Una vicenda a mio modo di vedere bellissima, quella di GameStop. Innanzitutto, per inquadrare la faccenda, questo è il grafico di GameStop.
Da un mese al momento della stesura di questo post, l’azione GameStop ha reso il 918,8%, toccando a un certo punto il 2.290 (duemiladuecentonovanta).
Giusto per dire, nello stesso periodo, l’indice della Borsa USA S&P 500 ha reso il 15,4%. E se volete un confronto con titoli che sanno correre forte, be’, l’indice FANG+ (che raggruppa società come Facebook, Amazon, Alphabet, Apple, Netflix, Tesla, e roba simile) ha reso il 94,4%: in mezzo balla un fattore x10. Mica noccioline.
La storia di GameStop mette insieme un sacco di cose interessanti, che danno da pensare. Se me lo consentite, ma direi di sì, anche perché non potete controbattere, metto in fila alcuni pensierini.
Rage Against The Machine
Non posso fare a meno di ascoltare “Sleep Now In The Fire” dei Rage Against The Machine pensando a questo sciame di piccoli investitori, molti ragazzini, con base digitale su Reddit, che fa neri svariati hedge fund e colossali investitori di Wall Street. E questo investendo spesso centinaia, migliaia o anche solo poche decine di dollari. L’azione di GameStop andava giù e loro l’hanno comprata, costringendo gli speculatori (termine che uso in modo assai tecnico, visto che facevano short selling ) a correre a ricomprarsi il titolo su cui intendevano speculare.
Piccola digressione: se vendi allo scoperto un’azione e vedi che la tua scommessa va male, non puoi che ricomprarla, il che alimenta la domanda dell’azione, facendone salire il prezzo, che si muoverà in modo sempre più avverso. Questo fenomeno finanziario si chiama “short squeeze”. E i lillipuziani di Reddit hanno costretto i grandi investitori a un doloroso “short squeeze” comprando sia azioni sia call option (che se “out of the money” comportano un esborso basso rispetto al potenziale guadagno). Il mio spirito anarchico non può fare a meno di gongolare.
Il potere della comunicazione e dei social media
Questi piccoli investitori si sono mossi usando la rete e i social, infischiandosene delle valutazioni fondamentali, dei commenti degli analisti, seguendo soltanto la loro tribù: che potenza… Oggi quest’energia si è scatenata per una cosa che tutto sommato sta nei meccanismi di mercato, domani chissà. Fa pensare. Questa è la società del terzo millennio, viviamo qui e ora, e bisogna imparare a convivere con meccanismi non-lineari di questo tipo.
Libero mercato e manipolazione
C’è chi ha gridato alla manipolazione, chi si lamenta che “non è un mercato razionale”, che bisogna fare qualcosa per “riportare la normalità”. Ma che cos’è la normalità? È forse un hedge fund che specula al ribasso sull’azione GameStop usando leva 10 (o più)?
E che cos’è la manipolazione? Sono i ragazzini che sono stati manipolati e spinti a comprare il titolo GameStop, o sono gli hedge fund che strillano e chiedono alla SEC (il regulator US) di intervenire? Ed è forse giusto che Robinhood e altri broker online abbiano limitato l’azione dei piccoli trader senza un dimostrabile presupposto regolamentare? Non è forse questa una manipolazione che crea asimmetrie e distorsioni di mercato?
Mi viene da dire: tutto questo, bello o brutto che sia, è il libero mercato, signore e signori.
Un libero mercato nel quale, una volta che le regole base sono state rispettate, l’unica cosa che conta è il prezzo. E il prezzo di un’azione è quello che un investitore è disposto a spendere, punto. Non importa se è motivato dai fondamentali o dalla simpatia per un’azienda. Sono fatti suoi.
Difficile, specie per le autorità di controllo del mercato, tracciare una linea e separare il libero arbitrio dei singoli dalla manipolazione, proteggere gli investitori senza creare distorsioni. Bene e Male danzano insieme velocemente.
A proposito di fondamentali
Lo sciame di compratori di GameStop se ne infischia dei fondamentali. È un problema? No, in realtà. Perché, ditemi, quanti hedge fund oggi incastrati nello “short squeeze” seguono i fondamentali? (Risposta: alcuni sì, altri no.) E quanti seguono il gregge – per esempio gli indicatori momentum? (Risposta: moltissimi.)
Se parliamo di valutazioni razionali, dobbiamo allora interrogarci sui livelli dei tassi d’interesse e dei prezzi delle obbligazioni, carissime. E se guardiamo all’azionario mondiale, non possiamo che concludere che è carissimo, ancora più caro dell’obbligazionario. Peggio ancora se guardiamo le azioni Big Tech. Aggiungo che un mercato può restare irrazionale – nel senso di lontano dai fondamentali – per anni. ANNI.
Insomma, ognuno valuta il mercato come vuole, non c’è un’interpretazione ortodossa. Ripeto: è il libero mercato, nessuno può imporre regole da seguire per dare un prezzo a una cosa.
E i rischi sistemici?
Suvvia, non diciamo fesserie. Posso sbagliarmi, come no, ma sono altre le vicende che comportano vero rischio sistemico: questa è una vicenda di Borsa che resterà negli annali, forse più come curiosità che altro. E sì, il VIX (indice di volatilità della Borsa USA) è salito un po’, qualche hedge fund è in difficoltà, ma non c’è quella forza d’urto in grado di fare traballare la struttura del mercato. Tranquilli.
Financial education cercasi
È la grande assente, la cultura finanziaria. La vicenda riguarda infatti trading online, speculazione, ragazzini o poco più, assenza di attenzione per i fondamentali: parole che messe vicino sono preoccupanti. Perché sì, ognuno investe come vuole, ma sarebbe consigliabile guardare i fondamentali e non investire come in un video game…
Vero è che molti piccoli investitori hanno investito solo pochi dollari. Però altri no. E siccome prima o poi il mercato torna sui valori fondamentali (questo insegna la storia: le variabili finanziarie sono “mean reverting”), probabilmente qualcuno si farà male e imparerà sulla propria pelle la lezione.
Tribù di mercato e brand
Chissà, forse ci saranno anche dei fomentatori, ma certo questo movimento ha una sua energia spontanea che deriva dal legame degli utenti di GameStop con l’azienda. Mi viene da dire: ah, la forza del brand! Quella cosa che i sociologi e gli esperti di marketing chiamano “triboo marketing” paga, eccome, e GameStop ne è una prova.
Cosa penso del titolo
Non che il mio pensiero sia così rilevante. Tuttavia, a scanso di equivoci, vi dico che ritengo il titolo GameStop enormemente sopravvalutato in un mercato già caro di suo. Di conseguenza, non consiglierei a un amico di acquistarlo. Sono però contento che ci sia libertà assoluta di acquistarlo seguendo le proprie motivazioni (anche fossero basate sul colore degli occhi dell’amministratore delegato).