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Prepararsi agli uragani: quanto è importante la pianificazione finanziaria

Quando arrivano i pasticci, ci sono due tipi di uomini al mondo. […] Supponiamo che ci sia una casa piena di dipinti e sculture rare e di bei pezzi di antiquariato. E supponiamo che il proprietario della casa sente che c’è un uragano mostruoso diretto proprio lì. Uno dei due tipi di uomo si limita a sperare per il meglio. L’uragano cambierà rotta, si dice. […] Questo è un tipo di uomo. L’altro prevede che l’uragano verrà a spararsi giusto nel mezzo della sua casa. […] Questo secondo tipo sa che non c’è niente di male a sperare per il meglio, finché sei preparato al peggio.

 

Un passaggio chiave del dialogo fra i due protagonisti della novella “Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank”, di Stephen King (dalla quale è stato tratto il film “Le ali della libertà”, avete presente?), rende bene il senso – e l’importanza – del farsi cogliere il più preparati possibile dagli eventi avversi.

Cambiamento climatico, inflazione alle stelle, guerre e varie ed eventuali tensioni geopolitiche più o meno circoscritte a livello locale, pandemie, approvvigionamenti a singhiozzo: gli uragani sanno assumere aspetti diversi. E oggi l’orizzonte economico ne offre parecchi al nostro sguardo.

Ma vi siete mai chiesti in che modo li affrontate voi? Siete più come il tipo 1 e vi limitate a sperare per il meglio, o più come il tipo 2 – l’Andy Dufresne della novella – e siete convinti che va benissimo sperare per il meglio, ma intanto è sempre saggio prepararsi al peggio?

 

Pensare oltre il breve termine: la pianificazione finanziaria

Diciamocelo con franchezza: siamo tutti un po’ come il tipo 1. E invece sarebbe bene prendere esempio da Andy Dufresne. E imparare a pianificare. All’importanza della pianificazione finanziaria è dedicato lo studio “Attitudine alla pianificazione finanziaria delle famiglie italiane”, realizzato in collaborazione con docenti dell’Università di Roma Tor Vergata, che ha indagato l’atteggiamento dei decisori italiani riguardo alla pianificazione finanziaria utilizzando i dati dell’Osservatorio Consob.

Perciò, tornando a monte, provate a rispondere: siete davvero in grado di pianificare? Attenzione: l’eventuale risposta “sì, so esattamente quanto spenderò oggi” non vale. Si tratta infatti di guardare oltre il breve termine e di considerare le esigenze finanziarie a lungo termine.

Il quadro delle competenze finanziarie dell’Ocse per gli adulti dell’Unione europea identifica la pianificazione e la gestione delle finanze come l’insieme delle “competenze per la gestione della situazione finanziaria di un individuo o di una famiglia nel breve e nel lungo termine”. Il che “non include solo la gestione delle entrate e delle uscite su base giornaliera, ma anche la pianificazione per il futuro”.

 

 

Pianificazione finanziaria: quali fattori possono stimolare un comportamento corretto?

Lo studio Consob ha indagato il ruolo svolto dalle conoscenze finanziarie e da alcune caratteristiche personali, con un check sulle caratteristiche socio-demografiche e sulla situazione finanziaria della famiglia.

In maniera molto schematica, le stime suggeriscono:

  • un’associazione sicuramente positiva tra attitudine alla pianificazione finanziaria e conoscenze finanziarie, che è come dire “chi più sa, meglio sta”;
  • un impatto controverso delle caratteristiche personali.

Quindi, ok: più si ha confidenza con la materia, più se ne riconosce l’importanza. Ma le caratteristiche personali, invece, quanto incidono? Dipende. Anche qui, un bello schemino ci può stare. Allora:

  • più si tende a provare ansia finanziaria, meno si è propensi a pianificare;
  • meno si vuole pensare allo stato delle proprie finanze personali, meno si è propensi a pianificare.

E tutto ciò è anche abbastanza intuitivo. L’ansia fa assumere comportamenti evitanti. Ma c’è un’altra trappola cognitiva da cui Consob mette in guarda: la cosiddetta “autoefficacia”.

 

Chi troppo in alto sale, cade sovente precipitevolissimevolmente

La pianificazione finanziaria (ma quel che stiamo scrivendo vale anche per la pianificazione assicurativa e per quella previdenziale, eh) non solo non va d’accordo con l’ansia, ma va anche molto poco d’accordo con la cosiddetta “autoefficacia”. E che è? Spieghiamo subito. In sostanza, l’autoefficacia è la percezione che ciascuno di noi ha rispetto alla sua capacità di organizzare cose e raggiungere obiettivi. Come si può bene intuire, è abbastanza direttamente correlata all’autostima.

Ebbene, un più alto livello di autoefficacia induce a ritenere di essere capaci o molto capaci di gestire problemi di natura finanziaria. E fa dire a noi stessi “non sarà difficile trovare una soluzione a un potenziale problema di questo tipo”.

Questa fiducia, ci spiega Consob nelle conclusioni del suo studio, “potrebbe essere legata a migliori condizioni finanziarie e/o a un’eccessiva sicurezza”. E infatti, “l’86% degli individui con reddito più elevato mostra livelli più elevati di autoefficacia finanziaria e il 64% di coloro che mostrano un’eccessiva fiducia in se stessi presenta un’autoefficacia finanziaria più elevata”. Ma, come si dice, chi troppo in alto sale, cade sovente precipitevolissimevolmente.

È un po’ come quelli che si mettono alla guida della propria autovettura credendosi Hamilton o Verstappen: sono fin troppo sicuri di sé e, quindi, più esposti al rischio di incorrere in incidenti. Con i portafogli finanziari può scattare la stessa trappola mentale.

 

Consulenza e pianificazione finanziaria vanno a braccetto

“L’associazione positiva tra fiducia nei consulenti finanziari e attitudine alla pianificazione”, sottolinea poi Consob, “sembrerebbe evidenziare che i professionisti possono guidare i clienti verso una migliore gestione delle proprie finanze”.

Non solo: “secondo un’indagine qualitativa sul valore della consulenza finanziaria e della robo-advice (Caratelli et al., 2019), gli investitori italiani assegnano un valore elevato agli stimoli educativi ottenuti durante le interazioni con i loro consulenti”. Soprattutto se questo supporto è particolarmente tempestivo, diventando “una sorta di educazione finanziaria just-in-time”.

In questo contesto, i professionisti potrebbero incoraggiare gli investitori ad adottare un approccio a lungo termine alla gestione delle finanze personali. Non la soluzione del problema, ma sicuramente un bel contributo.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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