a
a
HomeECONOMIA E MERCATICOMMENTO AL MERCATO#investirenelmondo: Russia, un Paese in cerca d’identità

#investirenelmondo: Russia, un Paese in cerca d’identità

Un leader controverso come Vladimir Putin che domina incontrastato, l’inflazione intorno al 15% e il PIL in contrazione. Le luci e le ombre di uno dei Paesi più importanti del mondo, nonostante tutto.

Il Paese in cifre

russia_paeseincifre

Contesto socio-politico

Dalla “rivoluzione d’ottobre” del 1917, al crollo dell’URSS del 1991, oggi la Russia si presenta come una repubblica federale semipresidenziale guidata dal presidente Vladimir Putin. Il suo partito, “Russia Unita”, ha la maggioranza all’interno della Duma di Stato (equivalente all nostra Camera dei Deputati) e, come dimostrato alle ultime elezioni (2012) vinte con il 60% dei consensi, rimane saldamente al potere grazie anche ad una politica estera aggressiva (l’annessione della Crimea nel 2014 è solo l’ultimo episodio) e condannata dal blocco occidentale, ma ampiamente condivisa internamente.

Oltre alla politica estera, pesanti sono anche le critiche da parte di numerose ONG straniere relative alla mancanza di “libertà fondamentali” (libertà di espressione e di associazione) e all’eccessiva centralità di potere nella figura del presidente Putin.

Punti di forza e di debolezza

russia_forza_debolezza

Contesto economico

Indicatori principali 2014 2015 Stime 2016 Stime 2017
Variazione % PIL Reale 0,5% -3,7% -1% 1,3%
Disoccupazione 5,2% 5,6% 6,1% 6%
Debito/PIL % 17,8% 19% 20% 21%
Inflazione 7,8% 15,6% 8,5% 7%
Debito totale estero (% sul PIL) 29% 39% 44% 43%
Saldo di conto corrente (% sul PIL) 3,1% 5,1% 3,4% 3,2%

Fonte: FactSet, Central Bank of Russia

Quadro macroeconomico

L’andamento del petrolio (che pesa per ben il 48% sul totale delle esportazioni del Paese) e le sanzioni imposte dai maggiori partner commerciali a seguito delle tensioni in Crimea del 2014, hanno indebolito la giovane economia russa: nonostante 15 anni ininterrotti di surplus della bilancia commerciale[1], il PIL del 2015 ha registrato una forte contrazione, protrattasi anche nel primo trimestre del 2016 (-1,2% al 31/3). Le politiche sul lavoro dell’ultimo decennio, incentrate su un utilizzo intensivo della capacità produttiva interna, hanno portato ad un tasso di disoccupazione stabile tra il 5% e il 6%, lontano dai massimi dei primi anni 2000 quando si aggirava intorno 13%. Tuttavia il crollo dei consumi privati del 10%, a seguito della forte svalutazione del rublo che ha provocato una riduzione dei salari, ha contribuito ad aumentare il livello di disoccupazione, visto in crescita per il 2016. Un ultimo aspetto, sicuramente positivo, è il basso valore del debito pubblico, che ammonta a circa il 20% del PIL (media UE: 90,7%).

Politica monetaria

A livello monetario, l’elevato livello di inflazione (15,6% nel 2015) riflette la forte svalutazione subita dalla moneta nazionale e l’aumento dei prezzi delle importazioni a seguito delle sanzioni precedentemente segnalate. La banca centrale russa ha risposto drasticamente al calo del rublo e al conseguente deflusso di capitali: il tasso di riferimento ha subito profonde modifiche, passando dal 5,5% del 2013, al  17% del 2015 per arrivare al 10,5% attuale. Livello imposto a seguito del calo dell’inflazione: l’ultimo valore[2] riporta un 7,1%, non lontano dal target della banca centrale (4%); movimento favorito dalla ripresa del petrolio nel corso del 2016 e dalla relativa risalita del rublo. Il sistema bancario risulta leggermente in difficoltà con la quota di crediti deteriorati (NPL) pari al 7,4% (media UE: 6%) e circa 200 fallimenti bancari registrati nell’ultimo biennio tra gli sportelli di più piccole dimensioni[3].

Contesto finanziario

Indice

L’andamento dell’indice di riferimento, MICEX Index (Moscow Stock Exchange), mette in luce uno stretto legame con i movimenti dell’ “oro nero”, mentre il distacco dall’indice relativo ai Paesi emergenti, MSCI BRIC, evidenzia il peso delle sanzioni imposte sull’economia russa.

La scomposizione settoriale dello stesso indice conferma quanto precedentemente individuato: il 50% delle aziende quotate opera nel settore energetico (petrolio e gas). Un indice poco diversificato quindi, aspetto che emerge anche dall’analisi del saldo positivo della bilancia commerciale (una delle componenti nella formazione del PIL), in cui il peso nelle esportazioni del settore degli idrocarburi (petrolio e gas) raggiunge quasi il 70%.

Mercato obbligazionario

Anche la curva dei rendimenti obbligazionari riflette l’attuale delicata situazione in cui versa l’economia dell’ “Orso Siberiano”: infatti quanto offerto sulle scadenze a più breve termine (dai 6 mesi  ai 2 anni) oscilla intorno al 9,8%, a differenza dell’andamento su quelle con scadenza più lunga (10, 20 anni) intorno all’8,3%. Questo valore si ridimensiona drasticamente nel momento in cui osserviamo il rendimento reale, al netto dell’inflazione, che risulta pari allo 0,12% per il titolo decennale.

Mercato valutario

Come precedentemente puntualizzato, l’esposizione al prezzo del petrolio e le scelte di politica monetaria della banca centrale hanno avuto effetti diretti sull’andamento della moneta, il rublo. Nei confronti del dollaro, nel lungo termine (5 anni) la valuta russa risulta fortemente deprezzata: -55%, mentre da inizio anno sta recuperando terreno e al momento segna un +12%, in linea con la ripresa dei prezzi del petrolio che da inizio anno registrano una crescita dell’11%. Da segnalare l’elevata volatilità del cambio: annualizzato risulta circa del 23% (media UE: 9%).

Come investire sulla Russia

Obbligazioni

Non sono disponibili titoli governativi per investire sul mercato obbligazionario russo.

Azioni (ETF)

Sono invece presenti tre ETF azionari che replicano unicamente il mercato russo:

[1] Effetto del petrolio nella componente delle esportazioni.

[2] Giungo 2016.

[3] Nel 2013 erano presenti 923 piccole banche. Al 2015 sono rimaste 733.


Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime notizie dei mercati?

Scritto da

Con www.adviseonly.com la finanza non è mai stata così semplice. La nostra missione è spiegarvi il mondo degli investimenti in modo chiaro e senza giri di parole, per rendervi investitori più informati e consapevoli.

Ultimi commenti
  • Avatar

    Sono tutti ETF che non danno più dividendi.

    Vi segnalo questo, anche se e’ un’area leggermente allargata (Russia + Polonia/Est Europa), ma prevalentemente resta Russia (67%)

    IE00B0M63953
    iShares MSCI Eastern Europe Capped UCITS ETF EUR
    (indice: MSCI Em Eastern Europe 10/40)

    CAPE Russia a valori infimi.
    Div Yield medio (dal 2007) al prezzo di oggi in dell’ETF sopra indicato: 2.42% (in $)

    Se Putin stesse buono per un po’ di anni e non si mette a tirare altre bombe a dritta e a manca, dovrebbe essere un gran buon investimento.

    Mi sorprende infatti che non sia presente in nessuno dei vostri portafogli anche solo in piccola percentuale.

    • Avatar

      …Non sai quante volte ci abbiamo pensato, in buona parte per le ragioni che indichi tu. Abbiamo lasciato perdere per due motivi:
      1) il principale è che abbiamo, in alcuni portafogli, aggiunto esposizione azionaria al fattore “Energia”, che tende ad accavallarsi con la Russia;
      2) il rischio geopolitico associato in modo specifico alla Russia.

  • Avatar

    Mi pare che il debito estero sia abnorme. O no?

    • Avatar

      Buongiorno,

      niente di eccessivo, mediamente la quota mondiale del debito estero sul PIL si aggira intorno al 97%. Su livelli simili si attesta anche il debito estero italiano, al 34% del PIL nel 2014 lontano dal 56% della Germania e dal 91% della Spagna. Esso è da valutare sia in relazione al debito pubblico, sia alla “natura” dello stato in questione: se questo è una piazza finanziaria importante (Honk Kong, UK, ecc…) oppure, come è il caso degli USA, se la relativa moneta (il dollaro) svolge il ruolo di “moneta di riferimento”.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.