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HomeCAPIRE LA FINANZAFINANZA PERSONALEInvestimenti, come difendersi da ignoranza e cattiva fede

Investimenti, come difendersi da ignoranza e cattiva fede

Ma è vero o no che gli ETF non sono strumenti per tutti? Questo il quesito che ci è stato sottoposto non molto tempo fa da un lettore. A mettergli la pulce nell’orecchio, secondo quanto ci ha riferito, sarebbe stato l’operatore della sua banca, che appunto gli avrebbe detto: gli ETF non sono strumenti per tutti.

La cosa ci ha fatto leggerissimamente storcere il naso, dal momento che a noi risulta l’esatto contrario. E ne abbiamo già diffusamente parlato1, illustrando vantaggi e svantaggi degli ETF.

Tra i primi, in particolare:

  • l’ammontare minimo investibile contenuto e il lotto minimo negoziabile, che consentono a qualunque risparmiatore – anche a chi non ha grandi somme da investire – di creare il portafoglio personale da lui desiderato;
  • la buona liquidità che generalmente presentano;
  • i costi bassi: la gestione passiva fa sì che le commissioni di gestione siano molto ridotte e che non ci sia alcuna commissione di ingresso, uscita o performance;
  • il patrimonio dell’ETF, che è autonomo e separato da quello dell’emittente: ciò azzera il rischio di fallimento dell’emittente, rendendo lo strumento più sicuro rispetto, per esempio, alle obbligazioni corporate e ai titoli di Stato;
  • l’alta diversificazione2.

Esempio: vogliamo prendere posizione sulla Borsa cinese? Non serve che compriamo un paniere di titoli rappresentativi dell’indice, con tutte le difficoltà di accesso, i costi elevati, il rischio di uno stock picking3 sbagliato e i limiti nei lotti minimi d’acquisto annessi e connessi: ci basta comprare un ETF che replica un intero indice del mercato cinese.

 

 

E allora perché “non sono per tutti”?

A volte – e non vogliamo assolutamente dire che questo sia il caso dell’operatore della banca sopra citato: per quanto ne sappiamo, potrebbe non aver detto ciò che il nostro lettore ha capito o potrebbe essere davvero convinto di quanto ha detto – può capitare che una banca scoraggi l’investimento in ETF perché preferisce provare a vendere al cliente un investimento con commissioni marcatamente più generose (per la banca stessa, ovviamente).

Sì, perché generalmente una banca guadagna poco se un cliente investe in ETF, e proprio per questo non ci sorprenderebbe imbatterci ancora oggi, più o meno direttamente, in istituti che tentano di spingere la clientela verso investimenti più redditizi (sempre per gli istituti, naturalmente).

Gli ETF, infatti, proprio come le obbligazioni e le azioni, hanno una marginalità ridotta all’osso. Tutt’altro discorso per quanto riguarda gestioni patrimoniali4 e unit-linked, come abbiamo tante altre volte detto.

A questo punto, occorre una precisazione. La marginalità della banca non segue regole deterministiche: sono scelte di pricing, di determinazione e assegnazione del prezzo, alla fine della fiera.

Diciamo però che per un mix di regole (nel caso delle gestioni patrimoniali) e di opacità naturale del prodotto, i più “ricchi” di solito sono, per l’appunto, unit-linked e gestioni patrimoniali. Ciò non toglie che possano esservi unit con costi relativamente bassi, così come ci sono in giro ottime gestioni patrimoniali.

 

Morale della favola: difesa e contrattacco

È chiaro che ogni strumento finanziario che vi viene proposto – sia esso un fondo, un ETF, un’azione, un bond, una gestione patrimoniale o altro – deve essere oggetto della vostra più attenta valutazione. Cosa c’è dentro, esattamente? A quali rischi vi espone? E a che prezzo?

Ma oggetto della vostra più attenta valutazione deve essere anche il consiglio di un operatore bancario. Conosce veramente la materia? E perché vi sta dicendo quello che vi sta dicendo? Tempo fa, a riguardo noi vi proponemmo una lista di domande da fare al vostro consulente finanziario5.

Eccole sintetizzate qui di seguito:

  • Come sono profilato?
  • Perché mi proponi questo investimento?
  • Perché proprio questo strumento finanziario?
  • Quali rischi ha l’investimento?
  • Quali sono i costi associati all’investimento?
  • Che cosa prevede, esattamente, la consulenza finanziaria in questione?
  • Perché mi stai proponendo una gestione patrimoniale (o altro)?
  • Perché cambiamo il portafoglio?

Ve le riproponiamo perché possiate avere una “linea difensiva” e, al contempo, “di contrattacco” di fronte a un interlocutore che vi dice “questo non è per tutti, meglio quest’altro”. Giusto per essere sicuri che chi vi sta presentando una soluzione al posto di un’altra lo sta facendo nel vostro interesse – e perché vi conosce veramente bene, come impone oggi MiFID II5 – e non per un suo interesse, per un suo bias cognitivo o più semplicemente per una sua cattiva informazione.

 



1 – #ABCFinanza: cosa sono gli ETF e perché sono così convenienti?
2 – Perché è così importante diversificare il portafoglio?
3 – Financial Brief | Investire con lo stock picking o con l’asset allocation?
4 – #ABCFinanza: cos’è una gestione patrimoniale?
5 – Le 10 domande da fare al vostro consulente finanziario
6 – Arriva MiFID II: la rivoluzione della consulenza finanziaria

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

Ultimi commenti
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    Bravissima Dott.ssa Paulucci! La seguo da quando ha iniziato a scrivere su AO.
    Grazie per i suoi utilissimi e chiarissimi articoli.
    Un saluto.
    Massimo Dolgetta

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