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Quando l’ETF non è il massimo

C’è questa pericolosa tendenza in atto nel mondo degli ETF: una considerevole fetta degli ETF immessi sul mercato di recente sono prodotti “short”, oppure a leva, cioè “double long” o “double short”, “1.5X”, “XBear” e via dicendo. Se non sapete bene cosa sia un ETF potete farvi un’idea leggendo qui e qui.

Guardiamo agli ETF di più recente emissione. Prendiamone davvero uno a caso, ad esempio il RBS S&P GSCI CAPPED COMP 2X INV MNTHLY: a parte il nome incomprensibile a chiunque non sia un esperto, si tratta di uno strumento che offre il -200% del rendimento di un indice di commodities (cioè petrolio, caffé, cacao, metalli vari, bestiame, ecc). Se l’indice scende e fa -20% voi guadagnate il 40%,il doppio – e questo racchiude il significato di “leva finanziaria”: i guadagni e le perdite sono moltiplicati. Quindi,nel caso specifico, se l’indice sale del 50% voi con quell’ETF perdete il 100%. Cioè tutto. E guardate che una performance del 50% si è verificata ripetutamente nella storia all”indice S&P GSCI (parente stretto di quello utilizzato per l”ETF); l’ultima volta nel periodo 27/8/2010 all”8/4/2011. Il fatto poi che il rendimento dell’indice e dell’ETF abbiano segno diverso, è proprio perché è “short”. L’esempio è semplificato: per fattori tecnico gestionali l’ETF non riesce a riflettere esattamente la performance dell’indice, raddoppiata o cambiata di segno che sia. Ma ci va vicino. Comunque questo è già un dettaglio.

Di ETF e ETC così ne stanno emettendo moltissimi. E stando ai volumi delle negoziazioni (leggi qui), sono diffusamente utilizzati dagli investitori.

Il fatto importante è che dietro questi ETF a leva, lunghi e corti che siano, non c’è l’investimento nei titoli/strumenti che costituiscono l”indice sottostante. C’è invece un bel derivatone, più o meno complesso a seconda dell’ETF (altrimenti sarebbe difficile o impossibile andare a leva o “short”). E infatti li chiamano ETF “strutturati”. Qual è il problema? A parte l’inquietante presenza del termine “strutturato”, che già mena gramo, il problema è che il derivato viene venduto da una controparte, una banca d’affari, che può benissimo fallire. Impattando su chi ha comprato l”ETF. Lo sappiamo bene, la storia finanziaria recente l’ha insegnato: molti risparmiatori hanno ancora ferite sanguinolente sulla schiena. E con questi chiari di luna sui mercati, sempre in bilico sull’abisso del panico (per tutto…. crisi Euro, Nord Africa/Medioriente, centrali atomiche giapponesi, rischio contagio, conti pubblici USA e interrogativi sulla sostenibilità della politica monetaria della FED, ecc, ecc) non c’è da scherzare sulla possibilità del default di qualche banca d’affari e delle conseguenze sul mercato degli ETF strutturati.

E poi, se c’è leva, la rapidità con cui si generano perdite di portafoglio può essere insostenibile per un normale risparmiatore. Farsi male è un attimo.

Attenzione. Io non sono contrario ai prodotti “Short”, che consentono di prendere posizione contro un mercato, producendo performance positive se questo scende. Quando facevo il gestore, per proteggere il portafoglio o attuare particolari strategie d’investimento, spesso assumevo posizione corte. E in effetti me le sognavo di notte: nella lista dei miei incubi, alcune posizioni corte che mi hanno fatto parecchio male stavano giusto un filo sotto il padre di tutti gli incubi: l’annullamento dell’esame di maturità, con immediato reintegro in aula nel bel mezzo di una versione di latino – brutta storia. Divagazioni a parte, quello che voglio dire è che andar corti è roba da professionisti, perché i portafogli vanno controllati a vista e il rischio dell”investimento monitorato nel continuo con modelli non triviali. Insomma bisogna essere preparati.

Questi ETF strutturati sono molto popolari tra chi fa trading on-line, attività che non mi sento di consigliare a nessun risparmiatore: statistiche alla mano, il trading on-line produce prevalentemente perdite (leggete questo post e vediamo se vi convinco – e se non vi convinco allora suggerisco di diversificare i vostri rischi buttandovi anche su Superenalotto, Win for Life, Bingo, classiche giocate al Casinò e, se volete essere ancora più classici, rispolverate i dadi con Yatzy).

Vengo al dunque, anche se è ovvio dove voglio andare a parare. Per la maggioranza dei risparmiatori comprare ETF strutturati è un po come, per chi desidera un animale da compagnia, comprare un cinghiale vivo: prima o poi fa danni (so di un tizio che teneva un cinghiale nel piccolo giardino di casa sua – non so come sia finita – temo con il cinghiale sulla brace, cosa che con gli ETF strutturati non riesce).

Morale della storia: gli ETF sono in generale ottimi veicoli d’investimento – ma evitate gli strutturati, specie con mercati  volatili e isterici, come adesso. Selezionate invece ETF semplici. Avrete così portafogli altrettanto semplici, liquidi, a basso costo e potrete accedere a moltissimi mercati. Un ottimo punto di partenza per investire i propri risparmi.

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Scritto da

Ha solcato i mari della finanza in lungo e in largo, su imbarcazioni piccole e grandi, con i mercati in tempesta oppure cavalcando grandi onde d’ottimismo. Da anni soffre di contorcimenti interiori che lo turbano nel profondo, e questo non solo per gli eccessi di frutti di mare, bensì per come vengono trattati i risparmiatori e per le tristi condizioni in cui versa l’industria che li dovrebbe gestire. E allora Jack Sparrow invoca l’ammutinamento! Basta con prodotti finanziari che fanno solo il gioco di chi li vende, basta con portafogli di risparmio che cozzano contro il buon senso! Entra nella ciurma di Jack e segui i suoi consigli per trasformare il tuo disagio in qualcosa di utile per i tuoi risparmi.

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