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Investire in obbligazioni: ecco cosa offre il mercato USA

Il panorama obbligazionario si avvia pericolosamente verso uno scenario a rendimenti negativi

Dopo l’ultima emissione, il Giappone è diventato il primo Paese tra i membriu del G7 ad avere emesso titoli di debito a dieci anni con un rendimento inferiore allo zero.

A livello globale la crescita è fragile e l’inflazione non morde, mentre in Giappone e in Germania già circa il 75% del mercato obbligazionario governativo ha un rendimento a scadenza negativo[1]. Gli investitori alla ricerca di rendimento non hanno altra scelta se non quella di aumentare il rischio dei propri portafogli, e a queste condizioni diventa sempre più complicato trovare il giusto equilibrio tra rischio e rendimento, specialmente con le valutazioni dei mercati azionari non certo da saldo.

Se ci spostiamo lungo l’asse più rischioso del mondo obbligazionario, i ritorni più interessanti sono offerti dal segmento corporate High Yield USA, con un rendimento a scadenza del 9,3% contro il 3,6% del segmento Investment Grade.

Nel 2015 l’indice Bank of America Merril Lynch High Yield USA ha perso circa il 5% (cedole incluse), riportando i rendimenti a scadenza in linea con la media storica. Ovviamente se il segmento High Yield offre ritorni così interessanti c’è una ragione, che è in larga parte legata alla pressione del calo materie prime sul settore energetico.

Il rischio di credito

Il brusco calo del prezzo del petrolio sta costringendo le aziende energetiche a rivedere i propri piani di estrazione e tra le più colpite ci sono le compagnie statunitensi legate allo Shale Oil, che secondo Bloomberg hanno accumulato debito per oltre 237 miliardi di dollari. Solo la scorsa settimana due società del settore Oil & Gas USA, cioè Energy XXI e SandRidge Energy, non sono riuscite a pagare gli interessi sui propri debiti finanziari. E, come riporta l’agenzia di rating Fitch[2], il tasso di default del settore energetico USA è salito dal 7,2% di gennaio al 9% di febbraio, mentre nello stesso periodo il tasso di default legato agli emittenti appartenenti al settore dell’estrazione e produzione è salito dall’11,3% al 14,0%.

Non succede spesso che un settore debba affrontare un cambiamento così radicale come è successo al comparto Oil & Gas – USA e non solo – dopo il crollo del prezzo del petrolio, dunque è piuttosto probabile che di qui a fine anno assisteremo a qualche altro default.

Tuttavia, il peso del settore energetico sul segmento High Yield è tutto sommato modesto (circa l’11% dell’indice BofA-ML). Le emissioni sono già concentrate sulla parte con il più alto rischio di default, con un rendimento medio a scadenza più alto del 2008 e un prezzo mediano intorno al 60% del valore nominale: ho l’impressione che il mercato stia già prezzando una buona fetta dei prossimi default.

Inoltre, considerando l’attuale equilibrio tra la domanda e l’offerta ci sono buone probabilità che il prezzo del greggio abbia già toccato il suo minimo e possa gradualmente risalire la china alleviando la fase di aggiustamento del settore.

Rischio tasso

La volatilità dell’ultimo periodo ha modificato le attese di mercato sul prossimo rialzo  dei tassi da parte della Fed, spostandole da marzo a fine anno. Con  le banche centrali cinese e giapponese che hanno già aumentato gli stimoli monetari e la BCE che si appresta a farlo, la politica monetaria sembra destinata a rimanere accomodante ancora a lungo, e anche la Fed non ha nessun motivo per accelerare il graduale aumento dei tassi.

Rischio valuta

La corsa del dollaro si è stabilizzata man mano che i mercati azionari hanno cominciato a vacillare spostando le attese sul prossimo rialzo della Fed. Tuttavia, in relativo la politica monetaria della Fed dovrebbe rimanere più restrittiva e in termini di asset allocation il dollaro resta comunque un bene rifugio nei momenti di stress finanziari.

Da qui a fine anno, ci potrebbero essere altri default di emittenti energetici, ma per chiunque decida d’investire tramite fondi o ETF il mercato sembra sufficientemente diversificato da  poter limitare i danni. Dal mio punto di vista, la probabilità di una prossima recessione negli USA rimane piuttosto bassa, e per chi come noi ha uno scenario tutto sommato favorevole verso gli attivi rischiosi, il segmento USA corporate High Yield e Investment Grade può essere un’interessante idea d’investimento da valutare per diversificare il proprio portafoglio obbligazionario.

[1] http://blog.pimco.com/2016/02/25/time-to-move/

[2] https://www.fitchratings.com/site/fitch-home/pressrelease?id=999715

Scritto da

Segue tematiche economiche e finanziarie per il team financial strategies group di Advise Only. Dopo aver conseguito una doppia laurea in Management all’Università di Torino e all’ESCP Europe, ha deciso di proseguire i suoi studi con un master in Economia Internazionale a Paris Dauphine. Dopo 4 anni di vita parigina ed esperienze lavorative come economista e strategist, sbarca in Advise Only con l’obiettivo di sviluppare la parte di analisi economica e congiunturale.

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