Non di rado, aggiunge Consob nella relazione annuale, all’utente viene offerta anche la possibilità di farsi “gestire” o “movimentare” il conto di trading da un cosiddetto “account manager” o tramite un software che, formulando e/o eseguendo operazioni d’investimento, opera secondo modalità automatiche. “I risparmiatori hanno spesso riferito di essere stati indotti ad acquistare criptovalute al presunto scopo di alimentare i propri conti di trading”.

Ma attenzione: dagli esposti pervenuti, è emerso uno schema ricorrente.

 

Come agiscono gli abusivi?

Qual è questo schema? In pratica, dopo aver indotto i risparmiatori a iscriversi a presunte piattaforme di trading, gli operatori abusivi:

  1. chiedono ai clienti di acquistare criptovaluta (principalmente Bitcoin, che certamente è quella più di richiamo) avvalendosi di alcune piattaforme di cosiddetto “exchange” del settore “cripto”;
  2. chiedono ai risparmiatori di trasferire le criptovalute acquistate su portafogli digitali (wallet), “verosimilmente riconducibili ai medesimi operatori abusivi”;
  3. fatte tutte queste operazioni, i risparmiatori visualizzano sul loro conto di trading un aumento fittizio della provvista disponibile, di cui in realtà si sono appropriati gli operatori abusivi.

Questo schema operativo – che prevede un versamento dei soldi da parte dei risparmiatori secondo modalità alternative a quelle tradizionali (bonifico, carte) – ha presumibilmente lo scopo di ostacolare il tracciamento dei flussi di pagamento nascondendo l’identità dei destinatari degli stessi.

 

Sembra tuo ma non lo è

“Analoga modalità operativa è quella secondo cui ai risparmiatori che hanno investito presso imprese di investimento non autorizzate viene chiesto di acquistare criptovaluta da depositare su wallet allo scopo di recuperare somme eventualmente perse in precedenza o di ricevere i presunti guadagni”.

Ai risparmiatori, si legge nella relazione, viene fatto credere di essere i titolari dei wallet, che invece sono riconducibili agli autori della frode. Non avendo però le credenziali d’accesso a questi wallet, i risparmiatori non riescono a rientrare in possesso di quanto versato, né a identificare i responsabili della frode.

 

A caccia di amici e parenti

Per quanto riguarda poi le offerte abusive di prodotti finanziari, sono sempre più frequenti le proposte di investimenti finanziari “atipici”. Tra questi, gli investimenti relativi a presunte cripto-attività, che promettono rendimenti fuori mercato.

I potenziali clienti vengono di frequente invitati ad aderire a web community o a sistemi di cosiddetto network marketing che – almeno all’apparenza – sono collegati alla promozione di queste forme di investimento: agli investitori vengono prospettati ulteriori guadagni per il procacciamento di altri aderenti al sistema.

 

Attenzione alle offerte di digital token

In questo contesto, sottolinea la Consob nella relazione annuale, “hanno rilievo le offerte aventi ad oggetto i cosiddetti digital token emessi in occasione di autentiche o presunte operazioni di Initial coin offering (Ico)”: si tratta di token che, secondo quanto dichiarato, sono emessi tramite Distributed ledger technology (Dlt) e denominati in criptovaluta e incorporano diritti a ricevere rendimenti periodici.

I token con queste caratteristiche “sono qualificabili come investimenti di natura finanziaria (in genere si tratta di prodotti finanziari diversi dagli strumenti), la cui offerta risulta pertanto abusiva in caso di omessa pubblicazione del necessario prospetto informativo”.

Morale della favola: non abbassate mai la guardia. E se sembra tutto troppo bello per essere vero, probabilmente non è vero.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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