I fatti salienti della settimana
Più falchi, meno colombe. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha licenziato il segretario di Stato Rex Tillerson nominando come suo successore Mike Pompeo, attuale direttore della Central Intelligence Agency (a sua volta sostituito da Gina Haspel).
Un avvicendamento che segue quello dell’ex consigliere economico Gary Cohn, cui è subentrato Larry Kudlow. E per la stampa americana, le epurazioni non finiranno qui.
Stop all’OPA. Sempre Trump ha stoppato l’acquisizione di Qualcomm da parte di Broadcom, un’azienda statunitense che fino a non molto tempo fa aveva sede a Singapore, ancora una volta in nome della sicurezza nazionale.
L’avvertimento dell’OCSE. Secondo l’OCSE, l’economia globale crescerà di quasi il 4% quest’anno e il prossimo, meglio di quanto previsto in precedenza.
Una buona notizia, accompagnata però da un avvertimento sul protezionismo commerciale: “rimane un rischio”, ha dichiarato l’OCSE, “che potrebbe influire negativamente sulla fiducia, sugli investimenti e sull’occupazione”.
Tra parentesi, l’OCSE ha alzato le stime sul Prodotto Interno Lordo mondiale e dell’area euro, ma ha lasciato invariate quelle sull’Italia: al +1,5% nel 2018 e al +1,3% nel 2019.
L’inflazione c’è, ma non spaventa. Restando sempre in area USA, segnaliamo che in settimana è uscito l’aggiornamento sulla variazione mensile del Consumer Price Index (CPI), che a febbraio è cresciuto del +0,2% dal precedente +0,5%, in linea con le stime. Così come il dato core (+0,2% dal +0,3% di gennaio), spinto dalle componenti volatili come abbigliamento, linee aeree e assicurazioni auto.
Numeri, insomma, che non giustificano le attese ansiose e ansiogene di un atteggiamento più aggressivo da parte della Fed.
Ritmo moderato. E rimanendo in tema di banche centrali, da Francoforte il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha ribadito che le modifiche alla politica monetaria avverranno a un ritmo moderato.
Occupati ai massimi di sempre. L’Eurostat ha diffuso le sue stime secondo cui, nel quarto trimestre 2017, l’Unione Europea contava 236,8 milioni di occupati, di cui 156,7 milioni nella zona euro, in entrambi i casi il massimo di sempre.
La produzione industriale, invece, a gennaio ha registrato un -1% nell’area euro e un -0,7% nell’UE rispetto a dicembre. Nel confronto con gennaio 2017, invece, il valore è salito del +2,7% nella zona euro e del +3% nella UE.
Grafico della settimana
Rischi geopolitici all’orizzonte? Ciò che vi proponiamo questa settimana è un particolare indice costruito calcolando il numero di volte in cui le parole connesse alla geopolitica compaiono nei principali quotidiani del mondo: maggiore è il valore, più alto è il rischio. Si tratta di un indice che ci permette di tastare il polso dei media su temi non direttamente legati al mondo della finanza, ma che comunque possono influenzarlo (qui per approfondire).
Da dove arriverà (se arriverà) lo “tsunami”? Dal protezionismo di Trump? Da un fallimento nei negoziati tra Stati Uniti e Corea del Nord? Da una nuova “guerra fredda” tra Russia e Occidente? La macchina economico-finanziaria non è immune dal contesto generale, per questo ha molto senso monitorarlo.
Come si sono mossi i mercati
Rogne per Shinzo. L’azionario europeo, uno degli asset più penalizzati dai venti di protezionismo che soffiano dagli USA, ha fatto un po’ su e giù. Altalenante anche l’Asia. Wall Street si avvia verso il week end in un clima di debolezza.
In Giappone ha tenuto banco il caso di presunto favoritismo (legato alla vendita di un terreno statale) che getta ombre sul primo ministro Shinzo Abe, rieletto lo scorso anno e da tempo impegnato nel rilancio dell’economia, e che peraltro deve affrontare la campagna elettorale per le primarie del suo partito. Intanto Haruhiko Kuroda, considerato il “regista” della Abenomics, è stato confermato governatore della Banca del Giappone.
Spread in calo. Saliscendi per i rendimenti dei Treasury, in attesa dell’incontro della Fed della prossima settimana. Il differenziale tra BTp e Bund tedesco chiude la settimana poco sopra i livelli di lunedì.
All’inizio della settimana c’è stata la prima asta post voto di BoT annuali: il Tesoro ha collocato tutti i 6,5 miliardi di euro offerti e il rendimento è sceso a -0,403% dal -0,401% di febbraio.
FMI insiste sulle criptovalute. Il dollaro ha tentato un piccolo recupero nell’attesa del dato sui prezzi al consumo, ma alla fine della settimana l’euro si conferma sull’1,23. Lo yen ha un po’ pagato lo scotto dello scandalo politico.
Sul fronte criptovalute, Bitcoin ha toccato il livello più basso in un mese, mentre il direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde ha ribadito la necessità di mettere a punto principi regolatori sulle cripto-asset.
Materie prime. Il Brent chiude la settimana attorno ai 65 dollari, il WTI si conferma a quota 61.
In agenda
Di seguito, alcuni dei principali appuntamenti e dati macroeconomici della prossima settimana (fonte: Bloomberg).
Russia – Il 18 marzo la Russia va alle urne per eleggere il nuovo presidente. Che poi sarà quello vecchio. Il grande favorito, infatti, è Vladimir Putin, che si prepara a portare a casa il suo quarto mandato, anche per l’assenza di un’alternativa credibile all’opposizione.
Italia – Il 23 marzo i nuovi parlamentari si riuniranno nella loro primissima seduta dopo il voto del 4 marzo: in quella occasione, eleggeranno i presidenti di Camera e Senato.
Europa – Come dati macroeconomici, grande attenzione allo ZEW e all’IFO, di cui usciranno i dati aggiornati al mese di marzo. Fra gli altri appuntamenti, da segnalare la pubblicazione del bollettino economico della BCE giovedì 22 marzo.
Banche centrali – In programma le riunioni di politica monetaria della Federal Reserve e della Bank of England: la prima inizierà il 20 e terminerà il 21 marzo, mentre la seconda è fissata per il 22.
Dalla Fed di Jerome Powell ci si aspetta che, nel solco aperto dalla presidenza Yellen, si proceda al primo aumento dei tassi del 2018, al corridoio compreso tra l’1,50% e l’1,75%. In Gran Bretagna, settimana prossima, occhio anche ai dati su prezzi al consumo, disoccupazione e vendite al dettaglio.