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Financial Brief | Bitcoin: una “moneta” tra mito e realtà

Tutto quello che c'è da sapere sulla natura del Bitcoin

Il luogo comune

“Il Bitcoin è la moneta del futuro! No, il Bitcoin è troppo rischioso per essere una moneta!

 

Fino a qualche anno fa, il Bitcoin era roba da nerd. Ma da quando la crescita esponenziale del suo valore ha acceso la libido speculandi di molti investitori, il Bitcoin non è più solo roba da specialisti. La rapidità con si è apprezzato fa impallidire l’indice NASDAQ all’epoca della bolla speculativa dot.com. E così, nell’era del digitale, anche una parte del mondo bancario si sta adeguando, offrendo ai clienti la possibilità di utilizzare il Bitcoin come mezzo di pagamento o investimento. Tuttavia, prima di valutare se ne vale veramente la pena, vediamo di che si tratta.

 

Che cos'è il Bitcoin?
Il Bitcoin è una valuta digitale crittografata (la cui esistenza si fonda sui principi della crittografia, per evitare contraffazioni), cioè si tratta di una criptovaluta. Con il nome Bitcoin generalmente non ci si riferisce solo alla valuta in sé, ma all’intero sistema informatico che viaggia in parallelo e ne permette il funzionamento, detto blockchain. Questo perché, senza il supporto di questa tecnologia, il Bitcoin non potrebbe nemmeno esistere. Di come nasce il Bitcoin, ne abbiamo già parlato. Il Bitcoin, non è l’unica criptovaluta esistente al mondo, ha qualche “sorella minore”: fatto 100 il valore delle monete crittografate in circolazione, il Bitcoin vale quasi il 40%. La prima sorella minore è Ethereum, che al momento detiene una quota di mercato pari al 31% circa (ndr: a inizio 2017 ne aveva solo il 4%). Poi c’è Ripple, con il 9% del mercato. L’ultimo 20% è distribuito tra altre 750 valute (eh sì, al momento le criptovalute sono circa 4 volte il numero di monete tradizionali). Ciò vuol dire che ognuno di noi può alzarsi dal letto, un mattino, e inventarsi una moneta crittografata? Difficoltà tecnologiche a parte, in linea di principio, sì: poi, il successo della criptovaluta dipende dalla domanda (cioè da quanta gente la comprerà effettivamente), dall’offerta (regolata da un algoritmo che ne controlla la produzione e l’immissione sul mercato) e dalle sue specificità, che possono risultare più o meno gradite al pubblico.

 

Ma chi lo usa davvero? Pro e contro di Bitcoin
Bitcoin ha una notevole diffusione: il numero di transazioni è in forte aumento. E questo rende il Bitcoin una realtà difficile da ignorare. Detto altrimenti, è improbabile che sparisca da un giorno all’altro, avendo ormai una buona popolarità.
L’ascesa del Bitcoin viene spesso associata al fatto che si tratta di una valuta sicura e anonima. Ma l’anonimato la rende anche una moneta molto chiacchierata. Intorno al Bitcoin (e alle criptovalute in generale) s’aggirano anche attori inquietanti e storie al limite della leggenda..

Facciamo allora chiarezza e proviamo allora a sintetizzare – il più laicamente possibile – pregi e difetti di questa criptovaluta.

Pregi

  • Bassi costi di transazione. Le transazioni in Bitcoin presentano un profilo commissionale generalmente più conveniente rispetto a quelle effettuate con carte di credito o altra moneta elettronica tradizionale. Compratori e venditori sono quindi avvantaggiati.
  • Elevata sicurezza. Il sistema (blockchain) sul quale si fonda Bitcoin è sicurissimo: ogni transazione è verificata dalla community di miners (coloro che “estraggono” il Bitcoin come fosse oro da una montagna). Chi tentasse di inserirsi nel sistema alterandolo sarebbe automaticamente scoperto.
  • 1, 10, 100, 1000 Bitcoin. I Bitcoin possono essere suddivisi in unità più piccole. Un Bitcoin è divisibile fino a otto cifre decimali: quindi vi sono in realtà 2.099.999.997.690 monete all’interno di una singola unità Bitcoin. E poiché il valore di un Bitcoin potrebbe diventare troppo grande per l’utilizzo nelle comuni transazioni, si possono già impiegare sottomultipli come i milli-bitcoin (mBTC) o addirittura i micro-bitcoin (μBTC))
  • Anonimato delle transazioni. Nessuno può sapere che cosa state comprando o vendendo, o a chi state trasferendo denaro.
  • Alta disponibilità. I Bitcoin in circolazione sono ormai molti. E, rispetto a un deposito bancario, nessun’autorità è in grado di congelare i Bitcoin. Perché l’offerta è regolata da un algoritmo.
  • Basso rischio d’inflazione. Essendo i Bitcoin scarsi per natura, e la sua offerta non manipolabile in quanto algoritmica, il rischio d’inflazione è contenuto.
  • Velocità nei pagamenti internazionali. I Bitcoin possono essere trasferiti, senza limiti, ritardi o spese eccessive, da una parte all’altra del mondo in pochi minuti, perché non risiedono in un luogo fisico specifico. Non vi sono banche intermediarie che inseriscono “giorni lavorativi”…

Difetti

  • Hacker in agguato. Se l’unico mezzo di scambio di un economia fosse il Bitcoin, valuta del tutto virtuale, si assisterebbe ad un blocco totale del commercio qualora, in uno scenario da science-fiction, il web non funzionasse per un attacco hacker, oppure vi fosse un black-out energetico. In simili casi il PIL subirebbe un brusco stop, non si potrebbe acquistare e vendere nulla, se non con il baratto. Inoltre, se è vero che il sistema alla base di Bitcoin (blockchain) è molto sicuro, è anche vero che i Bitcoin viaggiano e sono detenuti su piattaforme virtuali, che potrebbero essere soggette ad attacchi di hacker o a truffe (si pensi al caso della piattaforma Mt.Gox nel 2014).
  • Eccesso di dipendenza dalla tecnologia. Qualora vi chiediate se i Bitcoin possano sostituire definitivamente la moneta tradizionale nei prossimi anni, la risposta è semplice: è difficile. Questo perché il Bitcoin richiede un livello di tecnologia avanzato, cosa che, al momento non è possibile avere in tutti i Paesi del mondo. Semplicemente, in molti posti non c’è internet
  • Alta volatilità. Il valore del dollaro e dell’euro oscilla in un anno di qualche punto percentuale. Quello del Bitcoin può oscillare, in pochi giorni, di centinaia di punti percentuali.
  • Finanziamento del deepweb. Individui con pochi scrupoli usano l’anonimato di Bitcoin a loro vantaggio, effettuando pagamenti per transazioni riguardanti armi, droga e quant’altro sia sul mercato deepweb (una sorta di negozio virtuale – chiamato Silk Road – dove volendo è possibile acquistare beni e servizi in barba alla legalità, ad esempio della droga, o anche assoldare un killer).
  • Poca trasparenza delle transazioni. Evasione fiscale e aggiramento delle leggi sui capitali sembrano attività all’ordine del giorno nel mondo delle criptovalute. Qualche esempio? Nei primi mesi del 2017 in Cina sono stati aumentati i controlli sulle transazioni in valuta estera: l’obiettivo è quello di evitare una fuga di capitali dal Paese. E il Bitcoin è utilizzato per aggirare questi limiti governativi. Ricordate il recente attacco del virus Wanna Cry? Ora è più facile capire perché gli hacker abbiano richiesto il pagamento in Bitcoin.
  • In caso di crisi. Qualora vi sia una crisi, la moneta normale è garantita dalle banche centrali, il Bitcoin non è garantito da nessuno.

 

Il Bitcoin è una vera moneta?
Le definizioni non sono tutto, ma aiutano a mettere a fuoco la questione. In generale, una moneta dovrebbe assolvere tre funzioni:
  • unità di scambio, cioè deve essere accettata quando si commercia in beni e servizi;
  • unità di conto, ossia il suo valore deve essere uguale dovunque;
  • riserva di valore, ovvero, deve essere in grado di preservare il suo valore nel tempo.

Il numero di aziende che accetta Bitcoin cresce. In Italia non ci risulta che i supermercati o la pubblica amministrazione accettino i Bitcoin come valuta: perciò, al momento, il primo criterio non sembra del tutto rispettato.

Poi, in qualsiasi momento si può accedere ad operatori specializzati, cioè veri e propri intermediari, per comprare/vendere Bitcoin, in modo analogo alle divise tradizionali; quindi, il secondo criterio sembra rispettato.

E veniamo al terzo criterio. Il valore delle monete tradizionali è preservato dalle banche centrali. Ma, nel caso del Bitcoin, non c’è alcuwww.adviseonly.comna banca centrale. Da un lato ciò rende impossibile per qualunque autorità, governativa o meno, la manipolazione del valore dei Bitcoin, o l’introduzione d’inflazione, immettendo nuova moneta. D’altro canto, in caso di crisi, una moneta tradizionale è difesa da una banca centrale, mentre nel caso del Bitcoin non c’è nessuno. In teoria, l’offerta limitata di Bitcoin dovrebbe garantirne il valore, a patto che ci sia una domanda sostenuta, ovvero un mercato – perché se la domanda si riduce rispetto all’offerta, il valore del Bitcoin si riduce, no way. Non vogliamo fare i menagrami, ma il Bitcoin deve ancora dimostrare con i fatti di essere riserva di valore.

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Il Bitcoin è una forma d'investimento?
Investire in Bitcoin. Ma ha senso? Vediamo qualche numero. Qualunque sia il metro di paragone, il risultato è sempre lo stesso: l’ascesa del Bitcoin è stata così violenta da far apparire “schiacciate” le performance delle altre asset class, che si tratti di azioni, obbligazioni o commodities (ndr: basta premere sul tasto Bitcoin nel grafico soprastante per far in modo che il grafico si ridimensioni, considerando solo le altre asset class). Quanto ha reso il Bitcoin rispetto alle altre asset class? Ecco un grafico riassuntivo.

Il Bitcoin, dal 2013, ha reso circa il 19000%. Sì: diciannovemila. Investendo 1.000 euro in Bitcoin nel 2013, oggi vi ritrovereste quasi 200mila euro. Nello stesso periodo, investendo i 1.000 euro nella migliore delle asset class (azioni USA), oggi avreste 1.667 euro, corrispondenti ad una performance del 67%: numero niente male in assoluto, ma ridicolizzato, se paragonato ai risultati di Bitcoin. La domanda più importante però è questa: quanto è rischioso il Bitcoin? Abbiamo considerato una misura di rischio estrema, come il maximum drawdown, che ci dice qual è stata la maggior perdita verificatasi nel periodo. Troviamo estremamente utile questa metrica estrema, più che mai pertinente in questo caso. Ecco il risultato: Il Bitcoin è arrivato a perdere l’82% dal 2013, mentre l’azionario USA nello stesso periodo ha perso al massimo il 12%, e l’obbligazionario internazionale ha perso l’8%. Stiamo quindi parlando di ordini di grandezza diversi. Insomma, il Bitcoin può dare grandi guadagni (o quantomeno li ha dati in passato), ma può anche ferire mortalmente i risparmi.

Vediamo infine la capacità di diversificazione di Bitcoin. Per farlo in modo semplice andiamo a calcolare la sua correlazione con le altre asset class: ebbene, dal 2013, la correlazione media di Bitcoin con le azioni USA, quelle mondiali ed europee, con l’oro, le materie prime e le obbligazioni internazionali è prossima allo zero. Questo significa che il Bitcoin, malgrado il suo alto rischio, ha offerto grande potere di diversificazione. Vista la sua novità, è da vedere se ciò resterà vero in futuro. E, visto il suo rischio, non consiglieremmo di introdurre in portafoglio Bitcoin in misura superiore a dosi omeopatiche, o poco più.

Come investire in Bitcoin, se interessati? Probabilmente la cosa più semplice è acquistarlo direttamente (guardate ad esempio questa app destinata ai piccoli risparmiatori, Conio). Esiste anche, negli Stati Uniti, un fondo, il Bitcoin Investment Trust (ISIN: US09173T1088), con grasse spese correnti annue al 2%. Ed è nell’aria il lancio di un ETF sulla Borsa USA: COIN, anche se al momento l’ETF è bloccato dalla SEC (l’equivalente statunitense della Consob), che ritiene poco trasparente e fragile il meccanismo di determinazione del valore del sottostante.

 


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Ultimi commenti
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    Sono contenta che abbiate fatto un approfondimento sulle cryptomonete. Capisco che siate un pò scettici. Io personalmente penso che le crypto monete in generale prenderanno sempre più piede, quando si saranno stabilizzate. Oggi se ho bitcoin non li spendo perchè potrebbero valere un patrimonio domani. Ma quando un domani qualche cryptovaluta si assesterà, l’utente capirà in breve tempo i vantaggi del suo uso.

    Per non parlare delle blockchain, che stanno per rivoluzionare “tecnicamente” il mondo dei servizi e quindi anche della finanza.

    Non posso non contestarvi però la definizione di deep web: è assolutamente errata, una visione parziale del web sommerso. Il commercio illegale è solo una parte del deep web (spesso è chiamato dark web) e silk road è stato chiuso da anni, anche se sono nati suoi sostituti. Ma che anche tanto altro.

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