È passato un anno: chissà quanti progressi avremmo fatto. O no? No: l’Osservatorio CONSOB per il 2019 che analizza “L’approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane”1 ci dice che rispetto alle nostre fissazioni e pregiudizi, alla scarsa cultura finanziaria e all’approccio alla consulenza non abbiamo mosso alcun passo in avanti.
Non parlateci di perdite finanziarie
Innanzitutto, in linea con le precedenti rilevazioni, è emerso che circa i tre quarti di coloro che prendono decisioni finanziarie sono uomini: tuttavia, in più del 60% dei casi le scelte risultano condivise con la propria compagna o moglie, dato che sale all’80% se si considerano anche altri membri del nucleo familiare.
La maggior parte degli italiani conferma l’avversione al rischio e alle perdite. Nel dettaglio:
- il 76% degli intervistati si dichiara avverso al rischio;
- il 63% si dichiara avverso alle perdite;
- il 10% dice di essere avverso alle perdite, ma tollerante al rischio.
Le 7 peculiarità dei risparmiatori italiani
L’indagine ha censito anche alcune attitudini psicologiche in grado di orientare la percezione e l’assunzione del rischio. Quel che è venuto fuori è che:
- l’85% mostra un’inclinazione a organizzare le proprie scelte secondo l’approccio della contabilità mentale, vale a dire l’attitudine a suddividere gli impieghi delle risorse disponibili in conti mentali diversi;
- il 63% non si fida degli intermediari finanziari;
- il 46% si ritiene “auto-efficace”, ovvero capace di risolvere efficacemente problemi di carattere economico-finanziario: è quella che si chiama financial self-efficacy;
- il 33% è ottimista;
- un quarto degli intervistati sembra esposto a errori di ragionamento sulle probabilità: è la cosiddetta gambler fallacy, ossia l’errata convinzione che il passato condizioni il futuro anche nel caso di una sequenza di eventi casuali;
- l’11% prova disagio nella gestione delle finanze personali, mostrando quindi ansia finanziaria;
- l’8% tende alla procrastinazione, cioè a rinviare le decisioni.
Rimandati a settembre (di nuovo)
La cultura finanziaria si conferma a dir poco modesta: su argomenti come rapporto rischio/rendimento, interesse composto, inflazione, mutui, diversificazione, spread, interesse e prezzo delle obbligazioni, abbiamo che:
Tutt’altro paio di maniche per quanto riguarda le conoscenze percepite: qui, esattamente come lo scorso anno2, gli italiani si credono molto più in gamba di quanto non siano in realtà.
C’è di buono che, se prima della verifica puntuale delle suddette nozioni è il 34% del campione a mostrare un disallineamento (mismatch) fra conoscenze reali e conoscenze percepite, dopo la verifica il divario scende al 28%.
E se sulla cosiddetta financial literacy non facciamo faville, certo non ce la caviamo meglio per quanto riguarda la cosiddetta numeracy: il 54% del campione, sottolinea CONSOB, “non è in grado di eseguire un semplice calcolo percentuale”.
Azioni, obbligazioni, conti: quanto ne sappiamo?
Per quanto riguarda la conoscenza dei prodotti finanziari, in particolare conti corrente, azioni, obbligazioni, fondi comuni e Bitcoin3, questa la situazione:
Si distinguono per i loro saperi gli intervistati più benestanti, che risiedono nelle regioni centro-settentrionali, con un livello d’istruzione più alto e maggiori abilità di calcolo. L’auto-efficacia e la propensione all’ottimismo agevolano la dimestichezza su questi prodotti, mentre la tendenza a rimandare e l’ansia finanziaria la ostacolano.
Cultura del rischio, si può migliorare
Alla fine del 2018, ammontava al 30% la quantità di famiglie che dichiarava di possedere almeno un’attività finanziaria, rappresentata soprattutto da fondi comuni e titoli di Stato italiani. Nel quadro generale delle cose, però, vale il refrain di sempre: al primo posto, i prodotti di liquidità4.
Ma cosa si sa sul livello di rischio associato ai vari prodotti finanziari? Le domande sulla risk literacy e sul risk ranking – con focus su rischio di perdita del capitale, volatilità, rischio inflazione e rischio di liquidità – rivelano che:
- il 50% degli individui indica le azioni come il prodotto più rischioso, associandovi maggiori volatilità, rischio di liquidità e rischio di perdita del capitale;
- un quarto degli intervistati valuta coerentemente il livello di rischio complessivo associato a un conto corrente sotto i 100 mila euro, a un’azione e a un’obbligazione;
- il 25% ordina correttamente i prodotti per almeno tre tipi di rischio;
- il 16% sbaglia tutti i ranking.
Pianificazione, consulenza, sostenibilità
Il financial control, espressione che indica pianificazione e controllo delle scelte finanziarie, è ancora poco diffuso fra le famiglie italiane. Gli intervistati risparmiano con regolarità, soprattutto per motivi precauzionali, nel 31% dei casi (contro il 33% dell’anno prima), e in modo occasionale nel 37%. C’è poi un 26% che non accantona nulla, soprattutto perché le spese assorbono tutte le entrate familiari.
Nelle scelte d’investimento, il 20% si affida a un consulente finanziario o a un gestore che consulta anche in fase di monitoraggio del portafoglio, il 40% ricorre alla cosiddetta “consulenza informale”, ovvero ai consigli di amici e parenti (talvolta attivi nel settore finanziario), e altrettanti decidono in autonomia.
Nota finale: ancora poco noti gli SRI, ovvero gli investimenti sostenibili e socialmente responsabili. Ma eventualmente ci torneremo.
1 – Report on financial investments of Italian households, fonte: CONSOB
2 – Come (non) investono le famiglie italiane
3 – Financial Brief | Bitcoin: una “moneta” tra mito e realtà
4 – Tutto sugli strumenti di liquidità – parte seconda
* – La risposta giusta è la B. La fonte del quesito è CONSOB