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Il risparmio gestito in Italia in 5 grafici

risparmio gestito in Italia in 5 grafici

Altro che “fai da te” negli investimenti: agli italiani apparentemente piace sempre più affidare il loro denaro agli operatori dell’industria del risparmio gestito. Assogestioni snocciola numeri molto positivi per il settore. Due su tutti:

  1. il I semestre 2015 è stato il migliore dal 2003 (anno da cui sono disponibili i dati Assogestioni su gestioni collettive e di portafoglio), con una raccolta netta di oltre 96 miliardi di euro;
  2. fra gennaio e luglio 2015 la raccolta è stata superiore ai 105 miliardi di euro.

Prima di vedere i dati, chiariamo un paio di definizioni per i profani di questo settore.

Orientarsi nel mondo del risparmio gestito

I fondi comuni di investimento e le gestioni di portafoglio, o gestioni patrimoniali, sono due modalità di gestione di portafogli di investimento nell’ambito di un mandato conferito dai clienti. La differenza è che nelle gestioni patrimoniali la gestione dei risparmi è individuale, mentre nei fondi comuni di investimento la gestione è collettiva.

I fondi comuni possono essere aperti o chiusi: i fondi aperti hanno patrimonio variabile, pertanto possono essere sottoscritti liberamente in ogni momento; i fondi chiusi invece sono caratterizzati da un numero di quote e da un patrimonio predefinito, per cui possono essere sottoscritti solo in fase di offerta.

Dal canto loro, le gestioni patrimoniali investono in azioni, obbligazioni ed ETF e fondi comuni. Un sottoinsieme delle GPM, gestioni di patrimonio mobiliare, sono le GPF, che investono solo in fondi. Prima di sottoscriverle, leggetevi i 6 motivi per non investire in gestioni patrimoniali.

Si può misurare la quantità di soldi investiti dai risparmiatori in gestioni di portafoglio e fondi comuni di investimento attraverso due grandezze: raccolta netta e patrimonio gestito.

Per raccolta netta si intende la somma dei flussi di investimento e disinvestimento che hanno interessato il patrimonio gestito. Il patrimonio gestito (noto anche come masse in gestione o asset under management) indica la quota di risparmi affidati a gestori professionali, che lo amministrano nell’ambito del mandato ricevuto. Fatte queste premesse, vediamo nel dettaglio come sta andando il settore del risparmio gestito in Italia con questa infografica.

Chiudiamo con un paio di considerazioni finali sul risparmio gestito in Italia:

  • i fondi comuni aperti sono la forma di risparmio gestito più gettonata tra i risparmiatori italiani, sia a causa della fame di rendimenti (che ha creato domanda da parte dei risparmiatori e ha spinto le reti a puntare su questi prodotti, su cui i collocatori percepiscono laute retrocessioni annue), sia perché è più facile accedervi (non occorre attendere il periodo di offerta);
  • per gli stessi motivi, i risparmiatori italiani prediligono i fondi di lungo termine (azionari, bilanciati, obbligazionari, flessibili ed hedge fund), che costituiscono il 96% del patrimonio gestito al luglio 2015;
  • tra i fondi aperti, fanno oggi la parte del leone i fondi flessibili, ossia quelli che non hanno vincoli nell’asset allocation azionaria, per cui il gestore può investire una quota discrezionale del portafoglio in azioni;
  • tra le gestioni patrimoniali, le più sottoscritte sono quelle mobiliari;
  • gli italiani affidano più volentieri i loro risparmi a gestori italiani (8 sulle 10 maggiori società per patrimonio gestito sono di nazionalità italiana).

Questi dati dimostrano che gli italiani sembrano essere ancora poco consapevoli e ancora meno attenti ai costi degli investimenti, vista la buona salute di un settore – il risparmio gestito – che si intasca 23 miliardi di euro dei loro risparmi con le retrocessioni.

Se volete provare a investire in modo autonomo, consapevole e prestando attenzione ai costi, vi ricordiamo che su adviseonly.com trovate strumenti per la vostra educazione finanziaria e valide idee di investimento come i Portafogli Express e Premium.

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Ultimi commenti
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    Ma la “raccolta” dei fondi che indicano è calcolata dalla raccolta effettiva, o desunta ‘alla buona’ dal valore complessivo dei risparmi investiti in fondi?

    Cioè, supponiamo che l’insieme dei risparmi nei fondi valesse 100 anno scorso, e supponiamo che quest’anno i gestori non avessero raccolta nulla, ma essendo saliti i mercati l’insieme dei risparmi nei fondi oggi valesse 110.
    Ora la “raccolta” effettiva dovrebbe risultare zero se non hanno raccolto nulla, non è che invece loro la calcolano semplicembnte dal valore totale dei risparmi, e quindi dicono siccome oggi valgono 110 allora la raccolta è stata 10.

    Grazie!

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    Ciao Gianni,

    la raccolta netta non dipende dal valore del patrimonio gestito, ma è data dalla differenza tra investimenti e disinvestimenti che hanno interessato il patrimonio gestito.

    Trovi dettagli su come sono state calcolati questi dati da Assogestione a p. 27 della Mappa del risparmio gestito del II trimestre 2015: http://www.assogestioni.it/index.cfm/3,143,10989/mappa_2015_02.pdf

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    Si chiama “effetto mercato”. Basta capirne della materia e si conoscono anche i termini corretti. Ma la signorina che qualifiche ha, oltre ad una laurea non specifica, per scrivere un articolo così banale? Se avessi tempo elencherei almeno dieci elementi fondamentali (e qui omessi) per una qualificata valutazione dei prodotti finanziari analizzati.
    Scegliete redattori adeguati, grazie.

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