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Ecofin trova l’accordo sul “fallimento ordinato” delle banche. Ecco i particolari per i risparmiatori

Dopo svariati mesi di trattative andate a vuoto (l’ultima lo scorso 22 giugno), questa notte i Ministri delle Finanze europee hanno trovato l’accordo di massima sulle regole da applicare in caso di fallimento o ristrutturazione del sistema bancario di un Paese membro dell’UE.

Perché è così importante questo accordo?

Questo accordo è un tassello fondamentale del più vasto progetto d’Unione Bancaria Europea che, insieme a quella fiscale e politica, costituisce uno dei pilastri su cui si dovrebbe fondare la “nuova Europa”.

La crisi della zona euro ha messo in evidenza la fragilità del sistema bancario europeo: in particolare, si è reso necessario interrompere il circolo vizioso tra Stato e sistema bancario.

Infatti, con l’aggravarsi della crisi e con l’aumento dei rendimenti (e corrispondente discesa dei prezzi) dei titoli di Stato, il settore bancario è entrato in difficolta perché di fatto le banche sono i maggiori compratori di titoli di Stato, aumentando così la pressione sul mercato obbligazionario. Per frenare questo circolo vizioso tra Stato e banche, i Governi europei sono stati costretti ad intervenire con soldi pubblici (per circa €1.600 miliardi) per ricapitalizzare il sistema bancario (“bail-out”). Così facendo hanno aumentato però il debito pubblico, rendendo queste operazioni di stabilizzazioni meno efficaci e più rischiose dal punto di vista sistemico.

Wolfgang SchäubleWolfgang Schäuble, ministro delle Finanza tedesco

Cosa prevede questo accordo e cosa cambia rispetto al precedente schema?

Per prima cosa, è passata la “linea Cipro”. Dal cosiddetto “bail-out” (salvataggio da parte di soggetti esterni) il baricentro si è spostato verso il più stringente “bail-in” (salvataggio interno). Questo vuol dire che prima che intervenga il Governo con soldi pubblici, saranno nell’ordine gli azionisti, i detentori di obbligazioni (prima quelli con meno garanzie, cioè i detentori di titoli subordinati, poi gli altri) ed infine i depositanti (prima le grandi imprese, poi i risparmiatori) a subire le eventuali perdite. Con l’importante esclusione dei depositanti con un conto corrente inferiore ai €100 mila.

Nel dettaglio, ci sono altre condizioni piuttosto stringenti:

  1. il Governo potrà intervenire a sostegno della banca solo dopo che gli investitori (azionisti, obbligazionisti e depositanti) avranno subito una perdita pari almeno all’8% degli attivi dell’istituto;
  2. l’intervento statale è stato comunque limitato al 5% degli attivi;
  3. l’intervento del Meccanismo Europeo di Stabilità, limitato a €60 miliardi durante la riunione del 22 giugno, è invece soggetto a forti condizionalità, cioè avviene solo se vi sono determinate circostanze;
  4. è previsto che i Governi si adoperino per creare dei fondi di liquidazione, pari allo 0,8%-1,3% del totale dei depostiti garantiti.

Cosa cambia per i risparmiatori?

Questo è un accordo di massima a livello europeo, quindi per conoscerne i dettagli bisogna aspettare l‘approvazione e le eventuali rettifiche del Parlamento Europeo. Tuttavia, se le cose dovessero rimanere così, ecco in breve cosa cambierebbe per il risparmiatore italiano:

  • depositi sotto i 100 mila euro – i risparmi continuano ad essere assicurati dal Fondo di Garanzia sui Depositi;
  • depositi oltre i 100 mila euro – la porzione di deposito che eccede i 100 mila euro potrebbe essere intaccata;
  • investimenti in obbligazioni bancarie (caso frequentissimo tra i risparmiatori italiani) – le cose potrebbero cambiare con il passaggio di queste regole. In caso di bancarotta della banca di cui si detengono le obbligazioni, ci potrebbero essere ripercussioni in funzione del grado di subordinazione delle obbligazioni;
  • investimenti in azioni bancarie – molto semplicemente, in caso di default della banca saranno i primi a subire un’eventuale perdita.

Tutto ciò non implica necessariamente che azioni, obbligazioni bancarie e depositi siano dei cattivi investimenti, ma un investitore consapevole deve essere ben cosciente dei rischi cui va incontro: gli investimenti bancari con questo provvedimento sicuramente diventano più rischiosi, non c’è dubbio.

Se volete approfondire l’argomento oppure avere un parere rapido e sincero da diversi professionisti, non vi resta che venirci a trovare all’interno della Community, è gratis! Se volete io sono qui:  Jacopo Caretta Mussa.

Scritto da

Segue tematiche economiche e finanziarie per il team financial strategies group di Advise Only. Dopo aver conseguito una doppia laurea in Management all’Università di Torino e all’ESCP Europe, ha deciso di proseguire i suoi studi con un master in Economia Internazionale a Paris Dauphine. Dopo 4 anni di vita parigina ed esperienze lavorative come economista e strategist, sbarca in Advise Only con l’obiettivo di sviluppare la parte di analisi economica e congiunturale.

Ultimi commenti
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    Mi sembra di capire che se sposto i miei risparmi alla DeutchBank, tripla A, sono più tranquillo? È così?

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      Se reputi la DeutschBank più sicura della tua attuale banca e se hai un c/c superiore ai 100mila euro potresti prenderlo in considerazione. Detto ciò il rischio finanziario per il momento è sotto controllo (almeno seocnod il nostro barometro del rischio) ed in assenza di enormi stress la probabilità che il sistema bancario italiano faccia default c’è ma è bassa. A tale proposito ti consiglio di leggere il post di Raffaele Zenti http://it.adviseonly.com/blog/mercati/banche-italiane-ed-europee-un-gigantesco-carry-trade/#.UcxLmflM-uo

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    Mi sembra che si stia esagerando sotto un certo punto di vista, ovvero che adesso le banche sono meno protette rispetto a prima e si comportando quasi come una normale società per azionil dove il fallimento comporta danni agli azionisti, poi agli obbligazionisti etc. E’ assolutamente assurdo che i correntisti siano chiamati a pagare. Come se fallisse la fiat e chiedessero soldi a chi ha comprato la 500! ma sono pazzi?
    Cmq, potrebbe questo portare ad una nuova ed auspicabile separazione tra merchant bank e banca tradizionale?

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    Dopo che a novembre 2011 UE si era accordata per provvedimenti SalvaStati e SalvaBanche, getta la spugna: poiché molte banche non possono essere salvate e sono destinate a fallire, meglio essere pragmatici e gestire questo fallimento, da qui l’accordo per ” il fallimento ordinato delle banche”.
    Spiace per Massimo Vicari, ma non si sta esagerando: le banche di credito ordinario hanno prestato molto e male (amici, consiglieri, politici, immobiliaristi, amici di tutti i precedenti) e adesso ne pagano le conseguenze.
    Basta leggere cosa dichiarano le banche stesse nella relazione annuale del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (http://www.fitd.it/chi_siamo/rel_annuali/Relazione2012.pdf ). Non é necessario leggero tutto basta l’introduzione o anche solo le pagg. 16 e 17: solo il 50% dei fondi rimborsabili é presso banche con rischio basso o escludibile.
    Attenzione i fondi rimborsabili sono pari al 53% delle giacenze in conto a giugno2012.
    Non voglio infierire su sofferenze e perdite su crediti (pag. 19).
    Per non parlare delle Bcc, e del rapporto tra l’ammontare dei depositi e delle obbligazioni in essere e l’ammontare della dotazione massima del Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti ( 5% circa: 800 milioni a fronte di piú di 16 miliardi di obbligazioni “garantite” in circolazione – http://www.fgo.bcc.it/template/default.asp?i_menuID=2576).
    Pertanto occhio ai titoli bancari: gli aumenti di capitale deprezzeranno il valore delle azioni, e se non bastassero perdite di capitale sulle obbligazioni, anche molto forti sulle subordinate, fino alla ciliegina sulla torta della “espropriazione con concambio virtuale” delle somme in deposito oltre i 100.000,00 euro.
    Diversificazione e qualitá, non c’é alternativa.
    Ciao e buona vita Eligio

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