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Covid e mercato azionario: ecco come la pandemia ha modificato la platea degli investitori

La pandemia di Covid ha segnato una serie di cambiamenti nelle nostre vite, sotto molti punti di vista. Ed è assai probabile che la maggior parte di questi cambiamenti oramai non se ne andrà via più. Ne siamo usciti migliori? Sicuramente diversi. Ma qual è stato l’impatto della pandemia di Covid-19 sui mercati finanziari e, in particolare, sulle contrattazioni dei titoli italiani?

A proporre qualche interessante risposta/riflessione è lo studio presentato nel quaderno Fintech “How Covid mobility restrictions modified the population of investors in Italian stock markets”, frutto della collaborazione tra la Consob e la Scuola Normale Superiore di Pisa.

Sotto la lente, le transazioni giornaliere di tutti gli investitori che hanno operato su uno qualsiasi dei titoli italiani nel periodo compreso tra il primo gennaio 2019 e il 30 settembre 2021.

 

I nostri risultati suggeriscono che il mercato azionario italiano ha subito alcuni mutamenti in seguito al lockdown e che tutti gli eventi innescati dalle restrizioni alla mobilità hanno modificato in modo permanente la sua struttura.

 

Pandemia e trading: com’è cambiato il mercato?

Alle restrizioni alla mobilità ha fatto eco un incremento del volume degli scambi su tutti i titoli italiani, probabilmente dovuto all’arrivo di 185mila nuovi investitori retail, su un totale di circa 563mila investitori attivi durante il periodo del lockdown.

Ciò ha modificato l’ecosistema del mercato sotto diversi punti di vista. In particolare, si legge nella ricerca:

  • i nuovi investitori erano mediamente più giovani dell’investitore tipico presente sul mercato prima del lockdown;
  • più di frequente, erano di sesso maschile;
  • si sono mostrati leggermente più abili, come dimostra il cosiddetto mark-to-market profit&loss delle loro negoziazioni.

Il mark-to-market profit&loss è un indicatore che mostra l’ammontare dei profitti o delle perdite realizzati in un certo periodo di riferimento: ebbene, quello dei nuovi investitori appare più frequentemente positivo rispetto a quello degli altri investitori.

 

Che fine hanno fatto gli investitori dopo il lockdown?

In piccola misura, hanno lasciato il mercato, ma una parte importante di loro ha continuato a operare, aumentando così in modo permanente la popolazione dei trader retail. A livello aggregato, ciò si associa a un incremento significativo e permanente dei volumi scambiati dagli investitori al dettaglio.

 

Probabilmente per via dell’ingresso di questi nuovi investitori, la struttura del mercato è cambiata non solo in termini numerici, ma anche in termini di comportamenti di trading.

 

Come in altri mercati, nel complesso gli investitori retail si comportano in modo “contrarian”, acquistando quando il prezzo scende e viceversa. Una vena “contrarian” che però si è attenuata durante e dopo il lockdown.

 

Come spiegare il mutamento della platea di investitori?

Si possono avanzare diverse ipotesi, si legge ancora nella ricerca. Alcune di queste “sono state discusse anche nella letteratura recente”. Ne riepiloghiamo le principali, in ordine crescente di probabilità, secondo una nostra rielaborazione della ricerca Consob-Normale di Pisa.

Gli investitori sono entrati perché hanno osservato un forte calo dei prezzi e hanno scommesso su un rimbalzo al termine della fase acuta della pandemia, secondo il comportamento di trading cosiddetto “contrarian”.
Poco probabile. La maggior parte degli investitori era ancora attiva molti mesi dopo la fine del lockdown, e molti sono diventati meno “contrarian” durante il lockdown stesso.

Gli investitori hanno vissuto l’acquisto e la vendita di azioni come una sorta di gioco d’azzardo.
Non molto probabile. La persistenza della maggior parte dei nuovi arrivati sui mercati finanziari dopo la fine del lockdown e il loro mark-to-market profit&loss positivo anche molti mesi dopo la conclusione del lockdown stesso depongono contro tale ipotesi. A deporre a favore sono invece la giovane età e la preponderanza di uomini tra i nuovi arrivati: la letteratura, infatti, ha dimostrato come gli uomini siano mediamente più portati al gioco d’azzardo rispetto alle donne. Per una certa quota di investitori, quindi, la ricerca di sensazioni forti potrebbe aver rappresentato un importante stimolo. Ma c’è anche da tener conto del fatto che il lockdown ha costretto molte donne a conciliare lavoro e cura della famiglia, lasciando loro poche possibilità di mettersi alla prova con le negoziazioni di Borsa.

 

 

Gli investitori avevano maggiore dimestichezza con le piattaforme elettroniche, il Fintech e via dicendo, in parte anche per via del lavoro a distanza.
Probabile. I giovani hanno maggior familiarità con le piattaforme elettroniche e il lockdown potrebbe aver rappresentato un’occasione unica per sfruttare le loro competenze entrando nel mercato azionario, soprattutto in tempi in cui l’accesso a internet era sostanzialmente continuo, anche grazie allo smart working.

Gli investitori prevedevano un maggior indebitamento del governo a causa delle spese sanitarie extra e della riduzione delle tasse e, dunque, una diminuzione del rendimento del reddito fisso e un rialzo dei mercati azionari.
Probabilità da testare.

 

Anche se non possiamo escludere rigorosamente nessuna delle ipotesi sopra elencate, riteniamo che il persistente cambiamento nella popolazione dei trader retail osservato un anno e mezzo dopo il lockdown e la redditività media delle posizioni supportino l’ipotesi di un cambiamento di regime guidato principalmente dall’innovazione tecnologica.

 

In altre parole, il lockdown ha rappresentato un acceleratore di qualcosa che probabilmente sarebbe avvenuto su una scala temporale più lunga, analogamente all’adozione del lavoro da remoto.

 

Fattore di attrazione per i giovani (ma mancano le donne)

La pandemia di Covid ha dato impulso alla transizione digitale nella finanza, sostenendo la crescita delle Fintech e rendendo il trading tramite piattaforme online di uso comune per gli investitori. “Qui, per la prima volta, dimostriamo che ha avuto anche il merito di attrarre i giovani che prima non erano interessati a investire”. E, cosa ancora più importante, gran parte di loro ha continuato a essere presente sul mercato.

Tuttavia, la nuova e più giovane popolazione mostra una prevalenza maschile, aumentando così il gap di genere nelle attività finanziarie. L’obiettivo si conferma dunque quello di ridurre il divario di genere nella finanza, in particolare attraverso nuovi investimenti nell’educazione finanziaria dei giovani.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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