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PEPP, a che punto sono i fondi pensione europei?

I fondi pensione europei sono in arrivo. PEPP

Ma voi ve li ricordate i PEPP? Ne parlammo lo scorso anno1. Recentemente c’è stata un’importante novità: il percorso avviato dalla Commissione Europea nel 2017 con la pubblicazione della proposta di regolamento per la creazione dei Pan-European Personal Pension Product è giunto a una tappa decisiva con l’ok del Parlamento UE.

Tutto fatto, quindi? No: la palla deve passare all’EIOPA, la European Insurance and Occupational Pensions Authority (l’autorità europea di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali)2, chiamata a realizzare le norme tecniche indispensabili per la messa a terra di questi nuovi prodotti pensionistici.

Norme che poi le competenti autorità nazionali dovranno fare proprie con appositi atti delegati. Tutto questo è stato oggetto di discussione al Salone del Risparmio 20193. Di seguito, facciamo il consueto punto della situazione.

 

Nascita dei PEPP: le tappe

Per aumentare le possibilità di risparmio a fini pensionistici e stimolare la creazione di un mercato paneuropeo con una sana dose di concorrenza e trasparenza al suo interno, nel giugno 2017 la Commissione Europea4 ha proposto un nuovo tipo di prodotto pensionistico individuale volontario – il PEPP, appunto – dotato di un passaporto unico per la distribuzione nei vari Stati dell’Unione, oltre che complementare rispetto ad altre soluzioni pensionistiche.

Il 13 dicembre 2018, il cosiddetto “trilogo” – Commissione, Parlamento e Consiglio UE – ha raggiunto un accordo preliminare sul testo del regolamento. Gli ambasciatori presso l’UE lo hanno approvato il 13 febbraio 2019. E il Parlamento Europeo ha discusso e approvato il regolamento stesso il 4 aprile. Ora la parola va al Consiglio UE, posto che l’entrata in vigore del testo avverrà 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE.

 

Quando arriveranno in Italia?

Non essendo una direttiva, il regolamento diventerà obbligatorio e vincolante nel momento stesso della sua entrata in vigore: non ci sarà bisogno, insomma, di passare attraverso l’iter di recepimento che è previsto invece per le direttive comunitarie.

Ma, come detto, affinché il regolamento produca effetti sul mercato con il debutto dei primi prodotti dotati di passaporto PEPP, saranno indispensabili i chiarimenti tecnici dell’autorità europea. Ecco allora che la Commissione UE valuterà gli effetti del testo una volta trascorsi non meno di cinque anni dall’entrata in vigore.

 

 

Ma cosa sono, alla fine, i PEPP?

Il PEPP è più propriamente un passaporto, destinato ai prodotti che rispetteranno i requisiti riportati nel regolamento UE. Esattamente come lo UCITS, acronimo di Undertakings for Collective Investments in Transferable Securities, un set di norme e criteri che l’Unione Europea varò a metà degli anni Ottanta per aprire il mercato dei fondi comuni rendendo più agevole investire in prodotti domiciliati in altri Stati membri.

Nelle intenzioni del legislatore, quindi, il passaporto PEPP dovrebbe consentire a prodotti dotati di una serie di caratteristiche di varcare i confini nazionali. Se avrà lo stesso successo dello UCITS, questo è tutto da vedere.

 

Portabilità e altri tratti salienti

Il prodotto dotato di passaporto PEPP non dovrà per forza essere nuovo di zecca: i fornitori potranno operare sui prodotti già esistenti rendendoli PEPP compliant, ovvero adattandoli alle prescrizioni e ai requisiti contenuti nel regolamento.

I PEPP offriranno fino a sei opzioni di risparmio, fra le quali un investimento predefinito in grado di garantire ai risparmiatori di poter recuperare almeno il capitale investito. Questa soluzione base è, appunto, il Basic PEPP: è pensata per una platea più ampia di potenziali investitori.

Altra caratteristica importante è la portabilità. Chi offrirà PEPP dovrà garantire la possibilità che il prodotto “accompagni” l’investitore nell’eventuale trasferimento da uno Stato membro a un altro, potendo continuare la sua contribuzione senza interruzioni. Per questa ragione, entro tre anni dall’entrata in vigore del regolamento ogni PEPP dovrà offrire sottoconti nazionali per almeno due Stati membri: qualora così non fosse, il sottoscrittore avrebbe il diritto di trasferire la sua posizione presso un altro provider gratuitamente.

 

Chi li potrà offrire?

Il PEPP potrà essere istituito, fra gli altri, da banche, compagnie assicurative e società di asset management, mentre la distribuzione potrà essere affidata alle aziende che svolgono consulenza in materia di investimenti e agli intermediari assicurativi. Qui da noi, questo tipo di prodotti si innerverà nell’apparato della nostra previdenza complementare5.

Ma attenzione: i prodotti PEPP dovranno essere autorizzati. L’autorità nazionale, ricevuta la richiesta di autorizzazione, verificherà il rispetto delle norme e la completezza della documentazione, poi trasmetterà gli atti a EIOPA, che iscriverà il PEPP nell’apposito albo. Questa iscrizione conferirà il “passaporto” UE.

 

Cosa cambia per i risparmiatori?

O meglio: cosa dovrebbe cambiare? Gettando le fondamenta per un mercato più omogeneo a livello di norme e formule ma più articolato in termini di ventaglio di offerta, la Commissione UE vorrebbe stimolare la richiesta di prodotti pensionistici integrativi.

Questo considerato un continente nel quale gli italiani non sono i soli a ignorare il problema: basti pensare che, secondo le stime, soltanto il 27% degli europei tra i 25 ei 59 anni è iscritto a un fondo pensione diverso da quello pubblico.

Come invogliare i pensionati del futuro? Con un prodotto che potrà essere distribuito anche online, reso più trasparente e vantaggioso dalla maggiore concorrenza e dal trattamento fiscale (che qui da noi dovrebbe essere analogo a quello dei fondi pensione), e che – come visto – sarà anche portabile.

Nella fase di collocamento, agli aderenti andrà spiegato perché quel prodotto PEPP è il più adatto a soddisfare i suoi bisogni pensionistici e andrà anche messo a disposizione il KID in formato elettronico. Previsti poi:

  • prima della sottoscrizione, una simulazione sul caso specifico delle prestazioni del PEPP;
  • nella fase di accumulo, il prospetto delle prestazioni con la proiezione della pensione, oltre all’aggiornamento sui costi e i rendimenti.

Quello dei costi e delle commissioni è uno dei punti su cui, più nel dettaglio, dovrà esprimersi e dare indicazioni l’autorità europea e poi, attraverso gli atti delegati, quella nazionale. L’obiettivo è contenerli, proprio nell’ottica di rendere appetibile il prodotto PEPP.

 



1 – Cosa sono i PEPP, i fondi pensione europei
2 – EIOPA
3 – Risparmio, previdenza, mobilità, Europa. In una parola: PEPP, fonte: Salone del Risparmio
4 – PEPP, fonte: Parlamento Europeo
5 – TFR e fondo pensione: come cambia la tassazione

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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