Non sono superstizioso. Non credo nell’astrologia. E non investirei mai sulla base degli astri. Perlomeno non ora che il Sole è nell’area di influenza dell’Ariete.
Una persona mi ha inviato un grafico della correlazione tra crescita economica e macchie solari (link), tratto da un libro molto tossico del 2003 intitolato “Come affrontare il crollo Economico del 2006-2007”, di Michael Mandeville. Magari ne avrei solo sorriso se non me lo avesse mandato l’unica persona di mia conoscenza che ha previsto la crisi del credito già nel Giugno 2007, nonché molti movimenti di tassi d’interesse e materie prime su basi metereologiche.
Sabato 19 marzo si è verificato il fenomeno della Super Luna, da sempre associato a castastrofi come terremoti, devastazioni e guerre. Ovviamente non c”è nessuna conferma scientifica, ma il fatto che il fenomeno si sia verificato proprio in piena emergenza nucleare giapponese e con la crisi libica in corso alimenta il mito.
Mercati finanziari e astri, Borse e macchie solari: argomento davvero troppo irresistibile per non andare subito su Google, dove ho scoperto cose interessantissime che mi hanno rapito e mi hanno fatto riflettere.
La prima cosa che ho constatato navigando è quanta gente bizzarra ci sia nel mondo a smanettare sui mercati finanziari sulla base delle considerazioni più diverse, mentre a Wall Street si raccontano sempre le stesse cose raggiungendo un consenso per lo più sbagliato. Solo sul trading astrologico ho trovato 7 newsletter economiche a pagamento. E ho avuto quella reazione di sconcerto che nasce quando si sente che un certo astrologo è il consigliere di Obama o di quell’altro politico o manager: mi stupisce davvero quanta gente spenda risorse per comprare generatori di numeri casuali. Non che agire sulla base di numeri casuali sia un problema, in qualche misura lo facciamo tutti. Anzi, rispetto molto i numeri casuali, sono il motore del mondo, l’anima del trading, così come il furto (a sua volta evento casuale , a meno che non sia la bici lasciata in piazza San Babila a Milano) è l’anima del commercio. Credo che chi investe sulla base di questi numeri randomici faccia probabilmente del gran danno al proprio portafoglio ma faccia del bene al mercato (più liquidità e meno volatilità rispetto a uno scenario in cui si investa tutti sulla base degli stessi presupposti – la diversità di opinioni contribuisce all’efficienza del mercato). Stupisce semmai che ci sia tanta gente disposta a farlo a proprie spese. In assenza di idee, non sarebbe molto meglio utilizzare i contrarian indicators comprovati come il consenso degli economisti, i comitati di investimento, le idee di tutti i blog tranne il nostro, le copertine dei giornali economici?
Le condizioni ideali per il fiorire della superstizione sono una grossa componente di aleatorietà nei risultati e una buona dose di ignoranza di fondo: non stupisce quindi di sentire molti riferimenti scaramantici tra calciatori, motociclisti e gente che si occupa di mercati finanziari.
Io ho fatto il trader ed ero molto superstizioso (ora non più perché ho notato che porta sfiga). Il mio riferimento era il Dostojevski de Il giocatore: “Sono troppo colto per essere superstizioso, ma sono abbastanza intelligente per esserlo moltissimo”. Avevo iniziato a passare solo a destra di monumenti e ostacoli, poi a correlare il percorso per l’ufficio ai risultati del trading giornaliero, alla fine arrivare in ufficio era un’impossibile corsa ostacoli.
Due libri sulla superstizione, belli ma un po’ mortificanti della condizione cerebrale umana sono “Sette cose impossibili prima di colazione” di Wolpert e “Nati per credere” di Girotto, Pievani, Vallortigara , dai quali traggo le considerazioni di cui sotto.
L’Investimento Scaramantico, ovvero la superstizione nell’effettuare operazioni finanziarie, rientra nei fenomeni del comportamento magico (nei soggetti più malati) e del comportamento quasi-magico (nei soggetti ancora recuperabili). Ecco una definizione per chi vuole provare ad inquadrarsi in una delle due categorie:
“Possiamo definire magico il comportamento basato sulla credenza secondo cui si ottengono degli effetti sul mondo fisico attraverso azioni simboliche, cioè non legate in modo causale agli effetti stessi. Per esempio, i giocatori di professione spesso mettono in atto comportamenti magici, lanciando con vigore i dadi quando vogliono ottenere un punteggio alto e con dolcezza quando vogliono ottenerne uno basso. In molti casi, le persone si comportano come se avessero credenze magiche. Per esempio, i soggetti dell’esperimento di Tversky (…), pur sapendo che la loro azione non poteva causare l’esito desiderato, la mettevano comunque in atto, cioè si comportavano in modo quasi magico. Mentre nel pensiero magico sono le credenze a non essere giustificate razionalmente, nel comportamento quasi-magico sono le azioni a non esserlo”. Della serie: “non ci credo ma mi cautelo”. Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.
Comportamenti quasi-magici sono riscontrati in condizioni controllate da Tversky che riproduce il paradosso del calvinista: per un fedele calvinista, a differenza di un cattolico, la salvezza eterna non dipende dalle opere, cioè dalle azioni virtuose compiute nella vita terrena, ma dalla volontà divina che, già all’inizio dei tempi, ha deciso chi saranno i salvati e chi saranno i dannati. Ma se tutto è già stato deciso, se quello che si compie sulla terra non serve per la salvezza nell’aldilà, a che scopo vivere virtuosamente? Il calvinista non sa se farà parte della schiera dei salvati, ma sa che la volontà divina offre come segno della propria predilezione una vita virtuosa sulla terra. Di conseguenza, anche se non crede che saranno le sue azioni a salvarlo, vivrà virtuosamente sperando di vedere un segno della salvezza eterna, confondendo segni e cause.
Pescando dalla finanza comportamentale, provo a sintetizzare le origini della superstizione nella vita e nel mondo degli investimenti:
- la tendenza a valutare gli eventi incerti con scorciatoie mentali (quelle che gli psicologi cognitivi chiamano “euristiche”) e a spiegare i fenomeni in base al criterio della somiglianza;
- l’inclinazione che ne deriva a vedere correlazioni che non esistono;
- la tendenza a trattare le correlazioni come se fossero causali;
- confondere i segni con le cause.
Ora scusate ma devo chiudere, perché ho scritto 1000 parole: oltre porta sfiga.