a
a
HomeCAPIRE LA FINANZAFINANZA PERSONALEIl grande dilemma del momento: siamo in bolla speculativa?

Il grande dilemma del momento: siamo in bolla speculativa?

Non sono pochi a sostenerlo. E potremmo stare qui a discuterne per mesi, anche perché non esiste una definizione condivisa e universalmente accettata di “bolla speculativa”1: addirittura c’è chi, come il Premio Nobel Eugene Fama, dichiara che non esiste il concetto stesso di bolla speculativa (perché il mercato è efficiente, quindi per definizione non può trovarsi in una situazione di bolla speculativa, che implica qualche forma di inefficienza).

Noi, con un taglio più pratico, guardiamo alcuni numeri.

 

Le spie rosse del Politecnico di Zurigo

Partiamo dal Politecnico di Zurigo (ETHZ), istituzione piuttosto autorevole sul tema – proprio in questa università è stata cresciuta e portata a fioritura dal professor Paul Embrechts l’Extreme Value Theory, statistica utile per studiare/stimare gli “eventi di coda” come i crash finanziari.

Ebbene, l’ETHZ ha creato un osservatorio che studia e monitora le bolle speculative. E, in effetti, adesso l’ETHZ segnala bolle un po’ ovunque sul mercato2. Ora, l’ETHZ non è infallibile, e di bolle ne segnalano sempre molte (sono le barrette rosse nei grafici che potete vedere nel link alla nostra nota numero 2, in fondo al post).

Però, insomma, è un segnale, no?

 

Di che umore è il mercato? C’è un bell’ottimismo

Guardiamo ora qualche indice di “market sentiment”, l’umore del mercato. Per esempio, l’AAII US Investor Sentiment Index3. L’indice è su livelli elevati, ben superiore alla media di lungo termine.

E pure gli indici Sentix, abbastanza orientati al breve termine, sui principali mercati indicano nel complesso un sentiment positivo. Insomma, c’è un bell’ottimismo nell’aria.

 

 

Cosa ci dice il Premio Nobel Shiller?

Poi ci sono le valutazioni fondamentali di Robert Shiller, quello dell’“Irrational Exuberance”, l’esuberanza irrazionale. Diamo un’occhiata a questo grafico.

 

 

Le linee azzurre e verdi sono varie metriche che misurano il rapporto tra prezzi di mercato e valori fondamentale, tipo P/E e roba simile. Quello che emerge è un mercato tirato in termini di rapporti prezzi/fondamentali, seppur non ancora ai massimi storici.

Poi, per carità, ognuno ha la sua metrica di valutazione (anche qui infinite discussioni, come per l’idea di “bolla”), ma diciamo che Robert Shiller ha vinto un Nobel per l’Economia su questi temi, ergo non è proprio l’ultimo pisquano in circolazione.

 

Le azioni stanno pompando moltissimo

Anche in termini di prezzi relativi dell’azionario rispetto all’obbligazionario – per esempio, rapporto tra valore dell’indice MSCI World Index (azioni globali) e valore dell’indice Bloomberg Global Aggregate (bond globali) – le azioni stanno pompando moltissimo: siamo ai massimi da quando ci sono i dati in Bloomberg per questi due indici, cioè dal 1990.

 

Considerazioni sulla presunta bolla in vista

Potrei farla ancora lunga, ma direi che queste informazioni bastano per una sintesi: c’è molto ottimismo (forse troppo), le Borse continuano a galoppare e le valutazioni sono belle stiracchiate, anche se non hanno ancora raggiunto le vette delle peggiori bolle viste finora, intendo storicamente.

Ora, le bolle speculative sono facili da identificare con totale lucidità solo a posteriori: spesso i mercati si mantengono su livelli di rapporti prezzi/fondamentali apparentemente insostenibili per anni.

Sì, avete letto bene: anni. Così fu con la bolla “dot.com”, quando i prezzi delle azioni rimasero su livelli astronomici per svariati anni, prima di sfracellarsi.

Ma, sempre, a un certo punto, i prezzi girano. Si chiama “mean reversion”: le Borse non salgono o scendono ininterrottamente, ogni tanto devono tornare su valori di medio periodo. E perché ciò accada, ci vuole un “trigger”, un punto d’innesco.

Ora questo “trigger” non si vede (almeno, io non lo vedo). Ma, attenzione, questo è tipico: dev’essere un evento del tutto inatteso, magari non enorme, ma sufficientemente importante da scatenare vendite massicce e tutto l’allegro casino che ne segue.

 

Quanto al giorno e all’ora, nessuno li conosce

Quindi sì, certo, potrebbe accadere qualcosa che porterà gli investitori a vendere, prendere profitto e mettersi sulla difensiva, innescando il normale processo di “mean reversion” del mercato – che poi creerà i presupposti vichiani per una nuova salita dei prezzi.

Diciamo che, con tassi d’interesse ancora così bassi, economie in ripresa perché vedono l’uscita dal Covid, un eccesso di liquidità (e dunque di domanda di investimenti), non è semplice immaginare il “trigger event”. Ma potrebbe essere domani. O tra un mese. O tra un anno. Oppure due. Per dirla – rispettosamente – in termini biblici: quanto al giorno e all’ora, nessuno li conosce. Per adesso.

Poi, come sapete bene, prima dello scoppio di una bolla può essere molto conveniente gridare “al lupo al lupo” e poi dire “ve l’avevo detto”.

 



1. #ABCFinanza: Bolla finanziaria, che cos’è e perché nasce
2. Financial Crisis Observatory
3. American Association of Individual Investors

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Nessun commento

lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.