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HomeCAPIRE LA FINANZAFINANZA PERSONALEInvestire in azioni di Europa e USA oggi è più difficile: ecco come orientarsi

Investire in azioni di Europa e USA oggi è più difficile: ecco come orientarsi

Non saprei dire se investire in azioni sia mai stato “semplice”, ma sicuramente oggi lo è meno. Fino a un anno fa, infatti, i prezzi erano talmente bassi che qualsiasi indice azionario offriva opportunità interessanti. Questa occasione semplicemente non c’è più.

Secondo il team di Advise Only, nell’attuale scenario, abbondantemente approfondito nella nostra “asset allocation“, l’investimento in azioni è ancora conveniente rispetto a quello in obbligazioni. Ma dato che le valutazioni sono a fair value (prezzi sono in linea con i fondamentali), la futura crescita dei listini azionari dovrà inevitabilmente essere accompagnata da una crescita degli utili.

Fino a questo momento le previsioni degli strategist che ho avuto tra le mani sono a senso unico e vedono un mercato azionario in crescita anche per l’anno prossimo. Secondo i dati raccolti da Bloomberg, l’insieme degli analisti stima degli utili per azione in crescita dell’8,8% in Europa e del 4,7% negli USA. Tuttavia, l’evidenza empirica ci dice che gli analisti tendono ad essere troppo “generosi” con le previsioni e che queste, di solito, sono riviste al ribasso nel corso dell’anno.

Con i due principali listini azionari (USA ed Europa) ormai a fair value gli utili potrebbero essere sotto le attese. Dal momento che i prezzi si sono alzati, è probabile che ogni scostamento tra utili effettivi e attesi avrà un impatto maggiore sull’indice di riferimento rispetto a un anno fa. Si ha quindi un maggior rischio associato a una delusione da utili.

Questo rischio-delusione, prendendo spunto da un libro di Montier sul tema[1], si po’ esprimere in due modi:

  • numero di società che hanno i P/E attesi per l’anno prossimo (2014) superiori alla media storica;
  • valorizzazione di mercato come percentuale dell’indice di riferimento (rapporto tra capitalizzazione di mercato delle società con P/E attesi sopra la media storica e capitalizzazione dell’indice di riferimento).

L’idea di base è la seguente: maggiore è il numero di società con P/E attesi superiore alla media storica di mercato e corrispettivo peso sull’indice di riferimento, maggiore sarà il rischio che utili sotto le attese facciano crollare l’intero indice azionario.

Società con P/E atteso (2014) superiore alle media di lungo periodo (in % dell’indice di riferimento)

 (clicca per ingrandire)come-investire-in-azioni-oggi

Note: indici di riferimento S&P500; Europe; stoxx; Eurostoxx; FTSE100, DAX; CAC40; FTSEMIB; IBEX.

Il grafico ci dice che in Europa  e in USA, le società con P/E attesi superiori alla media di mercato sono molte numericamente e hanno un’alta incidenza in termini di capitalizzazione (rispettivamente 73% e 74%). Il rischio associato a una delusione da utili è quindi piuttosto alto e particolarmente importante in Italia (89%) e Spagna (96%).

Da un punto di vista tattico, se siete convinti che il prossimo sarà l’anno della riscossa e della crescita, ci può essere ancora del valore all’interno degli indici a grande capitalizzazione. A nostro modo di vedere, le attuali valutazioni non sono più particolarmente interessanti e stanno perdendo quel margine di sicurezza che cerchiamo in un investimento. Infatti, nell’asset allocation di dicembre abbiamo abbassato il giudizio complessivo del mercato europeo e introdotto un tema settoriale per cogliere meglio le opportunità di mercato. Scoprilo accedendo gratuitamente al documento.

Fino a questo momento la nostra analisi si è focalizzata essenzialmente sugli indici di riferimento (S&P500, FTSEMIB o Europe Stoxx) che raggruppano le società a maggiore capitalizzazione, ma le attuali condizioni di mercato (valutazioni e rischio utili) ci impongono di allargare le opportunità di investimento anche al di fuori di questi indici di riferimento. Sarà questa la traiettoria delle nostre asset allocation nel 2014. Seguiteci per scoprirle!


[1] James Montier, Value investing: Tools and techniques for intelligent investment, Wiley, 2009

Scritto da

Segue tematiche economiche e finanziarie per il team financial strategies group di Advise Only. Dopo aver conseguito una doppia laurea in Management all’Università di Torino e all’ESCP Europe, ha deciso di proseguire i suoi studi con un master in Economia Internazionale a Paris Dauphine. Dopo 4 anni di vita parigina ed esperienze lavorative come economista e strategist, sbarca in Advise Only con l’obiettivo di sviluppare la parte di analisi economica e congiunturale.

Ultimi commenti
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    Scusate nella asset allocation di dicembre uscita i primi di dicembre avete aumentato ancora il peso dell’azionario nei portafogli.

    E adesso, 12 giorni dopo venite a dire sul blog: ‘a nostro modo di vedere, le attuali valutazioni non sono più particolarmente interessanti e stanno perdendo quel margine di sicurezza che cerchiamo in un investimento’.

    Ma in questi 12 giorni le borse sono calate quindi se oggi le valutazioni non sono interessanti come qui andate affermando, non capisco come potevano esserlo 12 giorni fa che erano piu’ alte? E perche’ allora nella asset allocation di dicembre avete aumentato il peso azionario nei portafogli?

    • Avatar

      Ciao Silvia, cerco di spiegarmi meglio. Come ho scritto all’inizio del post rimaniamo dell’idea che le azioni abbiano maggiore potenziale rispetto alle obbligazioni. Ed è proprio per questa ragione che abbiamo aumentato la
      quota azionaria nell’asset allocation di dicembre. Su questo non abbiamo
      cambiato idea.

      Come diciamo da tempo sul blog e
      come dicono anche altri commentatori i mercati sembrano valorizzati a fair value.
      Quindi meno vantaggiosi rispetto a qualche mese fa (questo non vuol dire che
      non possano più crescere, anzi). Quando
      si fanno questo genere di commenti ed analisi si tende a guardare i listini
      azionari principali (a grande capitalizzazione), perché sono considerati come i
      più rappresentativi. Ma in realtà si da un giudizio parziale su un mercato perché
      si escludono molte società che non sono incluse nell’indice di riferimento. Dove
      ci può essere del valore. Quando scrivo “le attuali valutazioni…..stanno
      perdendo quel margine di sicurezza..” non voglio dire che in assoluto non sono
      più interessanti ma che forse è il caso di non focalizzarsi solo sugli indici
      principali. L’universo investibile del mercato azionario è molto più ampio di
      quello che una persona non addetta ai lavori possa pensare. Nelle prossime
      settimane infatti cercheremo di proporre delle analisi su singoli settori oppure
      su temi d’investimento differenti.

      Spero di aver chiarito le tue
      (legittime) perplessità. Se hai bisogno di altre spiegazioni sono qua. Ciao.

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    Ciao Jacopo, a parte che credo ci sia un refuso “L’idea di base è la seguente: maggiore è il numero di società con dei P/E attesi inferiori alla media storica di mercato e corrispettivo peso sull’indice di riferimento,” altrimenti non ho capito nulla 🙂
    In pratica mi dici che per l’italia e la Spagna, gli analsiti sono assolutamente positivi, si attendono cioe’ una fragrorosa impennata degli utili (o un drastico calo delle quotazioni?) dato che la fine della crisi sembra ormai vicina. Se prendi invece i dati sugli utili e il fatturato (se li hai), danno la stessa immagine?
    Ti sembra corretto ragionare sul fatto che se gli anailisti hanno ragione (in che misura? sarebbe anche questo interessante scoprirlo 😀 ) i listini ita e spa si impenneranno, finalmente?

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      Si Massimo
      c’è un refuso. Grazie! Gli analisti tendono ad essere positivi ed è più facile
      che correggano il tiro strada facendo, e Italia e Spagna sembrano più a rischio
      rispetto ad altri Paesi (da questo punto di vista). Dal nostro punto di vista
      il mercato europeo è abbastanza a fair value e si porta dietro un alto rischio
      utili (almeno guardando gli indici a grande capitalizzazione). Visto che ci
      sono più rischi al ribasso che positivi e avendo un approccio value ci
      guardiamo intorno. Per quanto riguarda l’Italia le attuali valutazioni sono in
      linea con i fondamentali (ma tra i peggiori tra i Paesi della zona euro) mentre
      la spagna è più interessante. Detto questo, se il mercato azionario Europeo
      continuerà a salire pure quello Spagnolo ed italiano seguiranno.

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