Certe volte la vita riserva delle sorprese e le cose non vanno come previsto. Ne sa qualcosa Chiara Tresoldi, che a 35 anni vede andare in frantumi il suo matrimonio e si trova sola con un bambino di due anni. Deve rimboccarsi le maniche e ricominciare, inventando una nuova traiettoria per il suo futuro. Un nuovo inizio che parte da una nuova casa e che coinvolge anche la sua situazione finanziaria.
Finora era suo marito a occuparsi di risparmi, investimenti e assicurazioni e via dicendo, ma ora deve farlo lei. E non sa da che parte cominciare. Sa solo che vorrebbe avere un quadro più chiaro dei suoi risparmi e, magari, iniziare a mettere via qualcosa per il futuro del suo bambino. Tra le varie cose che le frullano in testa in questo periodo c’è anche la possibilità di cambiare lavoro: non è mai voluta entrare nell’azienda di suo padre e attualmente è assunta in un’agenzia di comunicazione. Ma ora sta pensando, per una serie di motivi, se non sia il caso di rivedere questa decisione.
Come prima mossa decide di parlare con un consulente finanziario e chiede a suo fratello di metterla in contatto con il professionista a cui si affida lui, un amico di infanzia che la stessa Chiara conosce da quando è piccola, anche se non lo vede da decenni. Nonostante il consulente non sia un estraneo però, Chiara si sente in soggezione. Tutto ciò che riguarda l’economia non le interessa un granché e soprattutto ritiene di non capirci niente. Prima dell’appuntamento, è andata sul sito della società che le ha indicato il consulente, si è creata un profilo e ha compilato un questionario con molte domande di vario genere, alcune un po’ strambe, a suo parere.
Quello che non sa è che tutte quelle domande di profilazione – anche comportamentale – sono state un aiuto prezioso per il consulente, che è così riuscito a inquadrare meglio la sua potenziale cliente: Chiara evidenzia una spiccata propensione all’attaccamento e all’accudimento. Durante l’incontro, il consulente la ascolta con empatia e attenzione, senza alcuna supponenza.
Dalla profilazione risulta che la soluzione ideale per Chiara è un prodotto di risparmio e investimento che consenta un accumulo di capitale graduale nel tempo. Ascoltando la spiegazione del consulente, lei si convince che sia una buona idea e decide di sottoscrivere un Pac (piano di accumulo del capitale).
Una soluzione simile le permette infatti di avviare l’investimento anche se non dispone di grosse somme, e di aggiungere qualcosa ogni mese, in base alle sue disponibilità, senza “tirarsi il collo”, ma con costanza. Il suo bambino dopo tutto è ancora piccolo: anno dopo anno, Chiara punta a mettere via qualche risparmio per potergli, un giorno, pagare gli studi.
Ma il piano di accumulo non basta: Chiara dovrebbe sottoscrivere, almeno, anche una soluzione di previdenza integrativa – non può pensare di fare affidamento solo sulla pensione obbligatoria. Il consulente le illustra la situazione della previdenza pubblica italiana e le prospetta il rischio che possa ritrovarsi con una pensione minima e nessun aiuto, una volta che avrà smesso di lavorare. Il discorso fa breccia e Chiara promette di rifletterci e di tornare a parlare con il professionista per trovare la soluzione migliore per lei.
Per quanto riguarda il lavoro invece, Chiara preferisce prendersi ancora un po’ di tempo. Al momento le cose in ufficio stanno andando bene: l’ambiente è piacevole e le prospettive di carriera non mancano. E soprattutto, non se la sente di affrontare adesso un altro cambiamento.
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Cristiana / Luglio 10, 2020
Brava Diana,
conosci bene l’arte dello storytelling 🙂
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