Negli ultimi anni gli investitori hanno praticamente ignorato il rischio inflazione, che sembrava lontano dalla realtà. Ma adesso le cose potrebbero cambiare, complici anche le politiche economiche del neo presidente USA. Ecco come proteggersi dall’aumento dei prezzi.
Per gli investitori obbligazionari l’inflazione – cioè l’aumento del livello dei prezzi di beni e servizi come le abitazioni, i prodotti alimentari, l’energia, la salute, ecc. – è sempre stata una delle principali fonti di preoccupazione, perché fa diminuire il valore dei flussi di cassa futuri derivanti dagli interessi e dal capitale. Inoltre, l’eventuale superamento di un certo livello d’inflazione potrebbe innescare un aumento dei tassi di riferimento delle banche centrali, in particolare della FED, volto a moderare la crescita dei prezzi.
Negli ultimi anni però l’inflazione si è mantenuta (fin troppo) bassa e molti investitori rischiano di sottovalutare l’impatto di questo rischio, specialmente nel lungo termine. Storicamente, infatti, l’aumento generalizzato dei prezzi è stato significativo: basti pensare che dagli anni Cinquanta a oggi il tasso d’inflazione medio negli Stati Uniti è stato superiore al 3%, con periodi alla fine degli anni Settanta in cui ha superato il 10%. Il potere dell’inflazione di “mangiarsi” potere di acquisto e risparmi non va dunque sottovalutato.
L’andamento del tasso di inflazione USA negli anni
A maggior ragione il rischio non va sottostimato specialmente in un momento in cui ci sono diversi segnali che lasciano presagire un’imminente aumento dell’inflazione: dalla politiche monetarie espansive all’aumento del prezzo delle materie prime, fino alla recente vittoria di Donald Trump alla Casa Bianca. Il programma del presidente eletto infatti è costellato di politiche di stampo inflattivo, dalle misure sulla tassazione sulle società fino all’accelerazione degli investimenti in infrastrutture. UBS prevede che l’indice generale dei prezzi possa aumentare dall’1,5% di settembre al 2,5% verso la fine del 2017.
Alcuni investitori cercano riparo dall’inflazione investendo in immobili o nell’oro, ma il legame tra questi asset e l’inflazione è indiretto e le loro valutazioni possono essere volatili. Un’alternativa potrebbe essere costituita dalle obbligazioni indicizzate all’inflazione, che producono rendimenti reali tramite l’indicizzazione all’inflazione.
I titoli del Tesoro USA indicizzati all’inflazione
In UBS abbiamo deciso di lanciare due nuovi ETF che replicano benchmark Barclays sui titoli del Tesoro statunitense indicizzati all’inflazione (TIPS). Questi titoli, in grado di proteggere dal rischio inflazione preservando il potere d’acquisto dell’investitore, sono emessi dal Tesoro statunitense con cadenze regolari.
La principale differenza tra i titoli nominali e quelli indicizzati all’inflazione è che il capitale di un TIPS è corretto nel tempo per riflettere le variazioni dell’indice dei prezzi al consumo statunitense (Consumer Price Index, CPI) sottostante. Il tasso cedolare fisso per l’emissione dei TIPS è applicato al capitale, il quale varia nel tempo in funzione del tasso d’inflazione o di deflazione.
L’attrattiva dei TIPS dipende dal loro prezzo rispetto ai bond nominali: se l’inflazione realizzata supera quella di breakeven (la differenza tra il rendimento nominale e quello reale per le obbligazioni con la stessa scadenza e lo stesso merito di credito), a parità di altre condizioni, allora l’investimento in TIPS produrrà rendimenti migliori rispetto a quello in obbligazioni nominali. Viceversa, se l’inflazione scende sotto il livello di breakeven, le obbligazioni nominali sovraperformeranno quelle indicizzate all’inflazione. Secondo la ricerca UBS i TIPS potrebbero avere una performance superiore a quella dei titoli del Tesoro nominali statunitensi con un potenziale di rendimento addizionale dell’1-2% nei prossimi 6-12 mesi.
Tra i vantaggi di un investimento in TIPS citiamo i seguenti:
- Non è necessario adeguare continuamente le aspettative d’inflazione, in quanto l’inflazione è incorporata nell’adeguamento del capitale.
- I rendimenti reali hanno evidenziato storicamente una correlazione piuttosto bassa con i rendimenti nominali, il che può fornire benefici di diversificazione al portafoglio.
- Il rischio di credito è limitato, in quanto i TIPS sono emessi dal Tesoro statunitense, un emittente ad alto rating.
- Il mercato dei TIPS è cresciuto in misura significativa e presenta una discreta liquidità.
- La performance dei TIPS può essere indicizzata, il che consente agli investitori di ottenere un’esposizione passiva efficiente in termini di costi al benchmark di TIPS, che contiene un paniere di titoli indicizzati all’inflazione.
Proteggersi dall’inflazione con gli ETF di UBS
[accordion title=”UBS ETF Barclays TIPS 1-10″]- ISIN: LU1459801434
- Replica il tratto 1-10 anni della curva del benchmark Barclays sui TIPS fornendo un’esposizione ai titoli del Tesoro USA a breve duration.
- È quotato sulle principali borse europee e offerto in diverse valute.
- È disponibile anche tramite classi di quote con copertura valutaria in linea con gli altri investimenti finanziati in dollari che sono immuni alle fluttuazioni valutarie.
- ISIN: LU1459802754
- Replica il tratto superiore ai 10 anni della curva del benchmark Barclays sui TIPS fornendo un’esposizione ai titoli del Tesoro USA a lunga duration.
- È quotato sulle principali borse europee e offerto in diverse valute.
- È disponibile anche tramite classi di quote con copertura valutaria in linea con gli altri investimenti finanziati in dollari che sono immuni alle fluttuazioni valutarie.