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Rischio “Italexit”: manuale antipanico per il risparmiatore

Cosa fare con i propri risparmi in caso di Italexit?

“AdviseOnly è un blog di educazione finanziaria, non stiamo dietro a tutte le boiate che vengono dette nell’arena politica e che riecheggiano nei media – una forma relativamente sofisticata di gossip”: me lo ripeto come un mantra da qualche settimana, sentendo di Minibot, tasse sulle cassette di sicurezza, Italexit e via dicendo.

Il problema è che stanno arrivando fiumi di domande da parte di risparmiatori preoccupati. Ecco allora che vale la pena dire quattro cose su un blog che fa formazione e informazione economico-finanziaria.

 

Quanto è messa male l’Italia?

Risposta: abbastanza, grazie. Cito alcuni semplici fatti.

1. Debito pubblico

Cresce. Punto. Il rapporto debito pubblico/PIL, metrica fondamentale per capire la solvibilità di un Paese, in Italia è pari al 132,2%. La media dell’area euro è dell’85,1%. Siamo secondi dopo la Grecia. Fate un po’ voi.

Fa quasi tenerezza la norma europea che vorrebbe un rapporto debito pubblico/PIL pari al massimo al 60%.

2. Procedura d’infrazione

Il Comitato Economico e Finanziario Europeo e la Commissione UE hanno dato il via libera tecnico a una procedura d’infrazione1 sul debito italiano. Ma la procedura non è, al momento della redazione di questo post, partita: c’è ancora tempo, e i negoziati tra governo e Commissione proseguono per disinnescarla in extremis.

3. Crescita economica

La crescita economica reale dell’Italia nel 2018 è stata la più bassa di tutta l’Eurozona: 0,9%, contro una media dell’1,9% nell’area euro. Chi è cresciuto meno rispetto a noi, è cresciuto a un tasso dell’1,4% annuo. Questo vi dà un’idea di quanto siamo economicamente asfittici.

E ci si aspetta che l’Italia si riveli il Paese con la crescita più bassa in tutta Europa anche nel 2019.

Checché se ne dica, la crescita economica è il principale indicatore di benessere di un Paese, visto che tutto ciò che determina la qualità della vita (sistema sanitario e pensionistico, istruzione, pubblica sicurezza, ricerca, e via dicendo) dipende in modo sostanziale dal reddito.

4. Tassi d’interesse e rischio default

Nell’eurozona l’Italia è il Paese che paga gli interessi più elevati: non è cattiveria nei nostri confronti, è solo che il Paese ha perso credibilità.

 

Titoli di Stato 2-5 anni | amCharts

 

Ora, se un soggetto perde credibilità con i creditori e non produce reddito, come ripaga il debito? Good point. È ciò che si domandano tutti sui mercati finanziari, e per questo la percezione del rischio di default è aumentata.

Ma è più o meno stabile, seppur elevata, dalle elezioni politiche 2018 a questa parte – si veda il grafico del CDS, uno strumento finanziario che tutti i giorni valorizza la probabilità di fallimento dell’Italia, essendo una sorta di assicurazione sul default.

 

CDS Italia | amCharts

 

5. Minibot e altri deliri

Di castronerie se ne sono dette tante, di recente, ed è normale che chi ha la fortuna di avere qualche risparmio si preoccupi.

La fonte principale di preoccupazione ultimamente è l’idea dei Minibot, titoli di Stato di piccolo taglio (dai 5 ai 100 euro) stampati per pagare i creditori della Pubblica Amministrazione.

Nei fatti sostituirebbero un debito dello Stato (l’impegno a pagare i creditori della PA) con un insieme di impegni di piccolo taglio (i Minibot). Dividere in parti un debito non ne cambia la natura: sempre debito rimane.

La cosa che preoccupa di più, però, è che si ipotizza che i Minibot siano utilizzabili negli scambi privati e per pagare le imposte. Ciò significa stampare moneta per finanziare il deficit ed equivale all’introduzione di una moneta parallela all’euro. Cosa vietatissima dai trattati europei, e che preluderebbe l’uscita dall’euro, con tutto quel che di male ne può conseguire.

Recentissime sono anche l’ipotesi di tassare le cassette di sicurezza e, più in generale, ripetute sinistre allusioni di esponenti del governo alla grande quantità di risparmio degli italiani e a come essa possa essere utile per il Paese.

Da qui la preoccupazione.

 

 

Cosa fare per proteggere i propri risparmi?

Innanzitutto, penso che la preoccupazione sia comprensibile, ma anche che l’Italia abbia vari baluardi istituzionali, sicché certe ipotesi legislative, tipo quella dei Minibot, restano – per l’appunto – ipotesi: per diventare realtà devono superare questi baluardi.

Quindi, derive pericolose per i risparmi, inclusa l’ipotesi estrema dell’Italexit, sono per ora abbastanza vaghe e non particolarmente probabili nel breve periodo.

Ciò detto, che cosa può fare un risparmiatore preoccupato per i propri investimenti?

  1. Investimenti al di fuori dall’area euro – è importante detenere ETF o fondi comuni che investono in azioni e obbligazioni non italiane. In caso (improbabile ma possibile) di Italexit e ritorno alla lira, un ETF i cui asset sono in altre divise tenderebbe ad apprezzarsi, anche se venduto sulla piazza italiana.
  2. Diversificazione – più in generale, è cruciale ora più che mai avere un portafoglio ben diversificato tra i differenti fattori di rischio, privilegiando attivi denominati in divise forti come yen, dollaro USA, dollaro canadese.
  3. Azionario anticiclico – privilegiare i settori robusti rispetto alle crisi, come quello dei beni di largo consumo e altri anticiclici; prediligere il fattore “Quality”.
  4. Obbligazionario di alta qualità – ridurre il rischio controparte attraverso la diversificazione fornita da ETF e fondi obbligazionari, che investono in una pluralità di emittenti, meglio se con rating elevato.
  5. Oro e metalli preziosi – se si è impauriti, un po’ d’oro non guasta (parlo di ETC, non lingotti fisici, che sono illiquidi e poi vi fate male quando provate a venderli).
  6. Conti esteri – trasferire il patrimonio all’estero, in un Paese che offre la necessaria protezione giuridica, può essere una soluzione, ma attenzione che ormai i trattati offrono una buona trasparenza, e in presenza di un governo aggressivo – per esempio in caso di “patrimoniale” – lo scudo potrebbe essere fragilissimo. Valutate poi bene i costi.

Un portafoglio di questo genere è il nostro EuroTsunami.

Per chiudere: non cedete al panico ingiustificato; se avete paura, costruite un portafoglio difensivo e ben diversificato e verosimilmente ciò basterà.

 



1 – Procedura d’infrazione: cos’è e cosa rischia l’Italia

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    Aggiungerei soldi sotto il materasso (non nella cassetta delle banche).

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      secondo me si doveva andare in Europa facendo il referendum per tenere la lira. Perché non è stat fatto?

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    Caro Raffaele Zenti, grazie. Riprendo:
    “tassare le cassette di sicurezza e allusioni alla grande quantità di risparmio degli italiani e a come essa possa essere utile per il Paese.”
    Capisco e condivido le preoccupazioni di tutti, ma……. se è vero che per andare al ristorante, devo fare la coda, per andare in vacanza devo prenotare con molto anticipo, tutti sono sempre strapieni, di vacanzieri italiani è pieno il mondo…… posso pensare che molti, moltissimi italiani sono ricchi ? ricchissimi ??? la grande quantità di risparmio degli italiani è ben confessata da tutti, ogni mese i promotori finanziari raccolgono per reinvestire centinaia di milioni ……l’italia non è un paese povero ! ! o mi sbaglio ???
    Ora, caro Raffaele, dimmi: non potrebbe essere conveniente per me “riccone o ricchino” farmi convincere da qualcuno che per ottenere una maggior tranquillità per il mio gruzzolo potrei/dovrei investire a fondo perduto un pò di mia ricchezza accumulata? Mi è necessaria tutta la mia ricchezza o una gran parte mi è superflua, non goduta ( salvo leggere un numerino /numerone in qualche report) Sarà una grande soddisfazione saper che siamo avanti nella classifica dei più ricchi del cimitero ?
    Prima ancora di essere una questione di etica è una questione di egoistica convenienza economica: cosa ne faccio di tutti i miei bot se questi perdono di valore per il fallimento dell’ italietta? Mi sbaglio o l’Italia sarebbe ricca, ricchissima se non dovesse pagare interessi per miliardi e miliardi ? Non sarebbe meglio rinunciare a una quota del mio per salvare il tutto?? Io mi dichiarerei da subito disponibile, sono un asino … ma ragiono ?? Se questo sogno si avvera l’economia italiana non ricupera tutta la sua capacità e prestigio con il vantaggio di tutti, incluso il mio ??? e gli investimenti? E i poveri veri ? e la riduzione delle tasse?
    Certo ci sono i molti che dell’Italia e degli italiani se ne fregano, rubano, esportano capitali, giocano contro. Poi ci sono i nostri “capi” governanti che sono sempre peggio:sempre più ignoranti, incapaci,illusi, ladroni, collusi, malfattori che però con le cazzate che sparano senza ritegno e vergogna riescono a farsi eleggere e osannare dal popolo ( o popolino).
    Siamo mal ridotti, non mi resta che investire, come suggerisci, in etf stranieri … poi …?
    Ringrazio se vorrai rispondere ai miei interrogativi; conto sulla logica e chiarezza che trovo nei tuoi scritti.
    L’asino .

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    Mi sfugge il discorso che il conto estero non difenda a causa della trasparenza.

    Che io sappia un decreto Italico non ha giurisdizione su banca estera, quindi direi che a meno che un governo aggressivo non mi tolga anche il passaporto, detenere il patrimonio in banca estera offra i seguenti vantaggi:

    1) non si viene toccati da un decreto di blocco all’esportazione di capitali, che sarebbe fatto sicuramente in caso di default o Italexit o bank run Italico, e quindi si può abbandonare la nave che affonda senza dover abbandonare anche il proprio patrimonio in fallitalia. Non parliamo poi del fatto che a seguito di questo decreto potrebbe seguire la conversione forzosa da Euro a nuova lire, stile Corralito argentino. Diciamo che in tali situazioni avere il patrimonio in banca Italica non è rasserenante.

    2) una volta che il patrimonio è all’estero, possono tassarlo come tasserebbero un patrimonio detenuto in conto Italico, e già questo avviene con IVAFE e quadro RW in dich. redditi, ma almeno nel caso estero sono comunque tassazioni da operarsi in sede di dichiarazione redditi, e non un prelievo forzoso operato direttamente dalla banca estera, quindi il contribuente ha un po’ più di margine di manovra, mentre chi ha il conto/risparmi in banca Italica subirebbe alla fonte il prelievo all’Amato del 92 (che a sto giro sarà pure elevato al cubo).

    3) I costi con conti come Interactive Brokers sono ormai a livello di una qualsiasi banca online Italica. Altre banche (Saxo Danese) e specialmente Svizzere hanno costi più elevati, ma soprattutto a causa delle commissioni di custodia titoli 0,1%-0,2% che vanno a colpire il portafoglio ogni anno e per il contribuente Italico sono insopportabili perché già paga il bollo titoli dello 0,2%.

    C’è poi a mio avviso una considerazione operativa: se uno vuol costruire un portafoglio di lungo periodo non ha più senso costruirlo in un deposito titoli di banca Italiana, perché è un paese troppo instabile (e non è colpa solo di questo governo, è sempre stato così dagli anni 60). In Italia ogni tot anni si è costretti a domandarsi se non sia il caso di chiudere tutto e portare il patrimonio all’estero per la paura. Mentre un portafoglio diversificato richiede comunque un orizzonte di lungo periodo e la serenità necessaria per mantenerlo, ma questo contrasta operativamente con il sistema paese.

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      Interactive Brokers ha ormai commissioni miserrime anche per il trading, tolto anche il limite minimo dei 10000 per aprire il conto. Ho intenzione di aprirlo entro l’anno e in caso di situazione che precipita distribuire il capitale alla bisogna.
      Detto questo per me ci si trascinerà così per anni e anni riuscendo sempre a sfuggire ad un destino tipo Venezuela, ma scoprendoci sempre più poveri di anno in anno.

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    Bell’articolo ma aggiungerei:
    – il rapporto debito/Pil ci dice soprattutto una cosa, è vero che il nostro debito pubblico è alto ma il problema non sussisterebbe in questi termini se il pil fosse migliore. Pertanto sarebbe sostenibile se il paese crescesse almeno in media con l’Europa.
    – il rischio default si misura con lo spread fra BTP a 2 anni e BTP a 10
    – c’è tutta la “nuova moda” degli ETF, forse perchè le strategie passive sono più “comode” forse perchè è così difficile dire ai clienti quanto costa la consulenza, senza negare che diano rendimenti senza mai battere l’indice per definizione ma mai dando alpha. In più avendo i portafogli composti dai titoli più noti non sono una buona strategia difensiva in caso di discesa.
    – basta investire in Sicav con banca depositaria fuori Italia per avere i risparmi protetti ovunque abbiate il conto corrente, perchè di fatto i soldi sono nel paese dov’è la sede legale.
    – il problema sorge quando chiedete il disinvestimento… a meno che non indichiate un paradiso fiscale.
    – come per la patrimoniale… vengono colpiti i cittadini italiani ovunque residenti… non vi rimane che Panama o le Cayman… le fiduciarie o qualche prestanome… con il rischio di non trovare nulla lo stesso. Oppure sposate uno straniero/a e prendete un’altra cittadinanza.

    Ma niente panico! Un etf o una sicav, meglio una polizza vi tutelano meglio, l’importante è mantenere l’investimento finchè non tornano tempi sereni.
    Grazie Raffaele e scusa se mi sono permessa di aggiungere delle precisazioni

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